Evoluzione e modelli di gestione dei porti
A Napoli il propeller presenta il nuovo libro di Sergio Prete tra confronti tra i diversi modelli di governance e attesa per la riforma portuale
“Evoluzione e modelli di gestione dei porti”. Il libro di Sergio Prete, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, presentato in un incontro promosso dal Propeller Club di Napoli, colma un vuoto. Al di là dell’interesse specialistico per la materia, rappresenta un prontuario lineare ed esaustivo su ruolo e prospettive delle attività portuali italiane, tema sempre troppo poco dibattuto in relazione al peso del comparto per l’economia italiana.
Il volume approfondisce, tra l’altro, l’evoluzione dei porti e del loro rapporto con il territorio, la loro funzione di interfaccia con il commercio internazionale, i differenti modelli di gestione portuale presenti Europa, analizzandone i punti di forza e debolezza. Esercizio, quest’ultimo, utile in vista di un dibattito sulla prossima riforma portuale destinato a lievitare.
Non a caso la questione “riforma” ha monopolizzato gli interventi dell’appuntamento introdotto e moderato dal presidente del Propeller napoletano Umberto Masucci.
A fornire le coordinate della discussione, Alessandro Panaro, Responsabile Trasporti Marittimi ed Energia di SRM, che ha evidenziato gli svariati fattori – dal gigantismo navale alla modificazione delle alleanze tra compagnie, dall’integrazione verticale e orizzontale della logistica ai processi di regionalizzazione – che andranno a modificare il quadro entro cui i porti italiani dovranno operare nei prossimi anni.
Una complessità di contesto di cui la riforma portuale prossima ventura dovrà ovviamente tenere conto.
Ad oggi è azzardato fare previsioni sulla nuova legge portuale ma, sintetizzando quanto trapelato negli ultimi tempi, Panaro ha individuato quattro macro-indirizzi su cui il Governo dovrebbe andare a incidere: «lavoro portuale e formazione, con una revisione delle norme sulla sicurezza e una particolare attenzione alla riqualificazione dei lavoratori; le semplificazioni; l’ottimizzazione delle risorse e, infine, la governance, con un orientamento deciso verso la costituzione di una Spa Porti d’Italia a controllo pubblico».
Messa così, lo scheletro della riforma non dispiacerebbe al presidente dell’AdSP del Mar Tirreno Centrale, Andrea Annunziata, che però mette in guardia dalla tentazione di riprogrammare a tavolino la vocazione dei porti italiani. «Perseguire un’eccessiva specializzazione sarebbe un errore: è il mercato a scegliere mentre a noi sta l’impegno a creare la migliore logistica possibile,» ha sottolineato Annunziata.
Obiettivo che, prima di ogni altro, va perseguito attraverso una vera semplificazione, con interventi in grado di «risolvere la sovrapposizione dei pareri, anche con l’introduzione di strumenti come il “silenzio-assenso” per non pregiudicare i tempi dei progetti infrastrutturali».
All’incontro hanno partecipato anche Salvatore Vitiello, Ammiraglio di Squadra, Comandante Logistico della Marina Militare, Cinzia Improta, Amministratore Delegato Compagnia Marittima Meridionale, Tomaso Cognolato, Presidente Sezione Economia Portuale, Unione Industriali Napoli.
Quest’ultimo ha sottolineato la necessità di poter contare su un «sistema unico per la regolazione delle concessioni: regole uguali aiuterebbero a rafforzare le partnership pubblico-private, essenziali perl lo sviluppo dei porti».
A chiudere l’evento il presidente della Federazione del Mare, Mario Mattioli, che si è soffermato sulla necessità di rendere più efficiente il sistema Paese. «Per semplificare bisogna necessariamente adottare le riforme, ridurre il fardello di burocrazia che grava sulle imprese, avere regole certe e chiare che non siano lasciate all’”interpretazione autentica” dei funzionari dello Stato e, soprattutto, regole uguali da nord a sud, da est a ovest. Solo in questo modo riusciremo a invertire la tendenza, restituire competitività a un settore fondamentale quale è l’economia blu, ridurre il gap competitivo della logistica di 70/80 miliardi l’anno, cioè 2 finanziarie importanti per il nostro Paese».