MAGGIO 2024 PAG. 14 - L’industria petrolifera italiana dimostra elevata resilienza
Il rallentamento dei traffici attraverso il Canale di Suez, causa la crisi nel Golfo di Aden, si riverbera sullo stato di salute del settore petrolifero italiano. Lo conferma una recente survey di UNEM, l’associazione confindustriale che riunisce le principali realtà del settore, in cui si registrano le molteplici criticità affrontate dalle aziende italiane e le misure adottate per mitigare gli effetti di questa crisi persistente.
“La crisi del Mar Rosso non è solo una questione economica ma ha profonde implicazioni geopolitiche - sottolinea l’associazione - La regione è un punto nevralgico per il transito del petrolio e altri beni strategici, e la sua instabilità può avere ripercussioni globali. Gli attacchi dei ribelli Houthi non solo mettono a rischio le navi in transito, ma aumentano anche i costi assicurativi e le spese di sicurezza, influenzando l’intero sistema logistico”.
Secondo i dati raccolti nel sondaggio il 78% delle aziende intervistate ha risentito in varia misura della crisi in corso. Tra i problemi operativi più comuni, il 58% ha segnalato “difficoltà nel reperire le materie prime necessarie”, con il petrolio greggio in testa (45%), seguito dal gasolio e altri semilavorati o feedstock (10%). Inoltre, il 42% degli intervistati ha riportato “un allungamento nei tempi di consegna, aggravando ulteriormente le sfide logistiche”.
Dal punto di vista economico, l’86% delle aziende ha subito aumenti dei costi di approvvigionamento. Questi incrementi sono principalmente dovuti all’aumento dei noli marittimi, che hanno colpito in particolare l’area del Mediterraneo. In dettaglio, il 45% delle aziende ha visto un aumento dei costi di trasporto compreso tra il 10% e il 20%, mentre nel 22% dei casi l’incremento ha superato il 20%. UNEM stima che l’impatto economico di questi aumenti sia di circa 2 dollari al barile, equivalenti a circa 2 centesimi di euro al litro.
Per fronteggiare queste difficoltà, il 45% degli intervistati ha modificato la localizzazione dei fornitori, privilegiando paesi come Stati Uniti, Africa e Nord Europa. Questa strategia mira a evitare le rotte che attraversano il Mar Rosso o richiedono la circumnavigazione dell’Africa, riducendo così l’esposizione ai rischi associati alla crisi. Nonostante queste contromisure, l’89% degli intervistati non si è detto preoccupato per eventuali interruzioni nei flussi di approvvigionamento, evidenziando una fiducia nella capacità del settore di adattarsi e trovare alternative valide.
Dall’analisi dei dati emerge anche una differenza di impatto tra le filiere della rivendita e logistica e quella della raffinazione e importazione dei prodotti finiti, con le prime meno colpite. Il dato si spiega con “una crescente diversificazione del mercato petrolifero, che ha sviluppato una notevole flessibilità nella scelta delle rotte di approvvigionamento”. “Come già avvenuto durante la crisi ucraina, quando il divieto di importazioni di greggio e semilavorati russi costrinse le aziende a cercare fornitori alternativi, l’industria petrolifera italiana ha dimostrato una capacità di adattamento elevata, sebbene a fronte di un aumento dei costi del prodotto finale”.
Alla luce di queste considerazioni UNEM esorta le istituzioni a monitorare attentamente la situazione. “Potenziali escalation del conflitto potrebbero aggravare ulteriormente la situazione, richiedendo interventi coordinati a livello internazionale per garantire la sicurezza delle rotte marittime e la stabilità economica”.
In conclusione, “la crisi del Mar Rosso rappresenta una sfida significativa per il settore petrolifero italiano, ma non insormontabile”.
La survey di UNEM evidenzia come le aziende abbiano già adottato diverse misure per mitigare gli effetti negativi, dimostrando una notevole capacità di adattamento.
“Tuttavia, la situazione rimane fragile e richiede un’attenzione costante sia da parte delle imprese che delle istituzioni. La capacità di reagire prontamente e di diversificare le fonti di approvvigionamento sarà cruciale per affrontare le future sfide e garantire la continuità delle operazioni in un contesto internazionale sempre più incerto. L’evoluzione della crisi del Mar Rosso sarà determinante per il futuro del commercio globale, e il settore petrolifero italiano dovrà continuare a dimostrare la sua resilienza e flessibilità per mantenere la propria competitività in un mercato in continua evoluzione”.