Clean Industrial Clean, esclusi i produttori di carburanti
Intervento dei CEO dell'industria europea. UNEM, appello al governo
L’Europa “non può permettersi di perdere gli investimenti necessari per la transizione e un Clean Industrial Deal che ignori l’importanza strategica dell’industria manifatturiera dei carburanti può avere conseguenze impreviste, tra cui la perdita di competitività di intere catene di valore industriale legate alla fornitura di carburanti e prodotti (come chimica e petrolchimica, automotive, aeronautica, navale e militare), la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, la perdita di migliaia di posti di lavoro, nonché il mancato raggiungimento degli obiettivi europei in materia di clima e economia circolare”.In occasione della presentazione da parte della Commissione europea del “Clean Industrial Deal” il prossimo 26 febbraio gli amministratori delegati delle principali aziende operanti nell’industria della produzione di carburanti per la mobilità operanti in Europa, riuniti in FuelsEurope, hanno inviato una lettera ai vertici europei per chiedere il riconoscimento della raffinazione come settore essenziale e strategico ai fini del successo della transizione.
Il “Clean Industrial Deal”, piano industriale pluriennale per dare impulso alle tradizionali industrie ad alta intensità energetica della UE (per esempio acciaio, alluminio e cemento) e ai settori emergenti delle tecnologie pulite, ad oggi esclude il settore.
“L’industria della raffinazione europea – prosegue la lettera – sostiene pienamente l’ambizione della UE di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ma chiede che venga definito un giusto quadro politico affinché possa fornire carburanti e prodotti a basse emissioni di carbonio e rinnovabili, essenziali per la transizione, sostenendo la competitività e la resilienza europea e degli Stati membri”.
L'industria manifatturiera di carburante dell'Ue, sottolinea FuelEurope, è fondamentale per la decarbonizzazione del settore dei trasporti, fornendo il 97% dell'energia necessaria per spostare persone e merci, e dell'industria chimica e petrolchimica che si basa per oltre il 50% sulle materie prime fornite dal comparto.
“Il nostro settore – ha commentato Gianni Murano, Presidente UNEM – è tra i più esposti alla concorrenza di paesi extra-Ue che godono di indubbi vantaggi in termini di costo dell’energia, della CO2 e di costo del lavoro, oltre che di normative ambientali molto meno stringenti. Ciò mette fortemente a rischio la possibilità di perseguire il processo europeo di conversione verso prodotti sempre meno fossili ed in linea con gli obiettivi dei Piani energetici nazionali”.
“Estendiamo e ribadiamo quindi al Governo italiano le richieste avanzate dall’industria europea – ha sottolineato – perché crediamo che in questa particolare fase storica sia più che mai necessaria unità di intenti e visione comune sul futuro di un settore da cui dipende non solo il successo della transizione, ma anche la sicurezza energetica dei Paesi europei”.