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La nuova centralità africana nello shipping

 



Tra la prima metà del 2018 e la prima metà del 2023, gli scali delle navi portacontainer sono aumentati del 20% in Africa, mentre gli scali delle petroliere sono cresciuti del 38%: entrambi incrementi da record. È quanto emerge dall’ultima edizione della Review of maritme transport 2024 rilasciata dall’UNCTAD che mette in evidenza il trend positivo nel settore dello shipping dal continente. 

Per quanto concerne la registrazione delle navi, la Liberia conferma la sua tradizionale posizione di preminenza avendo conquistando con il suo registro il primo posto in termini di stazza lorda nel 2022, superando Panama in testa da almeno tre decenni in questa speciale classifica. Il paese africano ha confermato la leadership anche nel 2023 registrando una quota del 17,3% della flotta mondiale, rispetto al 16,1% di Panama. Tra gli altri Paesi africani che hanno ottenuto i risultati rilevanti c’è il Camerun, al 27° posto in termini di portata lorda e numero di navi, mentre la Nigeria si è classificata al 33° posto, dopo un aumento del 16,2% della portata lorda registrata. 

In termini di rotte, le vie navigabili che collegano l’Africa subsahariana ad altre parti del mondo in via di sviluppo hanno registrato l’incremento più elevato (9%) nel volume del commercio globalizzato di container nel 2023. Quest’ultimo ha subito anche per il continente le conseguenze della crisi nel Mar Rosso. La deviazione che porta a doppiare Capo di Buona Speranza ha comportato una sostanziale congestione nei porti sudafricani, con opportunità insperate che si sono aperte per paesi come Madagascar, Mauritius, Namibia o Tanzania, che sono strategicamente posizionati sulle rotte marittime che collegano l’Asia con l’Europa. 

Diversi paesi dell'Africa orientale, il cui commercio estero dipende in larga misura dal Canale di Suez (in volume, rispettivamente circa il 31% e il 34% per Gibuti e Sudan), hanno subito di converso l’impatto negativo delle interruzioni. Ne è un esempio l’area orientale del continente dove è stata registrata una carenza di merci deperibili e di container standard a causa dei tempi di consegna più lunghi, con ripercussioni sulle catene di approvvigionamento di merci come avocado, tè e caffè. 

Altro capitolo positivo del report è quello relativo alla transizione globale verso fonti energetiche rinnovabili. Alcuni paesi africani stanno già sfruttando l'idrogeno verde per soddisfare il loro fabbisogno energetico, mentre altri mirano a diventare hub portuali per la produzione, lo stoccaggio e il trasporto di idrogeno verde. L'African Hydrogen Partnership ha individuato Gibuti, Egitto, Etiopia, Ghana, Kenya, Mauritania, Marocco, Nigeria, Tanzania, Ruanda e Sudafrica come potenziali zone di atterraggio o hub per lo stoccaggio e la distribuzione dell'idrogeno verde. 

In generale, nel contesto di incertezze geopolitiche emergono le misure incentrate sul miglioramento della capacità di trasporto marittimo e la connettività commerciale. Mauritius, ad esempio, ha rafforzato la propria resilienza a una serie di minacce rafforzando le politiche di sviluppo nazionale e la cooperazione con i partner africani e non solo, per rafforzare la sicurezza marittima. Le sue varie iniziative includono lo sviluppo delle capacità, la formazione regionale e la condivisione di informazioni per combattere i rischi della pirateria e garantire la sicurezza delle rotte marittime, insieme a misure per aumentare la resilienza attraverso riforme portuali incentrate sulla connettività e sulla sostenibilità. Il continente inoltre sta rafforzando la facilitazione degli scambi commerciali per ridurre i tempi e i costi di transito, attraverso iniziative come l’accordo doganale unico della Comunità dell'Africa orientale e i posti di frontiera unici.
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