Stretto di Messina, hub strategico per la blue economy
Approfondimento della relazione: “L’ecosistema portuale e marittimo dell’area dello stretto di Messina”, presentata a Napoli il 4 ottobre us. dal Contrammiraglio Rosario Marchese, Consigliere del Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare a Napoli, in occasione della VI edizione della “Naples Shipping Week”.
Approfitto dell’opportunità offertami dalla redazione di "Porto&Interporto", per affermare che l'area dello Stretto di Messina è un importante crocevia di conoscenze e informazioni preziose per professionisti con formazione giuridica, umanistica e scientifica. Mi auguro di essere il più possibile convincente ed efficace, affinché l’argomento riceva l'attenzione che merita e possa stimolare un dibattito costruttivo tra gli utenti coinvolti.
Lo Stretto di Messina è caratterizzato da un traffico mercantile quantificabile in circa 300 transiti al giorno, riferito sia al traffico in transito longitudinale (di mero attraversamento dello Stretto) che trasversale (tra Calabria e Sicilia). Una parte di questo traffico è dovuto a navi di grandi dimensioni, generalmente General Cargo (incluse portacontainer lunghe fino a 400 metri e alte anche oltre 50 metri, e navi Ro/ro). Per contro, è vietato il transito nello Stretto alle navi superiori a 50.000 GT in zavorra ovvero 16.000 GT se con carichi di idrocarburi alla rinfusa. Notevole è il traffico di navi passeggeri e ro/ro tra i porti ricadenti nell’area (Messina, Reggio Calabria, Villa San Giovanni e Tremestieri), riferito ai collegamenti da e per la Sicilia; Messina è il 7^ porto croceristico italiano come passeggeri movimentati e17^ nel Mediterraneo.
Tale volume di traffico cresciuto negli anni in maniera esponenziale, nel 2023 si è attestato a ben 13.072 transiti longitudinali ed a 99.788 in senso trasversale, ha indotto l’Italia già nel 2007 con la legge 29 novembre n.222 ad istituire l’area di sicurezza della navigazione dello Stretto di Messina e con D.M., 23 giugno 2008, n.128 regolamentato un nuovo schema di separazione del traffico, meglio conosciuto a livello internazionale come “Vessel Traffic Service” ovvero «un servizio attuato da uno Stato con la capacità di interagire con il traffico navale e di rispondere alle situazioni che si sviluppano all’interno dell’area VTS per migliorare la sicurezza e l’efficienza della navigazione, contribuire alla sicurezza della vita umana in mare e alla protezione dell’ambiente». Navigazione attuata, secondo uno schema di separazione del traffico di tipo rotatorio in senso antiorario, attorno ad una rotatoria virtuale denominata “roundabout”.
La gestione del servizio è affidata al Corpo delle capitanerie di porto-Guardia Costiera, ai sensi del D.L.G.S. 19 agosto 2005, n. 196 «Attuazione della direttiva 2002/59/CE relativa alla istituzione di un sistema comunitario di monitoraggio e di informazione sul traffico navale».
Durante il transito delle navi nell’area VTS, i comandanti mantengono un dialogo continuo con il centro VTS, sfruttando le informazioni fornite e mettendo a frutto i suggerimenti ricevuti, seguendo inoltre le istruzioni impartite. Tutto ciò comporta significativi vantaggi sia in termini di prevenzione degli incidenti marittimi che di ottimizzazione del traffico. Inoltre, va sottolineato che la vasta quantità di dati a disposizione del VTS risulta particolarmente utile nei periodi di traffico intenso, contribuendo a evitare l'accumulo di navi e riducendo così il rischio di situazioni potenzialmente pericolose.
Le competenze del VTS e del comandante della nave, si integrano quindi con l'obiettivo comune di garantire la sicurezza della navigazione e la protezione dell'ambiente.
Tuttavia, nel caso in cui le informazioni risultino inesatte o le istruzioni non corrette o inapplicabili, il comandante sarà tenuto a ignorarle, soprattutto se la loro attuazione compromettesse la sicurezza della nave. In tali circostanze, infatti, la responsabilità primaria della sicurezza ricade esclusivamente sul comandante. Appare quindi chiaro che durante il passaggio in area VTS i poteri del comandante sono compressi dalle indicazioni erogate dal Vessel Traffic Service, che normalmente “non impone rotte, né velocità specifiche ma indica alle navi il risultato atteso delle manovre e non i dettagli della loro esecuzione”.
I poteri del comandante si estendono nuovamente se, nel caso concreto, egli non può dare seguito alle istruzioni ricevute senza esporre a pericolo la sicurezza della navigazione e la tutela dell’ambiente marino, a cui pure sono sottesi sistemi e procedure in questione.
È di tutta evidenza che nel rapporto tra operatore VTS e Comandante di nave emergono una vasta gamma di poteri, competenze e responsabilità di diversa natura.
Ma lo Stretto di Messina non è solo questo, è anche una località di incontro tra popoli, un teatro di eventi storici significativi e un luogo dove la natura, la mitologia e la cultura si fondono in un unico scenario affascinante. Leonardo Sciascia, nel suo saggio "La corda pazza: scrittori e cose della Sicilia", dedica un'analisi profonda al rapporto tra la Sicilia e il resto del mondo, spesso utilizzando simboli come lo Stretto di Messina. Pur non offrendo una definizione strettamente geografica dello Stretto, lo considera un confine simbolico, una soglia che separa non solo due terre, Sicilia e Calabria, ma due mondi diversi: uno fatto di miti, misteri e immobilità culturale, e l'altro di modernità e progresso.
Geograficamente questo braccio di mare di pochi chilometri (3,2 km) che collega il Mar Ionio e il Mar Tirreno e separa la penisola italiana dalla Sicilia è per sua natura un importante crocevia marittimo ricco di storia, cultura e biodiversità.
Culturalmente lo Stretto, al centro del Mar Mediterraneo ha rappresentato la porta d'ingresso tra Oriente e Occidente e un punto di convergenza tra le diverse civiltà. Su di esso legenda e storia si fondono come nell’Odissea, quando Omero descrive l’arduo attraversamento dello Stretto di Messina da parte di Ulisse che naviga tra tumultuose correnti e vortici delle acque quali presenze dei mitologici mostri marini di Scilla e Cariddi di origine greca e romana.
Questo racconto seppur mitologico svela come lo Stretto, al tempo dello scrittore, fosse solo un istmo molto più ristretto di come lo conosciamo oggi e come le sue acque fossero turbolente per le veloci correnti di marea tali da produrre spettacolari e ben localizzati gorghi (vortici), appunto mostruosi.
La ricchezza storica si estende anche all'ecosistema marino dello Stretto che è di particolare interesse per i biologi marini a causa della sua elevata biodiversità dovuta alla concomitanza di diversi fattori. Il principale dei quali risiede nel fenomeno dell’upwelling dovuto alla combinazione dell’azione mareale e l’orografia del fondo che permette la risalita di acqua più profonda più fredda e ricca di sostanze nutritive che mescolandosi con quella superficiale del Tirreno, favorisce lo sviluppo fitoplanctonico che è alla base della catena alimentare.
La localizzazione dello Stretto quale punto di equilibrio tra Tirreno e Ionio, la ricchezza trofica delle sue acque e l’elevato idrodinamismo e quindi la grande energia in gioco, consente la formazione di innumerevoli habitat per molte specie di organismi vegetali e animali, contribuendo a creare un ambiente ad elevata biodiversità.
Le praterie di posidonia, le scogliere e i fondali variopinti ospitano una moltitudine di specie marine, rendendo lo stretto un habitat ideale per pesci, molluschi e mammiferi marini.
L’insieme di queste caratteristiche determina l’estrema complessità ambientale dello Stretto di Messina che offre la possibilità di ospitare comunità di specie rare o inesistenti in altre zone del Mar Mediterraneo come la grande laminaria Laminaria ochroleuca un'alga bruna lunga dai tre ai quattro metri caratteristica di acque fredde oceaniche e la Stylasterina Errina aspera, comunemente chiamata corallo bianco, colonizza zone rocciose su fondali dai 90 m ai 250 m di profondità.
Nel Mediterraneo è segnalata con certezza solo nello Stretto di Messina, nel Nord Africa e nello Stretto di Gibilterra.
Queste due specie tipiche delle acque oceaniche sono esclusive dell’area dello Stretto e mostrano come quest’area contenga tutti quegli elementi che lo assimilano ad un oceano in miniatura, ed in particolare come una “oasi atlantica” nel Mar Mediterraneo.
Questo braccio di mare, per via dei suoi aspetti morfologici, può essere rappresentato come un imbuto con la parte meno ampia verso nord (località Capo Peloro), aprendosi gradualmente, verso sud con maggiore estensione.
Il profilo sottomarino dello stretto può essere paragonato a un monte, il cui culmine è la "sella”, una “secca” dove la profondità raggiunge appena i 72m.
Le correnti stazionarie e di marea, anche in funzione della particolare geomorfologia dell'intera area, determinano l'insorgenza di peculiari fenomeni idrodinamici.
Si pensi che, quando il mar Tirreno presenta bassa marea al confine settentrionale del canale, il contiguo mar Ionio si trova in fase di alta marea e il contrario avviene al successivo cambio di marea. Il dislivello che si viene a creare (fino a 27 cm) determina che periodicamente (ogni 6 ore) le acque dell'uno e dell'altro bacino si riversino in quello contiguo.
Più in particolare, in fase di "corrente scendente" (nord-sud) le acque tirreniche entrano nello stretto da nord. Viceversa, con il predominio della "corrente montante" (sud-nord), acque ioniche risalgono lo stretto.
Ma l’area dello Stretto di Messina non si ferma qui, è uno snodo strategico nel Mediterraneo, non solo per la sua posizione geografica, ma anche per le potenzialità offerte dalla Blue Economy.
Settori come la pesca, l’acquacoltura, il turismo marino e costiero, le energie rinnovabili marine (ad esempio l’eolico offshore), la biotecnologia marina e il trasporto marittimo sostenibile mirano a conciliare crescita economica e protezione dell’ambiente, assicurando un uso equo e durevole delle risorse per le generazioni future.
Lo Stretto ospita numerose specie ittiche di valore commerciale, come il pesce spada, il tonno rosso e il pesce azzurro. L’adozione di pratiche di pesca sostenibile, come la riduzione della pesca eccessiva e la protezione delle specie vulnerabili, può contribuire a preservare gli stock ittici a lungo termine. Inoltre, lo sviluppo di impianti di acquacoltura innovativi e a basso impatto ambientale può rappresentare una risorsa significativa per l’economia locale.
Il turismo legato alle attività marine e costiere è in crescita, specialmente grazie alla bellezza naturale delle coste siciliane e calabresi. Attività come il turismo subacqueo, le escursioni in barca, il whale watching, lo snorkeling e la promozione delle tradizioni locali possono attrarre visitatori da tutto il mondo, creando nuovi posti di lavoro e favorendo la crescita dell’economica locale, sempre nel rispetto dell’ecosistema.
Se leggiamo la slide, estratta dal report del “Centro studi Tagliacarne” su “L’economia del mare in Sicilia” i dati ci indicano che Messina, in relazione alla “ricchezza prodotta per settore e provincia” conquista il secondo posto in percentuale, dopo Palermo.
Per chi non lo sapesse, sin dal 2006 è attivo un prototipo di turbina marina ad asse verticale denominata Kobold (Progetto Enermar) che sfrutta le correnti marine e che attualmente produce 25 kW di potenza massima.
Le correnti di marea, strettamente legate alle fasi della luna, sono prevedibili già ad inizio anno. Questo permette di stimare facilmente la quantità di energia elettrica che possono generare per tutto l'anno, a differenza di altre fonti rinnovabili, come il vento, che invece dipendono dalle condizioni meteorologiche, ovviamente più variabili.
In aria, rispetto all'acqua, la turbina deve coprire un'area circa 15 volte più grande per generare la stessa potenza elettrica. Ad esempio, per produrre 1000 kW (1 Megawatt) nello Stretto di Messina, una turbina mossa dalle correnti marine avrebbe bisogno di un'area di circa 180 metri quadrati, equivalente a un quarto di un campo da calcio, con un diametro di circa 15 metri. Una turbina eolica, per produrre la stessa potenza, dovrebbe avere un'area di circa 2800 metri quadrati, pari alla superficie di 4 campi da calcio, con un diametro di circa 60 metri.
Concludo esprimendo la speranza che le mie argomentazioni siano state persuasive, evidenziando come un approccio sostenibile allo sfruttamento delle risorse marine possa fare dello Stretto un modello virtuoso di sviluppo economico rispettoso dell'ambiente. Un modello capace di generare crescita e occupazione, ma al contempo di preservare il patrimonio naturale per le future generazioni. Sarà cruciale investire in ricerca, innovazione e infrastrutture che permettano di coniugare sviluppo economico e tutela ambientale. È inoltre indispensabile promuovere una politica di modernizzazione dei porti, integrata con infrastrutture verdi, che faccia dello Stretto un faro di sostenibilità nel Mediterraneo. In quest’ottica, la cooperazione tra le regioni Calabria e Sicilia, insieme al coinvolgimento attivo delle comunità locali, risulta essenziale per garantire un approccio integrato e condiviso.
Contrammiraglio (Cp) aus. Rosario Marchese
Consigliere del Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare