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Cepim, un nuovo terminal per i 50 anni

 


Mezzo secolo di vita e per regalo il completamento del nuovo terminal ferroviario. Il 2024 sarà un anno indimenticabile per CEPIM – Interporto di Parma, a coronamento di un primo semestre di ulteriore aumento del fatturato. «Dopo tanti anni di preparazione portiamo a termine un importante intervento infrastrutturale che rappresenta solo un punto di partenza verso una nuova fase di consolidamento» spiega l’Ad Fabio Rufini. 

Quali obiettivi perseguirete con l’arrivo del nuovo terminal? 

Ci mettiamo al passo con tutta una serie di dotazioni strutturali e tecnologiche che da tempo stava attendendo tutto il tessuto industriale e logistico della regione. I binari a standard europeo, la piattaforma digitale, il ricorso all’automazione: sono tutti elementi qualificanti che nell’arco dei prossimi tre – quattro anni possono portarci a raddoppiare ulteriormente gli utili, rendendoci ancora più centrali rispetto alle politiche europee basate sul passaggio dalla gomma al ferro. 

Quali mercati ambite a servire? 

Con binari da 900 metri andiamo oltre il minimo fissato dagli standard europei. Questo ci permetterà operazioni molto più veloci che hanno già attirato l’attenzione di molte compagnie ferroviarie, sia nazionali sia internazionali che puntano a sviluppare nuovi collegamenti o a consolidare quelli già in essere con il Nord della Germania, la Francia, l’Europa dell’Est, con proiezioni ulteriori verso la pianura padana e il Sud Italia. Di fatto, con l’eliminazione dei limiti strutturali legati al vecchio terminal diventiamo una cerniera logistica che consentirà un importante sviluppo di traffici e relazioni. Prima potevamo accogliere non più di tre treni, oggi possiamo comporre quattro coppie giornaliere. È un cambio di scenario enorme. 

Dopo l’inaugurazione del terminal, quali sono le attività successive? 

L’implementazione per raggiugere il massimo regime sarà graduale, a cominciare dall’impiego del nuovo personale. Attualmente abbiamo una interlocuzione con un importante soggetto ferroviario nazionale. L’obiettivo è creare una partnership in grado di saturare le potenzialità della nuova infrastruttura nel più breve tempo possibile. L’idea è di essere pronti entro il 2026, anno in cui gli adeguamenti della rete nazionali, ci permetteranno di operare fin da subito con tutte le carte in regola in termini di efficienza, velocità e capacità di traffico. 

Quale soggetto andrà a gestire il terminal? 

Sarà CEPIM. Nel caso di chiusura della partnership di cui sopra, creeremo una società ad hoc in cui comunque l’Interporto ricoprirà un ruolo di coordinamento e gestione dei rapporti commerciali. Poi bisognerà considerare la questione delle manovre, con la richiesta dell’ART di espletare una gara. In realtà, nel corso del 2025 con il potenziamento del fascio base necessario per attivare la rete elettrica sarà possibile per gli operatori giungere direttamente in terminal con la motrice, con il vantaggio di non dover più pagare per la rete primaria e quella secondaria. L’anno prossimo, di fatto, diventeremo stazione Interporto di Parma e saremo presenti sull’orario generale delle ferrovie come scalo merci. Il riferimento non sarà più Castel Guelfo ma Parma. 

Riguardo le nuove tecnologie per rendere più fluida l’operatività? 

Su questo punto abbiamo giocato d’anticipo individuando fin da subito le esigenze e gli strumenti di cui avevamo bisogno. In cofinanziamento con il MIT abbiamo adottato una soluzione che ci permette l’analisi automatica dei mezzi che arrivano nella nostra struttura. Attraverso un portale che sarà realizzato l’anno prossimo ogni veicolo sarà scansionato e i dati del container memorizzati, evitando di bloccare ulteriormente il flusso in entrata e in uscita. Inoltre, in accordo con Telepass useremo i dati a disposizione per gestire in maniera predittiva l’arrivo dei mezzi pesanti in concomitanza con l’arrivo effettivo dei treni. Anche questo dovrebbe rendere più semplici ed efficienti le operazioni di carico e scarico.
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