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Programmazione cadenzata per gli interventi sui fondali

 



Se le condizioni generali cambiano è necessario adeguarsi. Per farlo servono nuovi punti di vista. Soluzioni inedite per superare i vecchi problemi, interpretare al meglio il presente e cercare di agganciare il futuro. Il discorso vale anche per la portualità italiana. Sulla dolente questione dei dragaggi, ad esempio, Federica Montaresi ha un’idea precisa. «In uno scenario caratterizzato da un gigantismo navale costante e generalizzato, con la variante delle risposte legate ai rischi del cambiamento climatico, destinate a incidere pesantemente su tutto il ciclo di vita delle infrastrutture, l’operatività ottimale dei fondali non può più essere affidata a interventi a cadenza decennale. Condivido, invece, la posizione secondo cui questo tipo di attività dovrebbe essere portata avanti con una programmazione cadenzata e strutturata». In parole povere: «cominciamo a ragionare in termini di manutenzione ordinaria, così come già avviene per tutti gli altri ambiti di cura e ripristino delle banchine. È un concetto legato alla semplificazione che credo risulterebbe utile anche in un’ottica di riforma del sistema». A poco più di due mesi dalla nomina a Commissario straordinario, l’ex Segretario generale dell’AdSP del Mar Ligure Orientale sta portando avanti i piani programmati dall’ente, puntando principalmente sulla continuità dell’azione amministrativa e gestionale: «l’obiettivo è quello di proseguire lungo la strada tracciata in questi anni, in attesa del ripristino dei vertici dell’Autorità». 

Quali tipi di cambiamenti sono arrivati con la nomina commissariale? 
Ovviamente crescono le responsabilità, anche se in questo sono supportata dalla forte risposta, anche identitaria, arrivata dal personale dell’ente. Segno che il lavoro di riorganizzazione delle risorse cominciato circa un anno fa ha dato buoni frutti: la squadra è solida e tutta protesa a garantire il proseguimento dei progetti. D’altronde considero quest’esperienza non come una mera gestione dell’esistente ma una prosecuzione di tutti i processi e procedimenti che già seguivo come Segretario generale. Tra questi c’è la recente acquisizione di quote del capitale sociale di Cepim – Interporto di Parma. 

Qual è la logica di questa operazione? 
Come AdSP avevamo già alcune quote della compagine parmense. Abbiamo acquisito le partecipazioni detenute dal Comune di La Spezia e dalla Camera di Commercio Riviere di Liguria raggiungendo un 4% del capitale complessivo. Un passaggio significativo e particolarmente strategico nell’ottica impostata nel POT di infittire i rapporti tra il sistema portuale e i mercati di riferimento. Cepim è punto di riferimento per l’aria parmense e la Pianura Padana fino a Milano, Verona, Padova. Avere un ruolo nella governance di un soggetto così importante sotto l’aspetto logistico ci permette una proiezione geografica in profondità, anche in vista della futura costituzione della ZLS. Si tratta, insomma, di un unico disegno che andrebbe rafforzato anche sul lato infrastrutturale. Da questo punto di vista risulta ancora più essenziale la questione della linea ferroviaria La Spezia – Parma: è un asse fondamentale di collegamento sia per il porto di La Spezia sia per quello di Carrara. 

Come andrete a completare questa visione di sistema portuale allargato ed esteso? 
La priorità rimane l’attuazione degli interventi previsto dal Piano regolatore portuale di La Spezia che riguardano l’ampliamento del Terminal Ravano da parte di Lsct, con l’impegno che ci vede coinvolti nelle operazioni di bonifica e successivamente per il dragaggio dei fondali; l’ampliamento del Terminal del Golfo, anche in questo caso un intervento privato (Gruppo Tarros, ndr) ma con una forte azione da parte dell’ente portuale; il completamento dell’area crocieristica con la realizzazione del nuovo molo e la sistemazione dell’area in cui sorgerà la Stazione Marittima. Nello stesso tempo siamo impegnati nelle opere di manutenzione delle banchine e di approfondimento dei fondali. Aspetto, quest’ultimo, imprescindibile per il futuro dei traffici. 

Creazione di un sistema portuale, sono stati centrati gli obiettivi della legge del 2014? 
L’accorpamento di due scali come La Spezia e Carrara ha rappresentato un po' un caso scuola: mettere insieme due realtà appartenenti a sistemi amministrativi regionali differenti sembrava innaturale. E invece, credo si sia andati bel oltre gli obiettivi iniziali. Merito anche di caratteristiche territoriali con vocazioni similari. Detto questo ci sono i dati: Marina di Carrara che prima della riforma movimentava 1,5 milioni di tonnellate merci oggi si attesta sui cinque milioni. Risultati positivi dovuti senza dubbio al dinamismo degli operatori ma anche agli investimenti, circa 95 milioni, fatti dall’AdSP. Risorse che hanno finanziato opere nuove, come il waterfront, e ottimizzato quelle esistenti attraverso interventi di manutenzione, messa in sicurezza, razionalizzazione delle funzioni. Tirando le somme l’integrazione tra i due scali ha prodotto un certo grado di complementarietà che ha giovato a tutto il sistema e favorito la specializzazione. La differenziazione delle tipologie di merci ha evitato sovrapposizioni e competizioni favorendo un discreto clima di collaborazione tra i soggetti. Le linee verso il Nord Africa, per fare un esempio, partono sia da La Spezia sia da Carrara ma servono mercati di destinazioni differenti. 

L’Africa come orizzonte. La vocazione del sistema portuale alle innovazioni digitali può rappresentare un vantaggio competitivo nella corsa verso la sponda sud del Mediterraneo? 
Assolutamente si. Siamo state tra le prime realtà a investire in un port community system e ha abbiamo sviluppato un know how che già oggi ci permette di facilitare in maniera importante gli interscambi con quell’area. Attraverso un’attenzione costante alle innovazioni, alla partecipazione di progetti pilota e servizi sperimentali abbiamo realizzato il corridoio doganale tra Casablanca e il Terminal del Golfo che semplifica le procedure di instradamento dei container verso le destinazioni finali. Non a caso riteniamo il tema dei servizi centrale e abbiamo focalizzato parte degli sforzi per il 2025 in questa direzione. 

Cosa prevedete su questa tematica? 
Abbiamo realizzato un Piano triennale per servizi e forniture coerente e destinato ad andare di pari passo con quello delle opere. L’idea di fondo è di accompagnare lo sviluppo dell’hardware, le infrastrutture, con un’attenzione altrettanto approfondita verso la parte software, appunto i servizi, per massimizzare gli effetti di ottimizzazione operativa. Nasce da questa premessa l’organizzazione di un ufficio appositamente dedicato ai “servizi di interesse economico – generale”. È in quest’ambito, si pensi solo a tutte le implicazioni che riguardano il “cold ironing”, o all’iniziativa di navettamento ferroviario realizzato su Santo Stefano Magra, che la parte pubblica deve giocare il suo ruolo regolativo per migliorare la sinergia con la parte privata. Dalle infrastrutture ai servizi, va completata una filiera che sia più della somma delle singole parti.
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