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CEPIM, i miei primi 50 anni

 

Firma dell'accordo CEPIM - RFI

Nel 1974 l’architetto ungherese Erno Rubik inventa il celebre cubo che prenderà il suo nome. I Kraftwer pubblicano Autobahn, capolavoro seminale della musica elettronica. L’Interporto di Parma comincia la sua attività. Due prodotti iconici della cultura pop, un’infrastruttura votata all’intermodalità. Cosa li accomuna, oltre la data di nascita? Di certo una profonda connessione, un’affinità elettiva, con la natura intrinseca dell’attività logistica. La soluzione di un problema complesso in un piano ordinato, attraverso una visione d’insieme rispetto all’obiettivo da raggiungere, nel primo caso; la gestione dei vari flussi che attraversano uno spazio nel secondo. 

Ma i recenti festeggiamenti per i primi cinquant’anni di CEPIM hanno offerto anche l'occasione per confrontarsi con la cultura “alta”. La musica classica, di cui la città di Parma è capitale riconosciuta, il Teatro Farnese, i musei del complesso monumentale della Pillotta. Segno di un rapporto solido con il territorio, di cui l’infrastruttura si candida ulteriormente a polo di sviluppo e innovazione. 

I due giorni di celebrazioni del primo mezzo secolo dell’interporto di Parma non a caso si sono aperti all’insegna del futuro. L’inaugurazione del nuovo terminal ferroviario rappresenta infatti un salto di qualità sotto l’aspetto immediatamente operativo garantendo, al contempo, l’espansione di un ecosistema tecnologico pronto a confrontarsi con le sfide dei prossimi anni in tema di digitalizzazione e transizione. L’obiettivo è diventare leva per la crescita dell’intermodalità, al centro delle politiche di sostenibilità considerate strategiche per l’Ue. 

In quest’ottica si inscrive anche la firma dell’accordo con il Gruppo Ferrovie per il potenziamento del fascio base che l’anno prossimo porterà ad un ulteriore step di crescita: l’elettrificazione che porterà Parma ad essere riconosciuta come stazione della rete merci nazionale. «L’operazione rappresenta il primo passo verso l’individuazione di nuovi orizzonti, con la possibilità di realizzare altri binari,» conferma Christian Colanieri, direttore della Direzione Strategie e Pianificazione Sviluppo Infrastrutture di RFI. «Insieme andiamo a creare un gruppo di lavoro per migliorare i processi, puntando a offrire un servizio a tutto il sistema regionale». 

Azioni e propositi che intanto devono confrontarsi con il contesto congiunturale. Il rallentamento dei tassi di crescita dello shift modale, la preoccupazione per l’eliminazione dei contributi pubblici al settore ferro, le difficoltà operative dovute agli interventi sulla rete. 

Il rischio evidenziato più volte nel corso del momento di dibattito organizzato da CEPIM – “Sviluppo sostenibile: il ruolo degli interporti nella logistica del futuro – è paradossale: avere una rete ferroviaria perfetta ma le aziende che dovrebbero usarla in crisi. Prospettiva che va affrontata un po' buttando il cuore oltre l’ostacolo, un po' lavorando all’efficientamento delle risorse a disposizione, cominciando dalla valorizzazione del rapporto pubblico-privato. 

«Il traguardo, con la messa a regime del sistema di monitoraggio e gestione dei flussi Elodie, con la partecipazione del MIT è fare del CEPIM un serbatoio pronto a ricevere e soddisfare le esigenze logistiche, anche con servizi a valore aggiunto, del sistema produttivo,» sintetizza l’Ad Fabio Rufini.  

Uno sforzo che potrebbe trovare uno strumento utile nella prossima riforma del settore interportuale su cui il presidente di UIR, Matteo Gasparato, ha dato un giudizio tutto sommato positivo. «L’importante è scavallare una norma che ha trent’anni,» spiega. «Certo, il nuovo testo, visto dalla nostra prospettiva presenta aspetti critici. Eppure ci sono elementi: il ruolo dell’infrastruttura interportuale, lo snellimento amministrativo e la sburocratizzazione, alcuni criteri di programmazione, che ne rendono auspicabile una rapida approvazione».

GG
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