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GIUGNO 2024 PAG. 40 - Deflagging, conseguenze drammatiche per l’occupazione

 

Deflagging, conseguenze drammatiche per l’occupazione

La crescita della quota di flotta italiana passata sotto bandiera estera preoccupa il presidente di USCLAC-UNCDIM-SMACD, Claudio Tomei. «Le conseguenze sotto l’aspetto occupazionale possono diventare drammatiche» sottolinea a PORTO&interporto, illustrando le principali tematiche su cui il suo sindacato è impegnato in questo periodo. 

Deflagging e rischi occupazionali. A cosa è dovuto questo fenomeno?    

Gli ultimi dati sulla flotta italiana sono chiari: la quota passata sotto bandiera estera è aumentata dal 36,4% al 40,83%. E non si tratta di scelte di comodo. L’opzione per i paesi classificati nella “white list”, Malta, Cipro, Portogallo, è dovuta alla pesantezza della nostra burocrazia. L’Italia, pur con meccanismi fiscali vantaggiosi, risulta comunque meno competitiva in un mercato marittimo globale, in cui la concorrenza si gioca sempre più su innovazione e qualità dei servizi. Il rischio sul piano occupazionale è concreto e riguarda non solo il personale navigante ma tutta la filiera – si pensi alla parte amministrativa – anche a terra. Serve un intervento sistematico di semplificazione delle procedure che allinei gli aspetti burocratici della nostra industria marittima ai grandi cambiamenti che stanno trasformando il mercato internazionale.  

Una competitività che va recuperata a partire da una migliore qualità del lavoro marittimo. Perché chiedete una revisione delle tabelle di armamento? 

È una necessità che abbiamo fatto presente alle due audizioni parlamentari cui abbiamo partecipato. È evidente che le competenze dei marittimi a causa delle novità emerse sotto l’aspetto tecnologico, organizzativo e normativo siano notevolmente cambiate nel corso degli ultimi decenni. Eppure le tabelle sono rimaste invariate. Il carico di lavoro e i percorsi formativi delle varie figure professionali a bordo, dai comandanti agli ufficiali fino ai sottoufficiali e ai comuni, vanno bilanciati meglio per non uscire fuori mercato rispetto al personale non italiano. Qualità e sicurezza, elementi essenziali nel business dello shipping, sono prodotti a bordo. E per farlo è necessario anche abbassare l’età degli equipaggi per contare su un personale in grado di rispondere al meglio ai profondi cambiamenti che investono a ondate questo tipo di attività. Da qui la lunga battaglia che stiamo perseguendo sul riconoscimento del “lavoro usurante”. 

Come sta andando?     

Sono almeno venti anni che ci confrontiamo con tutte le forze politiche su questo tema. Nel 1993, la prima lista dei lavori usuranti includeva anche i marittimi imbarcati. Nel 1999 questa categoria di lavoratori è stata esclusa in modo, mi permetta di dire, inspiegabile. È chiaro che in caso di emergenza a bordo i tempi di reazione, in una realtà che, lo ripeto, non può fare a meno di sicurezza ed efficienza, dipendono molto anche dall’età e dalle condizioni fisiche di chi è coinvolto nelle operazioni. Tra l’altro, abbassare l’età media degli equipaggi, permetterebbe anche un maggior turn over, e quindi più possibilità di garantire lavoro ai giovani. Purtroppo non siamo ancora riusciti a centrare l’obiettivo.     

Un’altra battaglia. Il diritto di voto…

La situazione in cui si ritrova un marittimo imbarcato che voglia esercitare il diritto di voto è a dir poco scoraggiante. Di fatto siamo una categoria per la quale votare diventa una vera e propria impresa. Intanto, se la nave viaggia all’estero il diritto è semplicemente precluso. Per chi invece si trova all’attracco in un porto italiano, quando differente dal comune di residenza, cosa che succede praticamente sempre, risulta sempre difficile individuare il seggio di competenza. Bisognerà passare prima in Capitaneria per informarsi, poi raggiungere la sede designata. A Genova abbiamo organizzato un servizio per favorire i trasferimenti via terra ma, in altre realtà, è complicato. Perché allora non affidarsi alla tecnologia? Le soluzioni digitali per votare a bordo ci sono tutte. Quanto alle questioni di responsabilità, su questi “seggi naviganti”, perché non affidarsi al comandante della nave? 

Quali sono i prossimi impegni di USCLAC?

In questo periodo saremo impegnati nel rinnovo del contratto nazionale. Di certo continueremo la battaglia sul lavoro usurante, puntando a garantire alla professione del marittimo i giusti riconoscimenti.

Red.Mar.

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