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Spediporto, un anno di lavoro "pancia a terra"

 


Intervento a cura del Segretario Generale di Spediporto, Giampaolo Botta

Il 2024 che sta per andare in archivio è stato un anno caratterizzato, per il cluster marittimo, per il settore della logistica e dei trasporti, da una forte discontinuità di flussi e di volumi. Una situazione complicata che riflette in modo plastico quello che è stato, ed è, l’altrettanto complesso scenario geopolitico internazionale; a gennaio, infatti, tutti noi auspicavamo un anno caratterizzato da maggior serenità sotto il profilo economico e, appunto, geopolitico, anticamera di quello che sarebbe potuto essere un più consistente recupero di volumi. Purtroppo, invece, la situazione legata alla guerra in Ucraina, che si avvicina, purtroppo, al terzo anno, i conflitti in Medio Oriente, gli attacchi dei ribelli Houthi che sostanzialmente bloccano da tempo i transiti dal canale di Suez, costringendo i traffici commerciali alla circumnavigazione del continente africano, hanno finito per condizionare in senso decisamente negativo l’annata. Dunque, ci aspettiamo che la chiusura del 2024 sia caratterizzata da un segno negativo, diversamente da quanto era auspicato e previsto ad inizio anno. 
Per quanto riguarda Spediporto, il 2024 è stato un anno caratterizzato da un’intensa attività per individuare, innanzitutto, strumenti che possano consentire l’ottimizzazione del ciclo produttivo. Per questo abbiamo puntato con decisione sulla digitalizzazione e per farlo abbiamo incrementato in modo sensibile i nostri investimenti nel settore. Ma è stato un anno di lavoro “pancia a terra” anche su un tema di assoluta importanza quale l’efficientamento dei servizi; una partita complessa, da giocare su più tavoli, che ci ha visti impegnati, in particolare su argomenti di riconosciuta centralità per gli operatori del settore, quali i controlli sanitari e veterinari
Spediporto non ha, tuttavia, trascurato anche altri aspetti, come quello legato ai rapporti con l’Agenzia delle Dogane e, più in generale, dei servizi al porto. È evidente poi come, da parte nostra, ci sia l’obiettivo e la voglia di guardare a una Genova che sia più integrata con il sistema logistico portuale; per questo abbiamo lavorato e continuiamo a lavorare in modo intenso a un progetto di Smart City, che ci vede impegnati a stretto contatto con il Comune di Genova. Inoltre abbiamo consolidato e aumentato la pressione e il lavoro per il progetto Green Logistic Valley, che mira al rilancio di una zona strategica di Genova, la Valpolcevera, attraverso, come l’abbiamo definita nella nostra Assemblea Pubblica, “una logistica inclusiva e responsabile”. 
In questo 2024 è stato avviato il processo per la costituzione di una Fondazione in partecipazione pubblico-privato che, ci auguriamo, possa essere a breve formalizzata. Fin qui il bilancio dell’anno che si va concludendo; ma è, inevitabile, se non esprimere dei veri e propri desideri, fare almeno una valutazione, per quanto sommaria, di ciò potrà accadere nel 2025. Diciamolo chiaramente: lo scenario che abbiamo davanti a noi è quello di un anno che si presenterà molto complesso. Il porto di Genova sta gestendo grandi investimenti infrastrutturali, non senza complessità di assoluto rilievo legate sostanzialmente, ai numerosi cantieri che caratterizzano sia la viabilità ordinaria che quella portuale; una situazione di disagio che sta costringendo gli operatori a grossi sacrifici che si traducono, anche, in un contestuale aumento dei costi di produzione. Ma non va mai dimenticato che si tratta di un male necessario da scontare oggi per poter guardare, con prospettive migliori, al domani. 
Al netto di tutto questo l’auspicio di Spediporto, ma direi anche di tutto il mondo portuale, marittimo, ligure e nazionale, è che si possa andare verso un generale miglioramento rispetto alle attuali, delicate situazioni geopolitiche internazionali. Un allentamento delle tensioni, delle conflittualità sarebbe, infatti, molto importante e utile per i mercati, per aiutarli a riacquistare fiducia. E sarebbe anche, per le imprese italiane, un volano straordinario capace di far crescere nuovamente la produzione.
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