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L'Europa non si autoescluda dai mercati più dinamici

 



La polarizzazione verso cui sembrano indirizzati i rapporti internazionali non esclude a priori la possibilità di instaurare dialoghi commerciali proficui. Non solo per quanto riguarda le singole aziende ma anche nella elaborazione di strategie a livello di sistema nazionale. «Basta avere le idee chiare, sapere cosa chiedere nell’ottica dei reciproci legittimi interessi. D’altro canto, in un pianeta che conta otto miliardi di persone una realtà come l’Europa non può autoescludersi dai mercati di più dinamici. Semplicemente ci sarà sempre qualcun altro che andrà a cogliere le opportunità che si aprono». Nell’ultima chiacchierata avevamo lasciato Riccardo Fuochi, presidente di Swiss Logistics Center, alle prese con l’organizzazione di servizi a supporto della community economica operante ad Hong Kong. Oggi, a pochi mesi di distanza, di ritorno da uno degli innumerevoli viaggi nella città autonoma, fa il punto della situazione, sottolineando ancora una volta il clima favorevole che si vive nel gateway di accesso al mercato cinese. 

Come è stato il 2024 di Hong Kong visto da un imprenditore italiano? 
È stato un anno di decisa ripresa economica, tanto che si può parlare di ritorno definitivo ai livelli pre-pandemia. A testimoniarlo il grande fermento infrastrutturale che anima il tessuto urbano per adeguare la città a quella che è destinata ad essere di fatto la sua nuova veste di traino della Greater Bay Area, il conglomerato regionale corrispondente più o meno al Guandog, caratterizzato da altissimi tassi di sviluppo nel settore tecnologico e dal PIL più alto del Paese. 

In questo nuovo ruolo la città non verrà ridimensionata rispetto al passato? 
Credo proprio di no, anzi. Il principio “one country two system” non è messo in discussione. Hong Kong rimane sempre la zona indipendente della Cina sotto l’aspetto amministrativo, fiscale, legislativo. Il ruolo centrale che giocherà nello sviluppo della GBA dimostra che anziché essere assorbita dalla Cina sta invece estendendo al di fuori del suo perimetro la peculiarità che la caratterizza. E questo, con i rapporti sempre più stretti in ambito ASEAN e RCEP, apre prospettive importanti soprattutto per gli imprenditori europei e italiani. 

Quali le principali novità di quest’anno? 
Da un mega stadio ad un’area dedicata ai divertimenti che prevede ben 800 negozi, fino ad un nuovo deposito dedicato alla logistica dell’arte in prossimità dell’aeroporto gli interventi urbani stanno trasformando la città e la sua capacità di connessione con l’interno del Paese. Adesso per raggiungere Shenzhen bastano 15 minuti. I flussi turistici, benché mutati nelle loro caratteristiche di fondo, non si visita più Hong Kong solo per lo shopping ma anche per fruire di una crescente offerta culturale, sono in crescita. Ma gli elementi più importanti riguardano la crescente apertura alla circolazione straniera. È stato liberalizzato per una serie di paesi il meccanismo di rilascio dei visti per tutti i soggiorni fino a 15 giorni. Un passo verso la semplificazione delle procedure che fa il paio con le varie agevolazioni amministrative previste per chi vuole sviluppare il proprio business. Da questo punto di vista ci stiamo attrezzando, come “comunità italiana” operante a Hong Kong, per fornire consigli molto pragmatici per tutti gli imprenditori italiani che hanno bisogno di districarsi in una realtà comunque più complicata da interpretare. 

Come è considerata da Hong Kong la minaccia di una nuova guerra tariffaria? 
Molte produzioni cinesi si sono già spostate in paesi come Laos, Cambogia, Vietnam con l’intento di eludere eventuali restrizioni. Personalmente credo che un’eccessiva polarizzazione anche nei rapporti commerciali possa risultare controproducente. La Cina ha ampiamente dimostrato di poter mettere a frutto la sua sovrapproduzione in mercati lontani come Sud America e Africa, occupando già di fatto posizioni a discapito degli operatori occidentali. La verità è che bisogna essere in grado di dialogare di più, tenendo conto dei reciproci interessi. Serve una visione internazionale più ampia di quella attuale, esplorando le opportunità nuove e quelle consolidate.


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