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SFLMI25, prospettiva Africa

 


Il messaggio arrivato da SFLMI 25 è chiaro: guardare ai nuovi mercati per “assorbire” al meglio le scosse che arrivano dal riassestamento degli equilibri internazionali. Il discorso vale a maggior ragione per l’Africa, l’area con i livelli di crescita economica più promettenti nei prossimi anni. Già al centro dell’attenzione italiana l’avvio del Piano Mattei il continente rischia però di essere oggetto del contendere di soggetti geopolitici nuovi e vecchi: Cina e Russia, in rampa di lancio; Francia in ritirata dai territori tradizionalmente presidiati; l’Ue frenata dalla mancanza di una visione unitaria sulle cose da fare. 
Ma le opportunità imprenditoriali in Africa sono tante e si tenta il salto, è necessario rapportarsi nel modo migliore con una varietà di culture e organizzazioni economiche accomunate dal rifiuto di farsi catalogare dalle visioni altrui. 
Martino Ghiemi, fondatore di VadoinAfrica.com, sulla base di un’esperienza accumulata dal 2007 ha suggerito nel suo intervento alla due giorni milanese dedicata alla ricerca di un connubio tra mondo produttivo e attività logistiche, una sorta di “vademecum”. 
«Si parla di aiutare l’Africa, considerando implicitamente i suoi abitanti come popoli senza storia e senza futuro. E invece bisogna capire che il rinascimento di questo continente è già in atto e si tratta solo di contribuirci in modo costruttivo. Il divario tra stato attuale e reale potenziale è probabilmente la più grande opportunità economica e sociale del XXI secolo. Chi saprà interpretarla non solo cambierà milioni di vite, ma ridefinirà gli equilibri globali». 
In che modo? Ragionando, sostanzialmente come network anziché come singoli operatori economici: «la migliore ricetta per il fallimento è andare in Africa ed operare in solitaria senza conoscerne il substrato culturale ed economico». «La chiave del successo è l'ascolto e l’osservazione, prima di agire. Bisogna essere consapevoli che spesso, inizialmente, si riceveranno risposte affermative che non sempre corrispondono alla realtà. Quindi è essenziale evitare l'approccio di chi vuole fare business senza andare in loco, delegando tutto a terzi. Piuttosto bisognerà investire tempo e risorse nella creazione di visione condivisa e trasparente». 
Sul tema è intervenuto anche Wissem Hani, direttore di Fipa Milano, FIPA – Tunisia che ha portato la testimonianza della partnership di prima importanza tra l’Italia e il paese del Nord Africa. «Siamo hub strategico perché abbiamo tante convenzioni, accordi bilaterali, privilegiati con l'UE come partner, in più ci sono diversi progetti infrastrutturali attivi come la Transafrica Highway che mira a collegare il continente africano, in più sono create zone industriali ad hoc. Non è un caso che nel 2020 siamo diventati il primo Paese in Africa per qualità dell'infrastruttura e della tecnologia. Le nostre risorse primarie sono quelle umane: 65 mila nuovi diplomati di cui il 18% è in materie Ict oltre che manodopera specializzata competitiva». 
 L'Italia è già un partner di prima importanza. Sono presenti sul territorio tanti tipi di agevolazioni per le imprese e le opportunità settoriali: sono su digitale, automotive, componenti aeronautici, agroalimentare, sanità, energie rinnovabili, tessile abbigliamento, turismo medicale, progetti di infrastrutture. Manuel Fiocchi, Agency Network Manager, Tarros Group ha mostrato invece come il modello di qualità di Tarros sia stato esportato anche nel Nord Africa grazie anche a Simest e alla finanza agevolata, con una filosofia in cui le aziende fornitrici sono considerate partner. «L'obiettivo è anche formare in loco figure professionali come per esempio autotrasportatori, che mancano qui in Europa». La società, fondata nel 1828, ha saputo evolversi e crescere diventando un player importante nel Mediterraneo nel campo del commercio door to door: «Se alla produzione si avvicinasse la logistica tutti ne gioverebbero», ha concluso Fiocchi.
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