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LUGLIO 2024 PAG. 24 - Il Piano del Mare per le future scelte strategiche del Paese

 

Il Piano del Mare per le future scelte strategiche del Paese
La grande novità dell’istituzione di un ministero dedicato al mare e alle sue attività è stato un primo passo importante. La fase successiva: rimpolparlo, dargli contenuti, competenze, strategie è tuttora in atto. Un processo complesso, incentrato, a sua volta, attorno ad un architrave: il Piano del Mare, licenziato lo scorso anno, che fungerà da matrice per gli sviluppi successivi. PORTO&interporto ne parla con il Contrammiraglio Rosario Marchese che nella sua veste di Consigliere del ministro per le politiche del mare ha seguito da vicino la gestazione del documento.    

Perché partire proprio da un Piano del Mare?

La premessa sta nella decisione del governo di mettere al centro della propria agenda il mare come una delle scelte strategiche su cui imperniare il futuro del Paese. Logica conseguenza è stata, la necessità di dotarsi di uno strumento strategico, che tratteggiasse le linee guida su cui basare le azioni concrete. Il Piano, approvato con delibera del 31 luglio dello scorso anno, è il frutto del lavoro portato avanti da una “struttura di missione” che insieme a dieci esperti del settore e di Consiglieri, di cui mi onoro di far parte, ha con il loro impegno intessuto una fitta interlocuzione con il territorio, declinando le esigenze rappresentate, in norme che tenessero conte delle politiche strategiche nazionali. 

Come è organizzato il Piano?      

Con il Piano si è voluto affermare e rafforzare l’azione unitaria dello Stato sul mare, valorizzando e potenziando, come già ho detto, le competenze, la passione e l’esperienza di tutti gli stakeholder della blue economy nazionale.
Il “Piano del Mare”, ha validità triennale (2023-2026), nasce proprio con questa finalità e muove nella direzione di offrire all’Italia l’opportunità di “riconoscersi”, finalmente, come Paese marittimo, promuovendo “la cultura del mare”.
È quindi un documento che può essere definito “scorrevole”, nel senso che, per espressa previsione normativa, viene aggiornato annualmente in funzione degli obiettivi conseguiti e delle eventuali ulteriori priorità individuate dal decisore politico.
In tale direzione, il CIPOM (Comitato Interministeriale per le politiche del mare), presieduto dal Presidente del Consiglio dei Ministri o dal Ministro delle politiche del mare, provvede alla approvazione del Piano del mare, con il supporto della Struttura di Missione, adotta le iniziative idonee a superare gli ostacoli e le criticità eventualmente emerse, assicurando un coordinamento che sia il più possibile aderente alle reali esigenze del comparto marittimo. Le direttrici su cui è organizzato sono sedici: 1) spazi marittimi; 2) porti; 3) rotte commerciali; 4) industria armatoriale; 5) lavoro marittimo; 6) cantieristica; 7) energia proveniente dal mare; 8) transizione ecologica del settore marittimo: 9) pesca e acquacoltura; 10)conservazione degli ecosistemi e aree marine protette; 11) cambiamenti climatici; 12)dimensione subacquea e risorse geologiche dei fondali; 13) sistema delle isole minori; 14) turismo del mare; 15) cooperazione europea e internazionale; 16) sicurezza. 

Quali sono le novità previste per la Blue economy? 

La blue economy comprende tutte le industrie e i settori economici connessi agli oceani, ai mari e alle coste, settore che genera, a livello europeo, circa 665 miliardi di euro di fatturato e quasi 4.5 milioni di posti di lavoro, mentre in Italia assicura circa 50 miliardi di euro annui e 800.000 posti di lavoro.  
Per il nostro Paese, la Blue Economy acquista un rilievo specifico non solo per le caratteristiche geografiche della Penisola, ma perché rappresenta la chiave di uno sviluppo, che supera le tradizionali dicotomie Nord e Sud e contribuisce a dare una prospettiva di lettura socioeconomica con diverse sfaccettature, che tengono conto delle eterogenee economiche locali.
Il “Sistema mare” ha segnato nel corso degli ultimi 4 anni una crescita del prodotto diretto attestandosi quest’anno come prodotto interno lordo al 9,2%, una crescita più ampia rispetto al dato medio nazionale del 6,4%. 
Per avere una idea, il suo valore diretto è una volta e mezzo quello dell’agricoltura e quasi l’80% del valore aggiunto dell’edilizia, con una base imprenditoriale di quasi 225 mila aziende e una occupazione di 921 mila addetti. Nel Mezzogiorno poi l’incidenza sul prodotto sale all’11,2% a testimonianza del ruolo di volano per la crescita di questo settore.

Quali opportunità potrebbero aprirsi?   

Voglio sottolineare che lo scorso dicembre è stato istituito il Polo Nazionale per la dimensione subacquea. L’ambiente subacqueo, ovvero la porzione d’acqua che si estende dalla superficie di mari, oceani, laghi e fiumi fino alle loro profondità nonché lo stesso fondale, costituisce una straordinaria fonte di risorse e di opportunità, ma anche un nuovo terreno d’incontro e competizione internazionale tra ambizioni e interessi diversi. I soli fondali marini si estendono su una superficie di circa 361 milioni di km2 con una profondità media di circa 3.800 metri. 
Ad oggi, solo il 20% dei fondali marini è mappato con tecniche moderne e disponiamo di una cartografia accurata e aggiornata per appena il 2%. Inoltre, l’ambiente subacqueo sta acquisendo una crescente rilevanza per la presenza di importanti infrastrutture di valenza strategica, in comparti quali quello energetico – gasdotti, oleodotti, elettrodotti – quello della comunicazione – cavi in fibra ottica che abilitano il 99% del traffico dati globale – dell’estrattivo e dello stoccaggio di anidride carbonica.
Anche in questo caso, il Mediterraneo costituisce un importante crocevia d’infrastrutture critiche internazionali e nazionali. 
Senza dubbio anche la verifica della presenza delle cosiddette “terre rare” e, in generale, di quegli elementi come il litio o il manganese sono molto importanti, ma la dimensione subacquea è davvero un campo ricchissimo se opportunamente raccordata alle risorse tecnologiche ed economiche del nostro Paese.

I prossimi appuntamenti della struttura di missione?  
Sottolineo con una punta di orgoglio che è stato istituito il Dipartimento delle politiche del mare che curerà l’attuazione delle funzioni di indirizzo e coordinamento e di promozione dell’azione strategica del Governo con riferimento alle politiche del mare. Sarà rafforzato a livello di organico e di risorse messe a disposizione. Sul lungo periodo il traguardo è quello, come afferma sempre il Ministro Musumeci, di arrivare alla costituzione di un ministero del Mare con portafoglio. L’esito naturale per dare corso a questo cambio di paradigma che stiamo cercando di effettuare attorno al ruolo del mare per lo sviluppo futuro dell’Italia.

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