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GIUGNO 2024 PAG. 16 - ATENA: aprirsi ad altre realtà, creare sinergie con altri mondi

 

ATENA: aprirsi ad altre realtà, creare sinergie con altri mondi

Alla chiusura del mandato rinnovato l’anno scorso Alberto Moroso completerà un ciclo di presidenza, alla guida di Atena, l’Associazione Italiana di Tecnica Navale, durato ben dieci anni. Impegnato nella programmazione dei prossimi appuntamenti che vedranno protagonista l’associazione, l’Ing. Moroso fa il punto sul futuro di Atena con PORTO&interporto. 

Qual è lo stato di salute dell’associazione?

Il mondo dell’associazionismo in generale non sta vivendo un momento facilissimo. Atena, in un quadro che risente delle varie incertezze che riguardano questa particolare fase storica, riesce comunque a mantenere un livello di impegno e produzione di dibattito scientifico abbastanza alto. Ovviamente, essendo una realtà organizzata in svariate sezioni, ci sono differenze a livello territoriale, con aree che risultano più attive di altre. Ad ogni modo credo che in questi anni si sia riusciti a perseguire un obiettivo importante, specie per una realtà molto settoriale e specialistica come la nostra: aprirsi ad altre realtà, cercare di creare sinergie con altri mondi. Il vero rischio è quello di concepirci come un mondo chiuso nei suoi rituali e nelle sue competenze specifiche. In questa direzione va, ad esempio, la possibilità che stiamo vagliando con la prestigiosa Society of Automotive Engineers di aprire una sezione navale.

Quali saranno i principali appuntamenti di Atena nel prossimo futuro?   

A fine settembre terremo l’Assemblea Annuale per fare il punto sulle cose fatte e sugli eventi che stiamo organizzando. I più importanti sono due: la quarta edizione del Convegno di Cultura Navale e Marittima e, per l’anno prossimo, la ventunesima edizione del NAV. 

Con quali obiettivi e finalità? 

Il Convegno nasce proprio dalla necessità di aprirsi ad un pubblico meno specialistico. Ne abbiamo già condotto due edizioni a Genova e una a Napoli. Quest’anno il 28 e 29 novembre ci riuniremo a Venezia proponendo argomenti un po’ meno tecnici e più orientati alla storia. Ad oggi abbiamo riscontrato l’adesione di circa 25 delegazioni. Stiamo lavorando soprattutto per coinvolgere nell’organizzazione qualche istituzione museale incentrata sul mare. D’altro canto che cos’è un museo navale se non un museo della tecnologia, posto che la nave è sempre stato, storicamente, uno dei mezzi più all’avanguardia sotto l’aspetto delle applicazioni tecniche?

Il NAV? 

Quello, invece, è il nostro appuntamento tecnico per eccellenza che, a Messina, ospiterà sia ricercatori universitari, sia esponenti del mondo industriale. La piattaforma per la presentazione e la scelta delle memorie che saranno esposte è già in funzione. Da lì emergeranno le principali tematiche che riguardano il settore navale per i prossimi anni: dai nuovi materiali agli studi di fluidodinamica, dai carburanti alternativi all’applicazione delle tecnologie digitali. Un momento importante per la comunità degli esperti italiani che avrà modo di confrontarsi in modo diretto con i principali esperti e ricercatori internazionali. 

Sarà anche un modo per promuovere il territorio?  

Certamente, credo che l’ospitalità siciliana concorrerà alla piena riuscita dell’evento. Il quale va considerato soprattutto come una promozione complessiva del sistema Italia. Come dicevo prima, sebbene una nave possa essere considerata all’apparenza come un dispositivo che non racchiude più in sé il massimo dell’innovazione tecnologica, superata in questo da altri ambiti, come l’aerospaziale, è comunque un banco di prova sempre stimolante. Basti pensare a tutte le nuove implicazioni che emergono da un mondo sempre più interconnesso. Non solo sopra il mare, con le navi che riforniscono l’economia globale, ma anche sott’acqua con tutti i cavi per la distribuzione dell’energia e dei dati che stanno assumendo un valore via via strategicamente più rilevante.        

Red.Mar.

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