Header Ads

LUGLIO 2024 PAG. 28 - Litio: geopolitica e distruzione delle risorse idriche

 

Litio: geopolitica e distruzione delle risorse idriche

Le istituzioni europee, l’Accordo di Parigi e il nuovo piano green per i trasporti sostenibili hanno posto al centro dell’attenzione mediatica internazionale l’accesso alle terre rare per la produzione di tecnologie energetiche green, auto elettriche e una nuova mobilità urbana e pubblica sostenibile. Da qualche anno si sono gettate le basi per la diffusione di nuovi approcci agli spostamenti che si focalizzano appunto sulla mobilità di tipo elettrico. I Paesi occidentali stanno centrando l’attenzione sull’accesso al litio, minerale essenziale per la produzione di batterie per le auto elettriche. L’estrazione, la produzione e lo stoccaggio di questo prezioso minerale comportano dei costi, economici e ambientali, non indifferenti, soprattutto per ciò che concerne le ingenti risorse idriche utilizzate nelle varie fasi della sua lavorazione. Secondo gli esperti del Centro Studi Idro-strategici “Ab Aqua”, servono 1,8 milioni di litri di acqua per estrarre una tonnellata di questo minerale. La corsa al litio non farà altro che sottoporre ad ulteriore stress idrico innumerevoli comunità umane stanziate in prossimità dei siti estrattivi. Secondo alcuni studi, l’estrazione del litio passerà dalle 130.000 tonnellate del 2022, alle 500.000 tonnellate entro la fine del decennio. Si tratta di cifre davvero notevoli, in grado potenzialmente di espandere in maniera incontrollata lo stress idrico per far fronte alle nuove esigenze estrattive e industriali.  

Tali processi intensificheranno i consumi idrici per le attività estrattive, aggiungendo un nuovo problematico capitolo nella corsa dell’uomo al consumo di acqua, impedendo contemporaneamente che l’acqua possa essere utilizzata anche per altri scopi, poiché una volta impiegata nelle miniere, le compagnie minerarie dotate di impianti di purificazione delle acque sono ancora oggi molto poche. I cosiddetti usi minerari dell’acqua portano infatti a gravi impurità minerali, causando l’accumulo di altri solidi nel liquido come risultato delle attività delle società minerarie. In sostanza, se l’acqua utilizzata non viene sottoposta ad adeguati trattamenti purificativi, non è più utilizzabile e, anzi, può costituire una grave minaccia per le infiltrazioni nocive nelle falde acquifere. 

Le ricerche del World Resources Institute (WRI) hanno riportato all’attenzione pubblica dei dati considerevolmente preoccupanti: almeno il 16% delle miniere, dei depositi e dei distretti globali di minerali critici situati sulla terra si trova in aree con elevati o estremamente elevati livelli di stress idrico di base. In queste località, almeno il 40% dell’approvvigionamento idrico è necessario per soddisfare la domanda esistente, il che significa che esiste già una forte competizione per l’acqua tra le esigenze dell’agricoltura, dell’industria e delle utenze domestiche. Già così a volte gli ecosistemi d’acqua dolce non bastano, figurarsi se a ciò si devono aggiungere le esigenze dell’industria mineraria. Materiali e metalli come litio, cobalto, grafite e rame sono indispensabili per lo sviluppo tecnologico e innovativo dell’industria nella nostra contemporaneità, ma tra i rischi più sottovalutati di queste pratiche c’è la correlazione con l’acqua. L’attenzione delle organizzazioni ambientaliste e dei ricercatori universitari è sulle acque reflue minerarie che di solito hanno alti livelli di solidi sospesi e possono essere incredibilmente acide. È facile trovare metalli, metalli pesanti, composti organici e metalloidi come ferro, arsenico e manganese nelle acque reflue provenienti dalla lavorazione delle compagnie minerarie. In alcuni casi, soprattutto per le imprese minerarie, le acque reflue possono essere di natura altamente salmastra. Nel prossimo futuro, il combinato disposto rappresentato dal contenimento dei costi e dalla preservazione delle risorse idriche incentiverà aziende e laboratori ad investire molte risorse per perfezionare nuovi modelli nella ricerca del litio. “Urge dunque trovare una soluzione tecnologica e sostenibile in grado di continuare l’estrazione e la produzione di litio senza tuttavia compromettere la tenuta idro-ambientale di intere regioni”, rilanciano gli esperti Centro Studi Idro-strategici “Ab Aqua”.

Domenico Letizia

Immagini dei temi di Bim. Powered by Blogger.