GIUGNO 2024 PAG. 64 - Aumento dei trasporti italiani è dovuto ai vettori marittimi
“L’incidenza dei costi di trasporto sul valore delle merci esportate e importate dall’Italia è significativamente diminuita, rispettivamente al 2,5 e 3,7 per cento (da 3,1 e 4,2 per cento nel 2022), i valori più bassi dall’inizio del millennio. I costi del trasporto si sono ridotti in quasi tutti i comparti, riflettendo la debolezza della domanda – e quindi dei volumi movimentati − in un contesto di offerta di carico abbondante, soprattutto nel settore marittimo; vi ha contributo anche la flessione dei prezzi del carburante”. È quanto registrato dall’annuale “Indagine sui trasporti internazionali di merci” della Banca d’Italia, ricerca campionaria condotta tra circa 170 società del settore con lo scopo di stimare i costi unitari del trasporto da/per l’Italia per modalità di carico della merce, oltre le quote di mercato dei vettori distinte per nazionalità. Nella maggior parte dei settori i noli sono tornati, in termini reali, ai livelli precedenti alla pandemia. “Gli attacchi dei ribelli Huthi nel Mar Rosso hanno provocato tra novembre 2023 e gennaio dell’anno in corso un forte rialzo nelle tariffe navali container, parzialmente rientrato nel trimestre successivo; l’aggravio di spesa per le importazioni italiane dovrebbe verosimilmente risultare limitato”. La riduzione dei noli è stata la principale determinante della flessione (quasi esclusivamente concentrata nel comparto navale) del disavanzo dei trasporti mercantili nella bilancia dei pagamenti dell’Italia (sceso a -9,9 miliardi di euro, dal massimo storico di -14 toccato nel 2022). “Vi ha contribuito in parte anche l’aumento della quota di mercato dei vettori italiani nel settore marittimo cresciuta da 13,9% al 15,8%. Questo ha più che compensato i cali registrati nella strada – dove il peso dei vettori residenti è sceso al 20,2 per cento, rimanendo al di sopra del minimo toccato nel 2020 − e nell’aereo, in cui la quota è ulteriormente diminuita toccando un nuovo minimo (12,5%). In un contesto di riduzione della flotta controllata dagli armatori italiani, l’incremento del peso di questi ultimi nell’interscambio dell’Italia è andato a scapito della movimentazione “estero su estero”.
Trasporto container
I noli rilevati nell’indagine, in dollari per TEU e al netto dei servizi ausiliari, hanno registrato nel 2023 una riduzione di entità assai rilevante. La flessione, iniziata già nella seconda metà del 2022, ha riguardato tutte le aree geografiche e li ha riportati sui livelli precedenti gli eccezionali rialzi del biennio 2020-21. Vi hanno inciso il significativo rallentamento della domanda di carico e l’abbondante offerta di capacità di stiva. L’andamento degli altri fattori di costo (i servizi ausiliari) e l’aumento dei carichi medi per container hanno determinato una riduzione ancora più marcata dei noli complessivi in euro per tonnellata, spingendoli in termini reali sui livelli minimi degli ultimi venti anni.
Trasporto navale bulk
Le quotazioni del trasporto navale bulk – che interessa perlopiù le importazioni – hanno registrato un lieve calo per il settore liquido (in particolare per i prodotti chimici, che includono il gas naturale liquefatto), anche in relazione a volumi sostanzialmente stabili rispetto all’anno precedente. La contrazione è risultata invece più consistente per il bulk solido, soprattutto per le granaglie (circa il 30 per cento), in connessione con la minore domanda di materie prime. Ciò ha anche attenuato l’effetto sui noli derivante dal perdurante conflitto nel Mar Nero, che ha invece indotto uno spostamento degli scambi verso le modalità terrestri. I costi medi navali bulk (inclusi i servizi ausiliari) all’importazione si sono ridotti anche in termini reali, pur rimanendo su livelli elevati nel confronto storico, in particolare per quelli liquidi.
General cargo e Ro-ro
Nel 2023 i costi medi per tonnellata, comprensivi dei servizi ausiliari, per la categoria più rilevante del general cargo (trasporto di “impianti, macchinari e mezzi di trasporto”) sono diminuiti in termini sia nominali sia reali. I noli bulk sono diminuiti, soprattutto nel comparto delle rinfuse solide. Anche i costi navali general cargo sono calati collocandosi su valori inferiori alla media dell’ultimo ventennio. Nelle restanti tipologie (“tubi e materiali metallici” e “prodotti chimici, materiali da costruzione, prodotti forestali”) il calo è risultato ancora più pronunciato, tra il 25 e il 30 per cento in entrambe le direzioni dei flussi, risentendo di un più debole andamento della domanda di carico. Nel comparto Ro-Ro i costi medi sono invece cresciuti nel 2023, ma con andamenti assai differenziati tra le aree geografiche interessate. A fronte di aumenti nelle tratte europee e da/per la Turchia, si sono registrati cali nelle rotte verso il Nord Africa e Malta.
Trasporto gas metano
Nel 2023 i costi sono in media aumentati di circa il 30 per cento, risentendo in particolare della eccezionale crescita di quelli relativi alla tratta con la Russia. Al netto di tale fornitore, che ormai riveste un ruolo minoritario per gli approvvigionamenti di gas naturale dell’Italia, l’incremento sarebbe stato del 7,7 per cento, trainato da quello relativo alle importazioni dal principale paese controparte, l’Algeria
Quote di mercato dei vettori
Nel 2023 le quote di mercato per nazionalità mostrano nel settore container la permanenza al primo posto delle società armatoriali a capitale di controllo svizzero, mentre nei comparti bulk e nel general cargo continuano a prevalere rispettivamente gli armatori greci e quelli turchi. Nel settore Ro-Ro la quota più elevata, salita al 60 per cento, spetta agli italiani, il cui peso risulta però limitato nelle altre componenti o addirittura marginale come nel caso dei bulk solidi. La quota di mercato media complessiva dei vettori italiani, calcolata ponderando per i costi del trasporto, è cresciuta rispetto al 2022 (15,8 per cento). L’aumento è dovuto al settore marittimo, che ha più che compensato i cali registrati nella strada – dove il peso dei vettori residenti è sceso al 20,2 per cento, rimanendo al di sopra del minimo toccato nel 2020 − e nell’aereo, in cui la quota è ulteriormente diminuita toccando un nuovo minimo (12,5 per cento). In un contesto di riduzione della flotta controllata dagli armatori italiani, l’incremento del peso di questi ultimi nell’interscambio dell’Italia è andato a scapito della movimentazione “estero su estero”.
Bilancia dei trasporti mercantili
Date le basse quote di mercato detenute dai vettori italiani, la bilancia dei trasporti mercantili presenta un deficit strutturale che tra il 2002 e il 2019 si è generalmente collocato tra i 3 e i 6 miliardi di euro annui, con oscillazioni legate al ciclo economico internazionale. A causa del forte rincaro dei noli registrato nel biennio 2021-22 il disavanzo ha toccato un picco negativo di 14,0 miliardi nel 2022; nel 2023 esso si è ridotto a 9,9 miliardi9 (-0,5 per cento del PIL). Il miglioramento è principalmente legato al calo dei costi medi ed è quasi esclusivamente concentrato nel comparto navale, anche grazie all’aumento delle quote di mercato dei vettori nazionali in tale settore.
Trasporto stradale
Nel 2023 i costi medi stradali per tonnellata per entrambe le direzioni dei flussi commerciali si sono ridotti (in termini nominali) di circa il 7 per cento, pur restando su valori elevati nel confronto storico. Vi hanno inciso il calo dei prezzi dei carburanti e, soprattutto, la contrazione dei volumi movimentati dovuta alla debolezza della domanda. La riduzione ha interessato in misura maggiore i carichi parziali e ha riguardato quasi tutte le aree geografiche.
Trasporto ferroviario
Nel 2023 i costi medi sono nel complesso lievemente calati all’esportazione e aumentati all’importazione. A fronte di questi andamenti medi, vi è stata ampia variabilità a livello geografico: i noli sono rincarati, soprattutto per i flussi in entrata, nelle tratte con l’Europa orientale, i Balcani e − in particolare − la Russia e i paesi baltici; di converso, sono diminuiti o hanno registrato una dinamica più debole nelle tratte con i restanti paesi dell’Unione europea, beneficiando del minor costo della trazione stradale di appoggio a tale modalità di trasporto.
Trasporto aereo
I costi medi hanno registrato una riduzione marcata, di circa il 30 per cento, che li ha riportati su livelli prossimi a quelli precedenti la pandemia, soprattutto dal lato delle esportazioni. Tutte le aree geografiche sono state interessate dal fenomeno, sia pure con intensità diversa a seconda della domanda di carico, che è stata comunque generalmente debole; i cali più forti hanno riguardato i paesi asiatici e americani. In termini reali i costi medi hanno raggiunto livelli inferiori alla media degli ultimi venti anni.
Red.Mar.