GIUGNO 2024 PAG. 82 - LIBRI
Sostenibilità e Corporate governance nel nuovo
contesto geopolitico, U. Tombari. Il Mulino
Nell’attuale contesto storico e geopolitico
caratterizzato da una sempre maggiore conflittualità tra Stati Nazionali, da
significativi cambiamenti climatici e da crescenti diseguaglianze
socio-economiche, avanza l’idea di un nuovo «capitalismo sostenibile»
specialmente con riferimento alle grandi imprese nazionali e multinazionali. I
più recenti interventi normativi nel diritto delle imprese sono incentrati
prevalentemente sul sostegno dei flussi di investimento verso le attività
economiche sostenibili, prevedendo regole specifiche in tema di informativa di
carattere non finanziario, di engagement degli investitori istituzionali e di
incentivi all’adozione di una prospettiva di lungo periodo nel governo
societario. Numerose sono, inoltre, le iniziative in corso che spingono verso
la transizione a un capitalismo sostenibile: non solo le azioni dell’Unione
europea (in primis la proposta di direttiva della Commissione sulla Corporate Sustainability
Due Diligence), ma anche i nuovi principi di corporate governance dell’OECD si
pongono in questa direzione. Gli interventi di hard e soft-law, a tutti i
livelli dei principali ordinamenti, restano tuttavia settoriali, rimettendo
all’interprete il necessario compito di ricondurre a sistema le regole in
vigore e in corso di adozione. Sullo sfondo resta poi il grande interrogativo
di quale sia o comunque debba essere lo «scopo» della grande impresa azionaria
in questi scenari problematici. Il volume si propone di approfondire queste
tematiche, interrogandosi, attraverso uno scrutinio analitico ed allo stesso
tempo innervato di realismo, sul ruolo che le grandi società per azioni sono
chiamate a esercitare nel prossimo futuro.
Deglobalizzazione, F.Maronta. Hoepli
Analizzata sullo sfondo della geopolitica la
globalizzazione potrebbe essere considerata come una grande scommessa e una
grande promessa. La prima, inglobare la Cina nei circuiti economico-finanziari
del capitalismo americanocentrico, apparentemente persa, la seconda,
l’universalizzazione del paradigma della democrazia liberale, sicuramente
tradita. Il risultato, oggi, si rispecchia in un ritorno della volontà di
potenza quale motore della storia. Economia e strategia entrano in un rapporto dialettico,
spesso conflittuale. Il risultato è un mondo entropico, ma non privo di logica.
“A volte la vittoria pesa come e più della sconfitta. Questo, a posteriori, si
può dire del trionfo statunitense sull’Urss, che ci ha indotto a una visione
deterministica del futuro. Un tempo risolto nell’avvento definitivo del
paradigma liberal-capitalistico, in cui la politica cedeva il posto alla
tecnocrazia e la strategia ai commerci, viatico di pace mondiale. A tale
filosofia della (non) storia abbiamo dato un nome: globalizzazione”. Di fronte
ai violenti sussulti indotti dalla crisi del primato di Washington, la
globalizzazione si svela fenomeno geopolitico, prima e più che economico.
Immersi nel secolo americano non ce ne siamo accorti, dandone per scontati i tratti:
il primato delle società liberali, la forza unificante delle interdipendenze,
la compiutezza delle economie capitalistiche. Assunti messi ora in discussione,
fuori e dentro l’America. Smontando il mito della globalizzazione come
feticcio, l’obiettivo è provare a storicizzarla e a immaginare quale mondo ci
aspetta.
Il re invisibile. C.Alemanni, Luiss UP
È stato detto che i microchip sono “il nuovo petrolio”.
Questa suggestiva definizione è tuttavia errata: i circuiti integrati
racchiudono un potere persino più grande e pervasivo di quello dell’oro nero.
Dalla fabbricazione dei dispositivi tecnologici all’esplorazione spaziale,
dalla produzione di energia atomica all’industria militare, il microchip è oggi
la tecnologia più importante e strategica al mondo. Si tratta indubbiamente del
manufatto più complesso che siamo in grado di produrre in modo seriale – quasi
mille miliardi di minuscole piastrine di silicio ogni anno attorno alle quali
ruotano interessi smisurati. Nel giro di poco più di mezzo secolo i
semiconduttori sono diventati così essenziali da essere ormai considerati come
vere e proprie materie prime. “La tesi di questo testo è molto semplice. E
ovvero che il chip sia oggi il manufatto tecnologico più determinante sul
pianeta. Quello da cui irradiano le traiettorie più rilevanti per i temi
decisivi di questo e dei prossimi decenni. I chip sono i "mezzi di
produzione" fondamentali dell'infrastruttura della computazione
contemporanea, a sua volta determinante tanto per lo sviluppo dell'intelligenza
artificiale quanto per la fattibilità della transizione energetica. E tuttavia
per la produzione di chip sono indispensabili processi estrattivo-produttivi
che consumano notevoli quantità di energia fossile, risorse minerali e
componenti chimici altamente nocivi. Conoscere il funzionamento dell'industria
dei chip e delle sue catene del valore, tra le più complesse e interdipendenti
del mondo, è oggi indispensabile non solo per comprendere cosa sia - e come
stia cambiando - il sistema della globalizzazione ma anche per scandagliare
rapporti di forza storici tra i principali Paesi del mondo. In particolare
quelli tra Stati Uniti e Cina, le due superpotenze che, proprio intorno alla
futura evoluzione dei chip, stanno giocando una partita a scacchi decisiva per
l'esito della loro rivalità. Chi guiderà nei semiconduttori avrà infatti un
notevole vantaggio competitivo rispetto all'avversario, soprattutto per ciò che
riguarda tecnologie militari basate su intelligenze artificiali destinate a
cambiare (lo stanno già facendo) il volto della guerra”.