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La capacità di resilienza di Gioia Tauro

 



Le conseguenze della direttiva ETS e la crisi del Mar Rosso non hanno impedito a Gioia Tauro un aumento a doppio cifra nel traffico container, per il quinto anno consecutivo. Lo scalo calabrese con 3,9 milioni di TEU (il 40% della merce containerizzata che raggiunge l’Italia) riesce a consolidare il suo ruolo nel settore transhipment, mettendo a segno risultati più che brillanti anche nel secondo terminal dedicato all’automotive, anche qui nonostante le difficoltà generali di questo specifico settore. «Nonostante tutto il porto, così come tutto il sistema regionale, ha dimostrato una capacità di resilienza di grande spessore, perfino inaspettata», commenta soddisfatto Andrea Agostinelli, presidente dell’AdSp MTMI, che vede confermata nei buoni risultati l’azione messa in campo in questi anni dall’ente portuale. 

Quali sono le prospettive per Gioia Tauro? 
I risultati ci sono e sono frutto di uno sforzo comune per rendere lo scalo sempre più competitivo e performante. Il principale terminalista sta infatti procedendo senza indugi con il suo piano di rafforzamento del parco macchine. Poco prima della fine dell’anno sono arrivate le nuove gru che portano a 25 i mezzi di movimentazione a disposizione in banchina, oltre ad altre tre gru mobili. L’ente portuale, dal canto suo, è impegnato nel mettere a terra le opere previste dal POT a cominciare dagli interventi per l’elettrificazione delle banchine di cui sono stati consegnati i lavori del lotto I della banchina di Levante, che ha un’estensione di 640 metri circa ed è prevalentemente dedicato agli ormeggi di portacontainer. Si tratta di una prima parte di investimento, 18 milioni, che dovrà essere seguita da un ulteriore finanziamento di 90 milioni di euro per garantire l’intera elettrificazione del canale portuale. Tra gli altri provvedimenti strutturali evidenzierei anche l’ampliamento dell’imboccatura del porto, che sarà estesa da 285 a 400 metri e, soprattutto alla quota di -20, sarà portata da appena 165 a 290 metri. 

Importanti novità riguarderanno anche l’organizzazione del lavoro... 
Finalmente è in dirittura d’arrivo la costituzione dell’impresa ex articolo 17, comma 5 della legge 84, che metterà a disposizione dei terminalisti le risorse lavorative dell’impresa portuale nei momenti di “picco”. Si tratterà di 120 unità lavorative compresa la quota di cinquanta lavoratori dell’agenzia che ha operato negli ultimi quattro anni. Un importante segnale anche sotto il profilo occupazionale. 

Cosa è previsto per il porto di Crotone? 
A breve collauderemo i lavori di rifacimento del muro paraonde dello scalo commerciale mentre sono nella fase finale i lavori di riqualificazione integrale del “porto vecchio”. Un intervento che abbiamo ritenuto come un segno di attenzione per la città. In particolare si tratta di restituire entro il prossimo marzo al tessuto urbano 700 metri di lungomare che sarà a completa disposizione di crocieristi, turisti, circoli sportivi e diportisti. Nella parte commerciale, invece, sempre a marzo, inaugureremo la nuova banchina che sarà destinata alla marineria da pesca e i lavori per la banchina numero 17 che aveva bisogno di alcuni aggiustamenti infrastrutturali. Infine, a settembre, è partita la concessione di un’area di 20 mila metri quadrati utilizzata per la saldatura di moduli di carpenteria metallica, parzialmente realizzati presso le officine della società concessionaria e assemblate in porto, da installare successivamente in impianti produttivi oltreoceano finalizzati al trattamento di liquefazione del gas. 

Infine, Corigliano... 
Qui devo ammettere che le cose non sono andate nella direzione da noi auspicata. Purtroppo le diverse visioni tra ente portuale e amministrazione municipale hanno portato alla perdita di un potenziale investimento industriale da parte della Baker Hughes che avrebbe portato 250 nuovi posti di lavoro. L’auspicio è di poter impiegare finalmente le banchine dello scalo al servizio di attività industriali.

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