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Droni, una filiera industriale tutta da costruire


Quello dei droni può essere descritto come un settore ad “alta competenza aggiunta”. «L’utilizzo dei sistemi volo a pilotaggio remoto è appena cominciato. C’è da costruire, per intero, una filiera industriale che potrà giocare un ruolo importante per le attività di produzione e servizi nei prossimi anni». Parole di Claudio Canella, Amministratore di Remotely Piloted Aircraft Systems Academy Cardtech e Vicepresidente dell’Associazione Italiana Droni, partner del progetto presentato in partnership con Interporto di Padova che rappresenta la prima applicazione concreta di questo tipo di tecnologica nell’ambito della logistica. 

Di cosa si occupa Cardtech? 

Progettiamo e realizziamo piattaforme di volo, multirotori, ala fissa ed elicottero, svolgiamo attività di Addestramento di Piloti “APR”, forniamo consulenza aziendale e, come nel caso della collaborazione con Interporto di Padova, integriamo progetti nell’ottica di uno sviluppo di una filiera industriale i cui limiti sono tutti da esplorare. Quanti piloti avete formato nel corso degli anni? Nel nostro centro di addestramento in provincia di Padova abbiamo già addestrato circa 600 persone, in particolar modo negli ambiti di applicazione attualmente più comuni come la fotografia e le riprese video. Una delle nostre specializzazioni è l’aerofotogrammetria che ci permette la ricostruzione tridimensionale delle aree di superficie sorvolate. Si tratta di un servizio di particolare interesse per i comuni che sulla base dei rilievi forniti possono fare tutta una serie di valutazioni econometriche riguardante i loro territori. 

Lo stesso addestramento sarà effettuato anche per il progetto interportuale? 

In quel caso dovremo sviluppare moduli formativi ad hoc, considerando la grande specificità dei compiti e del contesto in cui si andrà ad operare. In effetti oltre alle tecniche tipiche del pilotaggio a distanza bisognerà sviluppare competenze ulteriori e differenti, più approfondite anche dal punto di vista tecnologico. I mezzi che andremo ad usare hanno una natura prettamente industriale: saranno in grado, ad esempio, di operare in condizioni meteorologiche estreme, a differenza dei normali droni commerciali. Si tratta, dunque, di un salto di qualità rispetto al passato? Certamente. In questi dieci anni abbiamo precorso i tempi, affrontando la costruzione da zero di un’attività che ancora non ha visto lo sviluppo di un coerente quadro normativo. Così come non sono state ancora esplorate tutte le strade tecnologiche ed operative che il volo remoto può mettere a disposizione sotto forma di servizi. Il progetto con l’Interporto rappresenta un salto nel futuro, un passo importante verso la costituzione di una filiera industriale che abbiamo l’ambizione di contribuire a realizzare. 

Quali sono le caratteristiche di base per poter diventare un pilota di droni industriali? 

Abbiamo seguito fin da subito l’approccio delle compagnie aeree che, ad un certo punto, hanno cominciato a formare al proprio interno i piloti di cui avevano bisogno. Di base non servono competenze pregresse, sarà il nostro team di ex piloti e di esperti qualificati e certificati per tutti gli aspetti della sicurezza a fornire le competenze di alto livello che saranno richieste per questo nuovo mestiere. 

Quali sono le priorità per il futuro di questo settore? 

Come dicevo ci sono aspetti normativi che vanno chiariti alla luce dei regolamenti imposti a livello europeo. Nel caso delle attività legate all’agricoltura, per dire, rispetto alla possibilità di usare i droni per il trattamento dei campi con prodotti fito-sanitari, bisognerà confrontarsi con ben treministeri: Agricoltura, Salute e Industria. Capisce che non è semplicissimo. Da parte nostre possiamo riversare in questo dialogo tutta l’esperienza accumulata, anche grazie alle collaborazioni che puntiamo a rafforzare con il mondo dell’Università.

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