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GIUGNO 2024 PAG. 12 - Tra tante sfide la crescita sostenibile viene dal mare

 

Tra tante sfide la crescita sostenibile viene dal mare

Dopo la pandemia e gli shock della catena di approvvigionamento degli scorsi anni, il settore dello shipping si trova oggi ad affrontare altri ostacoli, tra cui terribili conflitti internazionali e condizioni meteorologiche estreme. In più, stiamo vivendo una minaccia senza precedenti al libero scambio, con un aumento esponenziale delle barriere unilaterali al commercio imposte da sempre più Paesi. 

Il trasporto marittimo è responsabile del trasporto di merci per un valore di oltre quattordici trilioni di dollari ogni anno. Questa crescente ondata di protezionismo crea maggiore complessità per il nostro settore e costi per gli operatori dello shipping ed i loro clienti. L’effetto di ogni barriera commerciale posta al trasporto marittimo si amplifica con un impatto negativo sul commercio internazionale e, in ultima analisi, sulla crescita dell’economia globale. 

Durante il summit di Montreal “Shaping the Future of Shipping”, organizzato a giugno dall’International Chamber of Shipping – che rappresenta oltre l’80% della flotta mercantile mondiale e che orgogliosamente presiedo dal 2022, oltre 120 leader del settore hanno invitato i governi a riconoscere gli impatti negativi che il crescente protezionismo sta avendo sul commercio globale.

Nel 2021 l’ICS ha incaricato la Harvard Kennedy School of Government di esaminare le questioni legate al protezionismo: è emerso che un taglio delle politiche commerciali restrittive potrebbe rilanciare l’economia globale di oltre il 3%. Lo studio ha anche rivelato che i Paesi ad alto reddito potrebbero vedere un aumento medio del 4,5% nelle loro esportazioni di beni se allentassero le restrizioni tariffarie e non tariffarie sul commercio. Le economie in via di sviluppo registrerebbero un aumento ancora maggiore, pari al 7%, se riducessero le restrizioni in modo “modesto ed equo”. Oltre due trilioni di dollari di importazioni mondiali sono colpiti da vincoli come questi.

Dalla pubblicazione di questo studio, si è assistito all’introduzione di nuove normative e tasse unilaterali che hanno un impatto negativo sul commercio. In Europa, le proposte EU ETS (European Union Emissions Trading System) e CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism) hanno creato sistemi che hanno ripercussioni sul libero scambio. L’Europa e gli Stati Uniti stanno inoltre proponendo di imporre tariffe massicce sui veicoli elettrici prodotti in Cina, proprio in un momento in cui si chiede al mondo di passare alle auto elettriche. Alcuni negli Stati Uniti stanno addirittura prendendo in considerazione l’idea di imporre una tariffa sulle navi che fanno scalo nei porti statunitensi solo perché sono costruite in Cina. Intanto, gli operatori del settore delle navi cisterna devono gestire l’imposizione di sanzioni da parte dei governi in risposta all’attacco contro l’Ucraina da parte della Russia. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento è una guerra commerciale, eppure il protezionismo è in aumento.

Oggi la crescita sostenibile è vista come una missione per le economie sviluppate e per le aziende più virtuose e lungimiranti in tutti i settori. Il trasporto marittimo si è posto obiettivi ambiziosi, ma un quadro normativo internazionale adeguato è fondamentale per affrontare le sfide ambientali odierne. Inoltre, un contesto geopolitico turbolento come quello attuale rischia di rendere ancora più tortuosa la strada verso la sostenibilità. 

Tra tutte le difficoltà legate all’attuale momento storico, resta indiscusso il ruolo del trasporto marittimo nelle strategie di crescita presenti e future. Non è un caso che proprio in questi anni così difficili il mondo intero è diventato sempre più consapevole dell’importanza del settore dello shipping, e la blue economy si è ritagliata uno spazio di rilievo crescente nelle agende dei governi di tutto il mondo. Se ne è avuta recentemente prova lo scorso aprile, durante il G7 di Milano, alla quale ho avuto l’onore e la responsabilità di partecipare in qualità di Presidente dell’ICS, per discutere con i Ministri dei Trasporti dei sette Paesi dell’importanza della sicurezza e della connettività marittima e del libero scambio per l’economia globale e la transizione green. 

In effetti, la sfida della decarbonizzazione travalica i confini di qualsiasi settore o Stato, ma è chiaro che per riuscire a raggiungere gli obiettivi climatici, il mondo avrà assolutamente bisogno del trasporto marittimo. Basti pensare ai carburanti puliti del futuro: se da un lato occorre accelerare sul fronte della loro produzione, dall’altro è indispensabile che gli operatori dello shipping siano pronti ad occuparsi della loro distribuzione a livello globale. Non ci saranno nuovi carburanti per il trasporto marittimo né per nessuna industria se non ci concentriamo sul modo in cui trasporteremo questi carburanti in tutto il mondo.

Anche restringendo il campo di osservazione all’Italia, si può notare una crescente attenzione delle istituzioni all’economia del mare. Un’attenzione quanto mai giusta in un Paese come il nostro per il quale la blue economy non può che rappresentare una forza trainante, in primis in virtù della sua conformazione geografica e della sua posizione strategica nel Mediterraneo. Lo ha ribadito di recente anche il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, riferendosi in particolare al Sud Italia: il mare è un asset da sfruttare di più e meglio.

Con il Gruppo Grimaldi, ormai una multinazionale operante in circa 60 Paesi in tutto il mondo, ma da sempre orgogliosamente radicato nel Sud Italia, contribuiamo alla crescita della blue economy non solo con la nostra flotta, sempre più grande e moderna, ed i nostri collegamenti, sempre più capillari ed efficienti, ma anche con le nostre attività di logistica, consolidate attraverso la proprietà e la gestione di porti e terminal in Europa e in Africa. 

Nonostante le grandi sfide del nostro tempo, la nostra strategia in tutti questi settori resta ispirata e volta ad una crescita sostenibile, per la nostra azienda e per tutti i Paesi in cui siamo presenti. Oltre alla riduzione dell’impatto ambientale, questo significa anche adottare le migliori pratiche dal punto di vista sociale e di governance – in breve, quelle identificate abitualmente con l’acronimo ESG - Environmental, Social and Governance.

A questo proposito, fa ben sperare il fatto che, anche in assenza di una strategia ESG formale, non solo il Gruppo Grimaldi ma anche altre compagnie di navigazione sono già concretamente impegnate su questo fronte. Promuovere la diversità e l’inclusione sul posto di lavoro, praticare il riciclaggio sostenibile delle navi, lavorare per ridurre le emissioni di gas serra sono solo alcuni esempi del buon lavoro attualmente in atto.

D’altra parte, dare la priorità ai fattori ESG è una buona idea anche dal punto di vista economico. Lo testimonia l’eccellente performance del Gruppo Grimaldi, per il quale da anni procedono di pari passo da un lato i risultati economici sempre più soddisfacenti, e dall’altro gli investimenti green, in formazione e benessere delle risorse umane, in sicurezza, e nella crescita delle comunità in cui è presente.

Emanuele Grimaldi
Amministratore Delegato Grimaldi Group
Presidente ICS - International Chamber of Shipping
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