Cappa (Anama), le priorità del cargo aereo
La congestione negli aeroporti del Nord Europa può rappresentare un’opportunità per l’Italia del cargo aereo. A patto di mettere in campo strategie mirate e coerenti con le caratteristiche dei traffici da servire. Tra frammentarietà dell’offerta, necessità di polarizzazione e programmazione efficace, il segretario generale di ANAMA, Andrea Cappa parla delle sfide che deve affrontare il comparto.
In che modo va configurata l’offerta del nostro sistema aeroportuale?
È una tematica che dipende direttamente dalla natura delle merci trasportate. Il traffico dei corrieri espressi può essere favorito dalla presenza di vari aeroporti lungo la penisola. Qui il concetto di frammentarietà dell’offerta viene declinato in modo positivo per lo sviluppo dei traffici. A differenza del general cargo che, al contrario, ha bisogno di una forte concentrazione e polarizzazione su poche strutture. In Italia, di fatto, abbiamo due aree di riferimento: Malpensa e Fiumicino che se opportunamente potenziate possono crescere ulteriormente nei prossimi anni.
Cosa serve per raggiungere l’obiettivo?
Le problematiche maggiori sono legate all’approvazione dei Master Plan. Una volta approvato il documento di programmazione, Fiumicino potrà garantire un ruolo importante per il traffico sul Sud Italia. A Malpensa la situazione è un po' diversa. Seppur approvato, il Master Plan non riguarda le aree fuori sedime e questo rappresenta una criticità considerando i ritmi di crescita del settore previsti nei prossimi quindici anni. È necessario poter contare su una riserva di capacità.
Quale potrebbe essere la soluzione?
Facendo nostra la spinta a creare sinergie, così come previsto dal Piano Nazionale degli Aeroporti, Brescia potrebbe rappresentare un’importante alternativa. Parliamo di una struttura ad oggi sottoutilizzata, con la potenzialità di potersi sviluppare senza eccessive difficoltà sotto l’aspetto degli impatti ambientali e sociali. Il problema principale è che Brescia è stata inserita nelle reti aeroportuali del Nord Est, avendo cioè come riferimento Venezia e non Malpensa. Una contraddizione, considerando l’enorme differenza in termini di capacità di carico delle due realtà su cui ci stiamo battendo.
Lo stato di salute del settore?
Buono. Al netto degli effetti del periodo post-Covid, a partire dal 2023-24, abbiamo registrato tassi di crescita attorno a l5%, mai riscontrati prima, trainati in particolare dall’e-commerce. Considerato che in molte importanti realtà del Nord Europa si soffre di fenomeni di congestionamento acuti si apre una finestra di opportunità per l’Italia. Purché il nostro modello riesca trasformare la sua frammentarietà in sinergie efficaci.
Quali sono le altre priorità di ANAMA?
Certamente la revisione della carta dei servizi merci, lo strumento che Enac ha individuato per misurare la qualità del servizio reso negli aeroporti italiani. Come associazione siamo convinti che le nostre infrastrutture devono raggiungere livelli di efficienza maggiore, rendendo ad esempio più congeniali i tempi di carico e scarico della merce. Un obiettivo che si può raggiungere puntando, come si sta facendo, su una maggiore informatizzazione delle procedure, attraverso piattaforme informatiche che possono consentire un interscambio dei dati in maniera sicura e veloce. Un altro aspetto è l’intervento sui controlli delle amministrazioni pubbliche. In generale sull’export non si riscontrano grossi problemi mentre sull’import pesa in particolare la carenza di personale, medici e veterinari, per quanto attiene i controlli sanitari.