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Cantieristica navale, le proposte del report Draghi

 




Mantenere la base industriale più complessa e ad alto valore aggiunto. Riaffermare la leadership nel settore traghetti, nel trasporto dell’energia e nelle navi da ricerca. Conquistare il primato globale nella produzione di tecnologie galleggianti e nella fornitura di navi per l’installazione e la manutenzione dell’eolico offshore
Sono alcune delle proposte riguardanti il settore navalmeccanico europeo contenute nel rapporto “The future of European competitiveness” presentato da Mario Draghi. 

Il documento, nato su iniziativa della Commissione, delinea una strategia complessiva per garantire la futura competitività dell’Ue in un contesto geo-economico sempre più concorrenziale: oltre 170 proposte, per una spesa in investimenti aggiuntivi per almeno 750-800 miliardi di euro, pari a quasi il cinque per cento del prodotto interno lordo dell’UE, che riguardano da vicino anche il settore dei trasporti. 

Per quanto riguarda la cantieristica l’analisi delle difficoltà del vecchio continente è messa nero su bianco. “L’UE è diventata (come gli Stati Uniti) nel corso degli anni completamente dipendente dall’Asia per la costruzione navale mercantile, con una quota del 94%,” sottolinea il report. “Inoltre, il 96% dei container marittimi è attualmente prodotto in Cina. Oltre alla costruzione navale commerciale, questa situazione potrebbe anche influenzare la costruzione navale militare, dati gli elevati collegamenti tra questi due segmenti”. 

Sotto accusa i sussidi mirati forniti al comparto in altre regione del mondo, “in particolare alle società integrate verticalmente e di proprietà statale”. Con un impatto distorsivo particolarmente che si riflette nella determinazione dei costi finali: i concorrenti asiatici possono offrire prezzi fino al 30%-40% più bassi rispetto all’UE

Allo stesso tempo, denuncia il documento, “l’UE fa uso limitato di strumenti difensivi e gli Stati membri promuovono raramente fattori diversi dai costi nelle procedure di appalto pubblico”. 

Una delle strategie suggerite:“sfruttare le sinergie con la produzione industriale per la difesa e il sostegno pubblico fornito per le tecnologie a doppio uso, considerare le condizioni negli strumenti finanziari dell’UE o gli incentivi fiscali per gli armatori per acquistare navi prodotte in Europa ed estendere gli strumenti finanziari e politici dedicati ai progetti di energia rinnovabile a navi specializzate”. 

Leggi su Porto e Interporto l'approfondimento sulle ragioni della crisi della cantieristica


Nel capitolo dedicato ai trasporti l’ex governatore della Banca d’Italia si occupa anche delle modalità di trasporto ferroviario ed aereo, con un focus particolare anche sulla formazione della futura forza lavoro e sulla decarbonizzazione dei settori “hard to abate”. 

Sull’attuale meccanismo dell’ETS, ad esempio, mette sull’avviso circa “il rischio di un trasferimento di attività dai centri di trasporto dell’UE a quelli nel vicinato a meno che non si trovino soluzioni efficaci per garantire condizioni di parità a livello internazionale (nel contesto dell'Organizzazione marittima internazionale (IMO) e dell'Organizzazione dell'aviazione civile internazionale (ICAO))”. 

Un ampio approfondimento su tutti i punti toccati dal report sarà pubblicato nel prossimo numero di Porto e Interporto.

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