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La crescita della blue economy passa per l’Open Innovation

 



La scoperta di una dimensione estesa delle attività marittime – non solo le tradizionali, legate alla superficie del mare, ma tutto l’emergere di nuove possibilità legate all’ambiente sottomarino – rappresentano una stimolante sfida per la crescita della “blue economy”. I cambi di paradigma, e l’ondata di sviluppi tecnologici che sta investendo il settore, dalla digitalizzazione all’introduzione di nuovi carburanti, per limitarsi agli esempi lampanti, arricchiscono il campo delle potenzialità. A patto di possedere gli strumenti adatti per interpretare il cambio di fase. 
Il ricorso ai meccanismi dell’Open Innovation, sotto questo aspetto, rappresenta un’opportunità fin qui poco sfruttata: esercitare una leva competitiva per mantener il passo con mutazioni strutturali dal ritmo sempre più accelerato. Laddove le variabili esterne si moltiplicano poter contare su una visione di sistema basata sulla logica della connessione tra diverse competenze e specializzazioni. In poche parole, facilitare, attraverso i suoi processi operativi, le attività in ricerca e sviluppo non più sostenibili da una singola azienda, anche di grandi dimensioni. 
In un panorama particolarmente esposto a queste sollecitazioni come la “blue economy” la recente “call for solution” veicolata da Fabbrica Italiana dell’Innovazione in collaborazione con Intesa Sanpaolo Innovation Center per NextGeo mette a segno un punto di svolta, ricorrendo a quello che potrebbe essere definito “il terzo pilastro”, in tema di innovazione, tra l’intervento pubblico e le attività private in house. 

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Lo schema dell’operazione è lineare e replicabile scalarmente. Da una parte le esigenze espresse dall’azienda (in questo caso, una realtà leader a livello internazionale nel settore delle geoscienze marine e nei servizi di supporto alle costruzioni offshore), dall’altra l’attivazione di un meccanismo in grado di mettere in moto un ricco ecosistema di realtà innovative dedite alla ricerca, deputato a dare risposte sul campo. 
La procedura della Call, proprio della filosofia Open Innovation, mette in gara le competenze: si parte dall’esposizione di una problematica specifica (la “sfida”, appunto) e si selezionano, confrontano e scelgono le ipotesi esecutive ritenute più adatte. 
Nello specifico la richiesta lanciata da NEXTGEO a startup e PMI di livello nazionale e internazionale parte dalla necessità, propria a uno dei segmenti più specializzati e strategici dello shipping, di “sviluppo e realizzazione di un'applicazione di realtà aumentata per ROV, che superi i problemi di visibilità causati dall'attenuazione della luce e dalla scarsa trasparenza della colonna d'acqua, facilitando e potenziando l'ispezione delle infrastrutture subacquee e l'identificazione in tempo reale di bersagli e ordigni inesplosi (UXO)”. 
Gli obiettivi da raggiungere mirano a ridurre l’incertezza nell’identificazione, a creare un database dei target, a migliorare la valutazione del rischio, a ridurre i tempi operativi, a prevedere attività di formazione e addestramento e a creare classi di identificazione. 
Strutturata in più fasi (scouting, selezione, investor arena meeting, avvio collaborazioni), il programma operativo semestrale dell’iniziativa mira a individuare soluzioni anche già sviluppate o ancora allo stadio prototipale, “purché abbiano la potenzialità di tradursi a breve in un prodotto/servizio innovativo, con un business model scalabile e da valorizzare attraverso il percorso di collaborazione tecnologica e di business”. «L’open innovation è la leva per connettere il talento delle nuove generazioni con le sfide delle imprese
, creando soluzioni che non solo rispondano ai bisogni del presente, ma anticipino quelli del futuro» ha sottolineato Fabrizio Monticelli, presidente di Fabbrica Italiana dell’Innovazione, l’incubatore, acceleratore e innovation hub che opera nel settore della Blue & Green Economy il cui obiettivo è mettere in relazione grandi aziende e startup. «Questa “call for solution” può rappresentare un primo importante passo per sviluppare in seno al cluster della “blue economy” modalità inedite di concepire le sfide dei prossimi anni. L’OI può contribuire ad aumentare la competitività di lungo periodo, riducendo i rischi per il business»
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