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Napoli punta i due milioni di crocieristi

 



Nel commentare l’anno record delle crociere a Napoli, Tomaso Cognolato, AD di Terminal Napoli, ci tiene a mettere in evidenza un concetto ben preciso. «L’attività crocieristica va lasciata fuori da qualsiasi dibattito sulle conseguenze del cosiddetto “overtourism”. A differenza del turismo mordi e fuggi stiamo parlando di un settore caratterizzato da una programmazione di lungo termine: i suoi eventuali impatti sul tessuto urbano possono essere analizzati per tempo, adeguando le risposte più adatte a salvaguardare i contesti più esposti a criticità». Da questa premessa, discendono tutti i discorsi relativi al futuro del settore nel porto di Napoli. 

Il 2024 è stata un’annata record, per il 2025 vi attendete un’ulteriore crescita... 
Quest’anno si chiude con oltre 1,7 milioni di passeggeri. L’anno prossimo, con circa un centinaio di toccate in più già prenotate, si punta a superare la barriera dei due milioni di passeggeri, in virtù di un’attività di programmazione che dopo i rallentamenti del periodo pandemico ha ricominciato ad operare su un arco temporale molto più ampio. Di fatto il calendario del 2026 è praticamente chiuso mentre già si lavora a completare quello del 2027. 

Quali criticità potrebbe innescare questa grande mole di presenze? 
C’è da dire che nel corso degli anni stiamo registrando una forte tendenza alla de-stagionalizzazione delle crociere. Le navi ormai toccano il porto anche nel periodo tra novembre e la primavera successiva, quando tradizionalmente, le attività andavano in letargo. Questo significa che le presenze sono meglio “spalmate” sotto l’aspetto temporale. Ciò non toglie che sia la città, sia noi operatori si debba migliorare l’offerta complessiva. 

In che modo? 
Per quanto riguarda la città sono necessari investimenti in termini di ricettività e miglioramento dell’arredo urbano. L’attraversamento dal porto al centro è ancora difficoltoso: quando finalmente la parte archeologica del sottopassaggio sarà completata si faranno importanti passi avanti nella risoluzione del problema. Per quanto riguarda Terminal Napoli, l’impegno principale è l’adeguamento infrastrutturale per rispondere al meglio a tutte le richieste di approdo che ci arrivano. 

Cosa è previsto in questo senso? 
L’intervento essenziale riguarda l’allungamento della banchina, con relativo approfondimento dei pescaggi. Il fenomeno del gigantismo navale, ormai, riguarda anche il nostro settore e bisogna essere pronti a ospitare unità che arrivano fino a 350 metri. Sotto questo aspetto esiste già un progetto in seno al piano regolatore portuale in via di approvazione. Sono stati già effettuati test e simulazioni per verificarne la fattibilità tecnica. Il passo successivo è avviare l’iter autorizzativo. 

E nel breve periodo? 
Insieme all’AdSP, con cui si è instaurato un forte rapporto di collaborazione sullo sviluppo del comparto passeggeri, stiamo vagliando opzioni alternative per poter ospitare nel bacino portuale più unità in contemporanea. Nei primi mesi dell’anno prossimo arriveranno novità al riguardo. Nel frattempo come Terminal stiamo lavorando ad una riorganizzazione dei flussi dei passeggeri all’interno e all’esterno della Stazione Marittima e a recupera un’area da dedicare interamente alla città. 

Tutto pronto per l’elettrificazione delle banchine? 
L’intervento prosegue ma ci sono questioni, tra l’altro comuni a tutti i porti italiani, su cui bisognerebbe fare chiarezza. Una per tutte riguarda le fonti energetiche da cui deriverà l’elettricità erogata alle navi. Si tratta di un aspetto che riguarda più in generale la necessità di ripensare i porti come nuovi hub energetici. Stiamo passando dall’uso di un unico tipo di carburante al mix suggerito dalla pletora di tecnologie – gnl, bio-gnl, metanolo, idrogeno, etc – che si stanno sperimentando. Gli scali dovranno quindi evolvere, essere in grado di mettere a disposizione installazioni di stoccaggio per meglio rispondere ai momenti di “picco” della domanda. Infine, sul cold ironing, rimangono ancora aperte le questioni sui costi e sul chi e in che modo dovrà gestire il servizio. Il 2025 servirà anche a sciogliere questi nodi.
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