AGOSTO 2024 PAG. 38 - La geopolitica influenza gli accordi commerciali
Il 21 marzo, con 211 voti contrari e 44 voti favorevoli, la Camera alta della Francia ha respinto il disegno del governo della Repubblica che prevedeva di approvare il CETA. Lo scenario francese ha innescato notevoli preoccupazioni per il futuro dell’accordo che è stato approvato in via provvisoria nel settembre del 2017 ma che per essere pienamente operativo richiede la ratifica di tutti i 27 Paesi dell’Unione europea. Il CETA è l’accordo economico e commerciale di libero scambio tra il Canada e l’Unione europea e la sua attuazione definitiva potrebbe innescare importanti opportunità economiche per l’Europa e per l’export dei prodotti italiani in Canada. Le difficoltà di approvazione del CETA risiedono nella natura mista dell’accordo che contiene aspetti giuridici, commerciali e tecnici molto dettagliati. Il CETA prevede una serie di disposizioni sugli investimenti internazionali e l’accesso ai mercati locali che rientrano nelle competenze sia dell’Ue che dei suoi stati membri. I meccanismi di protezione internazionale degli investitori, l’accesso al mercato e agli appalti pubblici e il sistema giudiziario che regola gli investimenti internazionali hanno innescato numerose criticità e analisi geopolitiche spesso avallate da fake news. Ad oggi solo 17 dei 27 Parlamenti individuali dei Paesi europei lo hanno ratificato e numerose realtà statuali stanno prendendo tempo, utilizzando l’accordo anche per provocazioni di politica interna e per ricatti di carattere internazionale. A Cipro il Parlamento ha rispinto l’accordo nel 2020, con i partiti di maggioranza schierati accanto agli agricoltori impauriti di perdere una fetta di mercato, mentre in Italia il governo continua ad opporsi al CETA per puro principio ideologico, nonostante l’accordo abbia generato importanti ricadute economiche per gli esportatori del settore agroalimentare. Il recente rifiuto francese ha allarmato gli esperti di business internazionale che richiamano all’analisi dei dati e ad un approccio politico privo di demagogia. Il commercio bilaterale tra Francia e Canada è aumentato del 51% tra il 2017 e il 2023, dimostrando concretamente i vantaggi economici che possono innescarsi. Le proteste degli agricoltori francesi all’inizio dell’anno hanno polarizzato l’opinione pubblica e la classe politica ha deciso di schierarsi con i manifestanti, consapevoli di poter perdere voti in occasione delle prossime sfide elettorali. Numerose organizzazioni ambientaliste e di produttori agroalimentari hanno allarmato la cittadinanza di tutta Europa con la paura di una grande ondata di prodotti canadesi nel vecchio continente. Tale ondata non si è mai materializzata e a ben guardare i dati è accaduto esattamente il contrario. Nell’anno 2023 il Canada ha esportato 1,4 milioni di tonnellate di carne bovina in Europa mentre i produttori e gli allevatori europei hanno esportato in Canada ben 14 milioni di tonnellate di carne bovina. I produttori di formaggi europei inoltre, molti dei quali francesi ed italiani, hanno utilizzato appieno la quota di esportazione stabilita dal CETA, esportando ben 19 milioni di tonnellate. La disinformazione generata dai social media ha alimentato lo scetticismo nei confronti del CETA riproducendo gli allarmanti scenari già presentatesi con l’accordo con gli Stati Uniti e con i Paesi del Mercosur. La geopolitica influenza sempre più il commercio globale ed è divenuta la preoccupazione principale per numerose realtà industriali occidentali, secondo i dati del 2024 pubblicati dall’Allianz Global Survey. Gli esperti economici e gli analisti finanziari richiamano le realtà istituzionali europee a comprendere l’importanza di creare sincere sinergie tra realtà statuali con le stesse visioni politiche. Canada e Unione europea continuano a lavorare a stretto contatto nella promozione dello stato di diritto, dei diritti umani e per un commercio internazionale equo e giuridicamente controllato. I politici canadesi sperano che in Europa torni a prevalere il buon senso e invitano ad analizzare i dati della bilancia commerciale prima di decidere cosa fare con il CETA.
Domenico Letizia