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Gasparato (UIR), rilanciare il dialogo sul settore logistico

 


Un tavolo permanente per coinvolgere istituzioni e territori su cui insistono i 26 interporti italiani. UIR (Unione Interporti Riuniti) rilancia la necessità di un dialogo più serrato sul trasporto intermodale. Un dialogo che dagli attuali modelli di incentivi alle implementazioni possibili livello statale e regionale, fino ad una programmazione finanziaria orientata agli hub logistici piuttosto che a singoli interventi, valorizzi un settore che, a partire dall’emergenza pandemica, ha dimostrato quanto sia strategico per il sistema Italia. «In questo momento è fondamentale fare rete, anche passando da un allargamento del nostro perimetro di rappresentanza» conferma il presidente dell’associazione, Matteo Gasparato. 

In che modo UIR perseguirà l’obiettivo? 
Stiamo dando vita ad un sistema interessante che vede l’ingresso nell’associazione anche alle piattaforme private che pur non rientrando nella definizione normativa di “interporto” comunque ne ricalcano le caratteristiche operative. Stesso discorso anche per l’apertura nei confronti dei soggetti economici privati che operano negli ambiti paralleli delle attività logistiche e intermodali. Credo ci sia l’esigenza di mettere assieme tutti gli operatori del cluster favorendo l’emergere di alleanze, strategie di collaborazione, perché no?, fusioni, per superare uno stato di frammentazione che certamente ci indebolisce. 

Sul medio termine quali sono le priorità per UIR? 
Senza dubbio portare a termine la riforma legislativa attualmente al vaglio delle varie commissioni di competenza. Si sta ancora limando il testo originale e siamo pienamente coinvolti nel processo portando la nostra esperienza diretta. Dopodiché il punto centrale della nostra azione rimane lo stesso: essere gli intermediari tra i nostri associati e le istituzioni. Sotto questo aspetto abbiamo accumulato una importante esperienza gestendo, ad esempio, importanti bandi europei. L’ultimo di questi, Elodie, riguarda la digitalizzazione, tema centrale per lo sviluppo del sistema interportuale italiano. 

Cosa prevede il progetto? 
Utilizzando fondi del PNRR sono stati avviati investimenti per 20 milioni di euro complessivi su rinnovamento della dotazione tecnologica, l’introduzione di TOS (Terminal Operating System), ammodernamento dei gate, l’uso di un protocollo per la comunicazione tra i vari interporti. Ora siamo impegnati nell’ultima fase che riguarda la cybersecurity, elemento imprescindibile, considerando la mole di dati sensibili che sono prodotti dalle normali attività operative. Dobbiamo mettere in sicurezza il flusso delle informazioni dei nostri utenti facendo uso di soluzioni avanzate come l’autenticazione a doppio fattore e i sistemi di criptazione. 

I cantieri sulla linea ferroviaria stanno avendo impatti negativi sulle attività degli interporti? 
È un fattore marginale per il nostro settore. Piuttosto le contrazioni dei volumi di traffico sono legate alle varie crisi che agitano il panorama internazionale: guerra in ucraina, sicurezza nel Mar Rosso e soprattutto il rallentamento di un’economia fondamentale per il sistema europeo come quella tedesca. A questo si deve aggiungere senza dubbio il costo alto dell’energia che rende sempre più necessario una strutturazione degli incentivi per favorire lo shift modale, una scelta politica decisa verso lo sviluppo del cargo ferroviario. 

Quali sono le proposte di UIR al proposito? 
Da tempo siamo convinti che andrebbe modificato il meccanismo di strumenti, senza dubbio virtuosi, come il ferro-bonus. Fino ad oggi è andato a premiare la quantità di chilometri percorsi ma, considerando la conformazione della nostra penisola, forse sarebbe più giusto ragionare sulla quantità di merci trasportate. Fermo restando la necessità di completare la dotazione infrastrutturale del nostro Paese facendo maggior attenzione a non sviluppare hub logistici a breve distanza tra di loro.
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