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SFLMI25, serve un cambio di fase

 



Il secondo mandato di Trump rappresenta l’onda lunga di un cambio di paradigma geopolitico. Gli USA ridimensionati a Stato-nazione mettono in crisi il concetto stesso di Occidente uscito dalla seconda guerra mondiale. E con la weapenizzazione dell’economia, l’uso dei dazi come arma di contrattazione restituiscono un’idea di sovranità collegato alla responsabilità che chiama in causa più direttamente i paesi europei. “Come mettere ordine in questo caos?”. È stato questo il fil-rouge che ha caratterizzato la nona edizione di Shipping Forwarding, Logistic meet Industry 2025. 
Di fronte alla necessità di affrontare un cambio di fase gli interventi della due giorni milanese hanno evidenziato sfide vecchie e nuove: maggior collegamento tra industria e settore logistico, vero e proprio fattore abilitante dell’espansione del nostro commercio estero, più attenzione ai nuovi mercati emergenti (anche come risposta alternativa al muro contro muro tariffario), ma anche potenziamento delle infrastrutture e semplificazione burocratica: male italiano che a prescindere dalle pressioni esterne rende meno competitivo il nostro Paese, a cominciare da quel Mediterraneo, area strategica a livello globale dove cresce sempre più la contendibilità delle risorse e il rischio sicurezza. 
Sulle contrapposizioni geoeconomiche, Alessandro Pitto, presidente Fedespedi ha mostrato un certo grado di ottimismo: “Esportiamo prodotti ad alto valore aggiunto e difficilmente sostituibili. Le economie sono più interconnesse di quanto si creda. L'Ue dopo un periodo confuso si è forse finalmente svegliata su alcuni temi, superando il suo furore ideologico”. Mentre Riccardo Fuochi, presidente del The International Propeller Club - Port of Milan ha evidenziato l’introduzione in Italia di norme doganali che penalizzano il settore: “Le merci continueranno a viaggiare, non esistono orticelli che soddisfano un intero Paese. Dobbiamo invece far conoscere le nostre infrastrutture logistiche all'estero. Iniziative che devono essere fatte come sistema Italia”. 
Sul versante politico il ministro Salvini ha elencato invece quanto messo a terra sul fronte infrastrutture negli ultimi due anni: “la nuova diga di Genova aprirà all'arrivo delle grandi navi e con l'apertura del Terzo Valico porterà più traffici e più lavoro: Genova diventerà l'alter ego di Milano”. La prospettiva nel Nord Italia sul fronte merci è di collegamenti veloci ferroviari sia sulla Torino Lione, sia sotto al Brennero per aumentare la competizione sul fronte Est tramite il porto di Trieste con investimenti ungheresi e le nuove rotte con l'Egitto: “In quel Paese stiamo anche portando l'esperienza dell'alta velocità italiana”. 
Enrico Pujia, direttore di dipartimento del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha ribadito il concetto sottolineando gli investimenti mai registrati in precedenza sul reparto ferroviario, di cui il 30% per manutenzioni, su oltre 1000 km di binari, alcuni legati anche al cold ironing nei porti. “Investimenti e interventi da soli non bastano, per arrivare a una vera integrazione va creato un ambiente fertile e delle “infostrutture” per il trasporto dei dati - ha detto Pujia - La mia paura è che, tra dieci anni, dopo tutti questi sforzi, se non saremo preparati con un sistema integrato, anche con una strategia da parte degli operatori, saranno i nostri competitor stranieri a venire a operare nei nostri porti e a beneficiarne”. 
Alle elencazioni di progetti ha fatto eco la convinzione del viceministro Edoardo Rixi che ha fissato obiettivi ambiziosi: “Vogliamo, nei prossimi cinque anni, diventare il primo paese europeo per capacità portuale, superando Rotterdam. Per questo abbiamo in mente una riforma, nei prossimi mesi, che preveda la creazione di un soggetto a livello nazionale, che possa coordinare l'attività delle AdSP e possa garantire gli investimenti che vengono fatti sul territorio italiano”. 
A chiudere la ricca rappresentanza istituzionale l’intervento del ministro Musumeci che ha illustrato l’evoluzione del ministero del Mare. Il lavoro verso un centro politico realmente propulsivo delle attività della “blue economy” è appena cominciato: “personalmente mi considero solo una cerniera tra il presente e il futuro, quando il dicastero sarà pienamente strutturato e dotato di un portafoglio”. Infine la proposta dello stesso Musumeci di un “albo nazionale per i presidenti di AdSP in vista della riforma prossima ventura su cui il Cipom potrà proporre le sue modifiche”.
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