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MARZO 2024 PAG. 26 - Assiterminal, varie tematiche condizioneranno il settore

 

Assiterminal, varie tematiche condizioneranno il settore

La sostenibilità come necessità. Un processo ineludibile che caratterizzerà sul lungo termine l’azione delle varie aziende terminalistiche rappresentate da Assiterminal. Associazione che però sta seguendo varie tematiche che, direttamente o indirettamente, condizioneranno il futuro prossimo di questo anello della catena logistica italiana. A margine dei lavori di LetExpo 24, PORTO&interporto ne parla con il presidente Luca Becce

Su quale dossier è concentrata l’attenzione di Assiterminal?

C’è una serie di problematiche che seguiamo costantemente. Tralascio un attimo la discussione, a tratti un po’ stucchevole sulla riforma della governance portuale. E non perché non sia fondamentale per assicurare efficienza a tutto il sistema. Semplicemente si gioca su tempistiche più dilatate rispetto a questioni che sono davvero cogenti in questo momento e che stanno assorbendo maggiormente la nostra questione. Parlo, ad esempio, di digitalizzazione.   

A che punto siamo?

Purtroppo c’è da registrare uno stallo nei processi precedentemente avviati, in particolare nelle procedure documentali. Il risultato, preoccupante, è di trovarci con un panorama portuale caratterizzato dall’uso di piattaforme digitali completamente differenti. È curioso. Volenti o nolenti stiamo continuando ad alimentare un sistema caratterizzato da autonomie portuali svincolate dalla necessità, che pure viene spesso sottolineate, di avere un sistema coerente e omogeneo, quantomeno sul versante dell’operatività amministrativa. Stesso discorso vale per gli investimenti infrastrutturali. Si continua a intervenire senza una logica di sistema.    

Questa situazione determina difficoltà per le aziende?

Nel modo più assoluto. Anche se si aggiunge l’ulteriore difficoltà rappresentata da un documento sulle linee guida per il rilascio delle concessioni che non tiene proprio conto, al di là del ruolo sproporzionato che giocherebbe in questo nuovo assetto l’ART, delle specificità del settore. Anche qui il risultato è che nei vari porti si continua ad operare sulla base di interpretazione differenti della norma.   

Manca una linea sullo sviluppo dei porti?

È semplicemente impensabile che in alcuni scali si possano compiere determinate operazioni e in altri no. I decisori politici devono capire che per il bene del sistema Italia servono riferimenti ben ancorati, quantomeno per le realtà che rientrano nelle Ten-T. Perché poi bisogna dirselo, le sedici AdSP disegnano un’Italia dei porti estremamente variegata. Bene, è il risultato di tanti fattori. Ma almeno le banchine che rappresentano direttamente l’interfaccia con l’Europa dovrebbe operare con gli stessi strumenti.   

Sostenibilità, un costo o un’opportunità? 

Una necessità, innanzitutto. Nessuno può pensare di non dare il proprio contributo su quella che è la principale sfida per assicurare un futuro a questo pianeta. Anche perché se non si interviene il rischio dei costi sociali da pagare diventa ben maggiore alle possibili perdite economiche. Per fortuna esistono già network mondiali, anche nel nostro comparto, che già di fatto non autorizzano più investimenti nei terminal che non tengano conto di questo. Poi è chiaro, si tratta di un processo complicato che va portato avanti con intelligenza, senza pregiudizi ideologici. Sulla questione energetica, per dire, credo che la diversificazione sia la strada più corretta. Almeno allo stato attuale dell’arte. Ci sono varie strade che si stanno sperimentando. Inutile precludersi soluzioni alternative facendo scelte univoche.

Giovanni Grande

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