LUGLIO 2024 PAG. 20 - La Sicilia può diventare hub per le fonti rinnovabili
La transizione energetica rappresenta un’opportunità per i territori connotati da vocazione logistica. I discorsi avviati da alcuni anni a questa parte sul ruolo di hub di distribuzione per le fonti rinnovabili da affidare a parte del nostro sistema portuale ne rappresentano solo un esempio. In quest’ambito per la Sicilia la sfida diventa cruciale. La più grande isola del Mediterraneo gode di una posizione strategica e nel settore energetico ricopre già un ruolo di primo piano. Con Roberto Sannasardo, Energy Manager della Regione Sicilia, approfondiamo i temi della riconversione alle nuove tecnologie e le iniziative messe in campo dall’ente regionale.
Qual è la tecnologia su cui la Regione sta puntando maggiormente?
Guardiamo con attenzione a tutte le soluzioni in campo. La Sicilia ha già fatto passi importanti nel segmento del fotovoltaico e dell’eolico on-shore. Il prossimo step è sviluppare progetti, competenze, iniziative nell’ambito off-shore nel quale la nostra isola può giocare un ruolo importante. Dagli studi condotti lo Stretto rappresenta una delle zone più attrattive per lo sfruttamento di questa particolare tecnologia.
Cosa serve per sviluppare le potenzialità dell’off-shore?
Bisogna sviluppare una filiera progettuale, produttiva e industriale incentrata sulle peculiarità del Mediterraneo. Nel Nord Europa, per fare un esempio, sono utilizzati piloni in cemento particolarmente alti, impiantati sul fondo del mare. Questa soluzione alle nostre latitudini non è applicabile a causa delle alte profondità. Dunque serviranno impianti galleggianti le cui caratteristiche – torri alte 250 metri, base galleggiante fino a 4mila tonnellate – risultano particolarmente inquinanti nella fase di produzione. Altro fattore di cui tenere conto la velocità del vento: da noi spira in media tra i sette e i nove metri al secondo rispetto ai quindici del Mare del Nord. Questo significa che non ha senso utilizzare il modello nordeuropeo, dovremo svilupparne uno fatto in casa.
Per la Regione di tratta di una vera e propria sfida industriale…
E non possiamo vincerla da soli. A questo proposito abbiamo intrapreso una iniziativa che coinvolge i sistemi portuali dell’isola per la realizzazione di un polo logistico dedicato, con capofila Augusta, realtà che meglio di altre è attrezzata per centrare l’obiettivo. Siamo in attesa di risposte da parte del ministero. Intanto la competizione, a livello mediterraneo si sta accendendo. Spagnoli, portoghesi e francesi, specializzati nella produzione di cassoni galleggianti in cemento armato, hanno messo in moto le loro filiere industriali e logistiche. Senza dimenticare il Nord Africa, con nazioni come la Tunisia destinate a giocare un ruolo di primo piano in questo campo.
Quali sono le prospettive per lo sviluppo di una filiera dell’idrogeno?
Ad oggi produrre idrogeno verde costa molto. Sviluppare soluzioni basate su questo vettore necessita di un sostegno da parte pubblica. Anche qui sarà necessario avviare un percorso che permetta un drastico abbassamento dei costi. Il nostro Ente sta finanziando attivamente l’avvio di una hydrogen valley nelle aree produttive dismesse e stiamo ragionando per mettere a terra un centro di alta tecnologia dedicato al settore. Anche in questo caso la nascita di una filiera industriale può concorrere a risolvere la questione cruciale dei costi di produzione. Ma per riuscirci serve un ragionamento di sistema, a livello nazionale, che stento ancora a scorgere.
Intanto avete chiuso un accordo con le Università…
Percorrere nuove strade significa innanzitutto contare sulle giuste competenze.
Proprio per questo abbiamo promosso e patrocinato un accordo con le università siciliane e cinque dipartimenti di ingegneria per realizzare il primo master sull’idrogeno. Già alla fine di quest’anno avremo a disposizione i primi professionisti formati in questo settore di grande innovazione.