Interporto di Padova punta a raddoppiare i traffici
L’Interporto di Padova sta guardando all’ottimizzazione delle infrastrutture esistenti con l’obiettivo di arrivare a raddoppiare l’attuale capacità di utilizzazione delle aree. La chiave indicata dal suo presidente, Luciano Greco, sta in una forte accelerazione nelle procedure di digitalizzazione e automatizzazione: “La strada maestra per aumentare gli indici di rotazione”. Allo stesso tempo sonda il mercato, alla ricerca di partner in grado di favorire ulteriormente lo sviluppo di una vocazione intermodale indubbiamente cresciuta negli ultimi anni.
Quali sono stati i risultati della recente indagine di mercato condotta dall’Interporto?
L’idea di fondo era di verificare la possibilità di collaborare con operatori intermodali collegati soprattutto al settore marittimo. La nostra struttura è leader in questa particolare modalità di trasporto incentrata principalmente sulla movimentazione di container. Negli ultimi anni, allo stesso tempo, siamo riusciti ad accumulare anche una grande capacità di gestione nel segmento terrestre: il 17,5% dei circa 412mila TEU lavorati l’anno scorso rientrano in quest’ambito. L’indagine è stata utile per verificare l’interesse di importanti operatori a collaborare. Adesso comincerà la fase di discussione con i soci di Interporto di Padova sulle scelte strategiche da compiere.
Intanto, l’Interporto continua la sperimentazione sulle nuove tecnologie.
Come procede il progetto legato al monitoraggio delle aree tramite droni?
I risultati sono più che soddisfacenti. Ad oggi abbiamo una base di lancio e di ricarica che permette l’utilizzo di due mezzi aerei per operazioni di sorveglianza e di tutela della sicurezza sulle aree meno accessibili. Questo tipo di tecnologia, inoltre, consente di verificare le variazioni di calore nei magazzini per la prevenzione degli incendi. Finora non ne abbiamo avuto bisogno, ma rappresenta comunque una risorsa in più su cui contare. In prospettiva c’è l’intenzione di usare questa soluzione anche in altre funzioni, come l’efficientamento della gestione del terminal.
Qui la domanda sulla AI è d’obbligo...
Cominciamo col dire che grazie ai droni possiamo acquisire e immagazzinare importanti informazioni sullo stato operativo delle infrastrutture, il che è il primo passo per far funzionare gli strumenti basati sull’AI. La nostra prospettiva principale è di creare un digital twin dell’Interporto. Questo ci permetterebbe di poter verificare la bontà degli interventi programmati, dal settore logistico a quello immobiliare, con importanti risparmi rispetto alle procedure del passato.
Cosa si aspetta l’Interporto di Padova dal 2025?
Intanto, mettiamo a segno un risultato di bilancio riferito all’anno precedente assolutamente positivo. Registriamo una crescita sostenuta che ci incoraggia a guardare con ottimismo il futuro. Nei prossimi anni spingeremo verso l’automazione e la digitalizzazione dei processi operativi puntando ad aumentare gli indici di rotazione. Possiamo arrivare a quasi raddoppiare i traffici sforando i 700mila TEU.
Senza bisogno di nuovi interventi infrastrutturali?
In questo momento l’indicazione che arriva dal territorio è sostanzialmente contraria alla cementificazione di nuove aree. Gli indici di saturazione del nostro interporto indicano che ci sono ancora margini di manovra. Di fatto potremmo anche arrivare ad adeguare il terminal con binari da 750 metri ma, ripeto, al momento non è una priorità del sistema economico istituzionale. D’altronde possiamo fare bene con quello che abbiamo. L’ottimizzazione dell’esistente ci permette di affrontare il futuro senza eccessive preoccupazioni.