APRILE 2024 PAG. 16 - I grandi cambiamenti non penalizzeranno La Spezia
«Il settore della logistica si sta ridisegnando per l’ennesima volta. Se c’è una costante nelle crisi che si sono susseguite negli ultimi anni è la sua capacità ad adattarsi in maniera flessibile ed efficiente alle esigenze delle imprese». Alessandro Laghezza, alla guida dell’associazione degli spedizionieri del porto di La Spezia, sintetizza così il particolare momento storico che attraversa il comparto, senza particolari preoccupazioni per le conseguenze sui traffici italiani.
Quali possono essere le conseguenze di quest’ultima crisi nel Mar Rosso?
L’Italia e i porti dell’alto Tirreno non mi sembrano destinati a perdere la loro centralità . È chiaro che ci sono cambiamenti, con alcune grandi navi che potrebbero preferire Algeciras e Tangeri ma unità da 20mila TEU sono sbarcate anche a La Spezia. Il che significa che le compagnie si stanno adattando ai cambiamenti ma non possono disconoscere l’importanza degli hub che servono mercati strategici. Anzi ribadisco quanto già affermato precedentemente. Da questa situazione possono emergere anche opportunità interessanti. Grazie alle sue connessioni intermodali un porto come La Spezia può ribadire la sua centralità per tutto il Nord Italia. D’altronde lo confermano i traffici in crescita nell’ultimo anno.
Come associazione degli spedizionieri su quali punti state lavorando?
L’idea è ricreare una forte sinergia con tutte le componenti portuali, sia pubbliche sia private. Il termine di paragone sono le stagioni di forte crescita a cavallo tra gli anni novanta e l’inizio di questo secolo per metterci definitivamente alle spalle gli ultimi anni di appannamento. La parola d’ordine deve essere unità , la capacità di promozione di un sistema logistico che può contare su terminal efficienti e una risorsa come l’interporto di Santo Stefano per rilanciare in profondità le merci che arrivano sulle banchine. Va da sé che non bastano solo gli interventi infrastrutturali che pure l’AdSP sta portando avanti, anche il settore dei servizi, dalle dogane agli spedizionieri, deve fare la sua parte per rafforzare l’attrattività spezzina.
Una comunanza d’intenti che si allarga anche alla realtà cittadina?
Il tema del rapporto con il territorio è imprescindibile per uno scalo che si vuole davvero moderno e competitivo. C’è una responsabilità rispetto alla città in termini di lavoro e di congestione che deve per forza tradursi sotto forma di sostenibilità economica e ambientale. La realtà portuale non può essere considerata meramente per il numero di “scatoloni” che riesce a movimentare, seppure da una nave da 20mila TEU, che pure è un’eccezione a livello italiano. serve un impegno e un dialogo più profondo, su cui stiamo adeguatamente lavorando.
Quali sono le criticità che affronterebbe in via prioritaria?
C’è un elemento che metterei volentieri in evidenza. Noi parliamo moltissimo di intermodalità e ferrovie, eppure la gran parte del ciclo di trasporto si consuma su strada. Lo stato di abbandono in cui si trovano le autostrade italiane e, in particolare, quelle liguri, è preoccupante. E seppure in ritardo, i lavori di adeguamento stanno creando strozzature e rallentamenti. Di fatto stiamo pagando il conto di anni di trascuratezza. Allo stesso tempo non si può pensare di fare, sempre su questo tema, scelte e investimenti coraggiosi. La revisione della rete autostradale non può essere ricalcata su progetti pensati decine di anni fa. Vanno realizzati bypass in grado di superare eventuali criticità future. Con una battuta: per fare la cura del ferro non possiamo morire di anemia.
A livello personale, quali sono gli impegni con la sua azienda?
Stiamo proseguendo gli obiettivi ambiziosi degli ultimi anni, soprattutto sotto l’aspetto della digitalizzazione. Abbiamo investito molto in soluzioni software, derivanti dalla nostra esperienza doganale, introducendo anche figure lavorative che non sono tipiche del nostro settore. La direzione intrapresa è quella di trasformarci da spedizionieri a consulenti, con servizi a valore aggiunto. Poi c’è l’aspetto hard, costituito dai mezzi e dai magazzini. Abbiamo puntato molto sul retroporto di La Spezia dove con 25.000 mq coperti su un totale di centomila metri quadri di area rappresentiamo il maggiore operatore. Sotto l’aspetto della sostenibilità ambientale stiamo procedendo con l’abolizione del cartaceo, l’uso di mezzi elettrici, l’alimentazione con pannelli solari e la scelta di biocarburanti per i camion. C’è poi anche la sostenibilità di tipo economico e sociale che riguarda i processi operativi, la governance, i rapporti con i fornitori. Tutte scelte, insite nel DNA aziendale, che ci porteranno a presentare il nostro bilancio ESG con un anno di anticipo sul previsto.
Maurizio De Cesare