GIUGNO 2024 PAG. 30 - Il mondo dei porti passa per la formazione specializzata
Se c’è un mondo che ha fatto proprio il concetto di transizione, è quello del mare. Sia per quanto riguarda le nuove normative internazionali in tema di emissioni nocive, sia per ciò che concerne le nuove costruzioni navali, che continuano a essere il perno della logistica e del commercio globale. Una trasformazione silente, fuori dai varchi portuali, che però ha enormi ricadute in termini economici e sociali. La formazione diventa un pilastro, nel momento in cui nuovi carburanti si affacciano all’orizzonte, e dove la digitalizzazione è ormai parte integrante del processo di smistamento delle merci, oltre che della lettura dei dati. Per riassumere tutto questo, la Fondazione Accademia Italiana della Marina Mercantile di Genova ha intrapreso una lunga strada di analisi, svolta insieme all’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale (La Spezia e Marina di Carrara), l’AdSP del Mar Ligure Occidentale (Genova e Savona-Vado), e le principali sigle sindacali. Il progetto dello studio, iniziato nel 2022, aveva come obiettivo quello di osservare i maggiori trend del settore portuale, connessi e conseguenti alla digitalizzazione, e comprendere quali ruoli e contributi la formazione possa apportare in questa cornice.
Il rapporto, presentato il 20 giugno a Genova, si è articolato nell’analisi dei fabbisogni formativi, grazie al lavoro congiunto con i terminal portuali di Genova e Savona, e con l’erogazione di percorsi multilivello rivolti al personale dei terminal stessi, che rischiano di restare tagliati fuori da una transizione digitale ormai assodata. Il disegno di indagine è stato progettato per rilevare informazioni da un duplice e interagente punto di osservazione: la prospettiva dei Terminal e quella del personale a diversi livelli.
La caratteristica che accomuna tutti i corsi progettati, coordinati ed erogati dall’Accademia è, infatti, l’attenzione verso tutte le fasi del percorso formativo, dall’analisi dei fabbisogni alla valutazione. Paola Vidotto, Direttore Generale dell’Accademia Italiana della Marina Mercantile: “Il lavoro svolto in collaborazione con le due AdSP, commissionato dalle stesse, è un primo passo a livello nazionale per comprendere in maniera approfondita e precisa il sentimento di chi è impegnato in questo settore professionale. Oltre a fornire le competenze necessarie a tutti i giovani che si iscrivono ai nostri corsi ITS - tra cui quello creato ad hoc, “ITS Ambito Portuale” - è necessario che il mondo della formazione sia di supporto anche a chi ha raggiunto un’età lontana dalla pensione, ma ormai matura, perché non sia soppiantato dagli strumenti tecnologici. È quindi di grande importanza che tutti siano coinvolti nel processo di transizione, perché solo lavorando tutti insieme è possibile arrivare a innovare il settore senza avere ricadute negative sul lavoro”.
L’Italia occupa un ruolo centrale nella Blue Economy. È al terzo posto in Europa con il 13,3% del valore aggiunto complessivo sul totale europeo, dopo la Spagna e la Germania. A livello italiano, la Blue Economy produce 42,4 miliardi di euro, il 3,3% del totale dell’economia nazionale. Rispetto ad altri ambiti, l’Economia del Mare è anche un settore con elevata capacità di attrazione: con una base imprenditoriale di 228.000 aziende e un’occupazione di 914 mila addetti, l’attivazione di filiera sfiora il 9% del Pil nazionale arrivando a rappresentare circa 143 miliardi di euro. Ma per capire esattamente come tutto ciò si intersechi nelle vicende sociali dei nostri territori, bisogna anche comprendere come l’automazione di determinati servizi e la digitalizzazione (sacrosanta) di molti aspetti della logistica, possano anche determinare il taglio di numerose figure professionali non più necessarie. Con una conseguente perdita di conoscenza approfondita del mondo portuale, per paradosso.
“Tra le tematiche strategiche sono presenti la transizione verde e quella digitale. La cosiddetta “bussola del digitale” auspica che entro il 2030 almeno l’80% degli adulti possieda competenze digitali di base. Per monitorare lo stato di avanzamento del programma dei diversi Paesi, l’Unione europea ha adottato l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società ”, si legge nel rapporto redatto dall’Accademia Marina Mercantile. “L’analisi dell’andamento dei diversi indicatori a livello italiano mostra uno scostamento rispetto alla media europea: nel 2023 in Italia è il 46% rispetto al 54% a livello europeo. Analogamente, la quota di popolazione italiana con competenze digitali al di sopra di quelle base è il 23% rispetto al 26% a livello europeo; la quota di popolazione con almeno competenze di base nella creazione di contenuti digitali in Italia è il 58% rispetto al 66% a livello europeo. Il monitoraggio effettuato a livello europeo evidenzia che in Italia non solo i dati assoluti, riferiti ai diversi indicatori, sono ancora lontani dai valori medi europei, ma anche che i progressi annui osservati nel contesto italiano sono inferiori a quelli previsti. La concordanza di questi fattori rischia di escludere metà della popolazione italiana dalle opportunità offerte dal digitale e dalla possibilità di esercitare la piena cittadinanza”. Il lavoro di analisi, quindi, ha avuto la grande responsabilità di fotografare il mondo esistente sulle banchine liguri, in maniera tale da poter gestire - in accordo con enti e privati - la formazione. Sia del futuro, sia della manodopera oggi già operativa.