MARZO 2024 PAG. 17 - Welfare e sostenibilità per Interporto Bologna
«Rallentamento dell’economia tedesca. Ritardi sulle linee ferroviarie dovute ai cantieri. Parziali interruzioni dei valichi alpini. Una combinazione di fattori micidiale che sta liberando capacità di traffico nel settore autotrasporto. Con un effetto paradossale: il ritorno dal ferro alla gomma». A parlare è Marco Spinedi, Presidente dell’Interporto di Bologna che spiega a PORTO&interporto il rischio sul lungo termine di un eccesso di domanda infrastrutturale.
Che cosa la preoccupa?
Con il completamento dei progetti impostati negli ultimi anni ci ritroveremo con una serie di linee e di nodi estremamente potenziati. Con una maggiore capacità di smistamento della merce potrebbe innescarsi una competizione inattesa tra terminal ferroviari per accaparrarsi le quote di mercato. Soprattutto se non si registrerà una ripresa sostanziale della domando. In uno scenario del genere i flussi tornati alla gomma difficilmente compierebbero il percorso inverso.
Come mitigare l’effetto paradossale?
Intervenendo sul tema degli aiuti. Sempre nel recinto delle normative europee sugli aiuti di stato andrebbero rafforzate le dotazioni finanziate per il ferrobonus, magari mettendo in campo meccanismi per evitare la concorrenza con il marebonus. Altrimenti ci ritroveremo a combattere una guerra tra poveri. Una proposta da vagliare sarebbe quella di ridurre il peso dei costi relativi alle fasi di handling e alle movimentazioni interne ai terminal. Infine, agire sulla fase di rottura dell’intermodale: è quello il momento più critico rispetto al tutto strada.
Quali obiettivi sta perseguendo l’Interporto di Bologna?
L’idea è quella di valorizzare al massimo la funzione di gateway di un nodo in cui confluiscono ben cinque corridoi di collegamento da e verso Milano, Verona, Padova, Bari-Taranto, Firenze-Roma-Napoli. Ad oggi la capacità di smistare merce lungo queste direttrici non è stata sfruttata al massimo delle sue potenzialità. Al riguardo stiamo lavorando al progetto di un terminal, di piena proprietà di Interporto Bologna, con cinque binari da 750 metri e due gru a portale come dotazioni di partenza, più 40mila metri quadri di piazzale. Si tratta di un bel polmone da aggiungere ai due terminal esistenti. Per questo intervento abbiamo i finanziamenti già pienamente disponibili. Entro un paio di mesi ci sarà l’assegnazione dei lavori che contiamo di portare a termine entro il prossimo biennio.
Continuerete a investire in welfare?
Su questo posso affermare che siamo abbastanza all’avanguardia. Negli anni di difficoltà a cavallo tra il 2016 e il 2018, quando la situazione del mercato ci ha costretto a vendere le proprietà immobiliari, abbiamo intrapreso un percorso virtuoso incentrato sull’investimento in capitale umano. D’altronde siamo un polo merci che da lavoro a più di seimila dipendenti, senza considerare l’indotto. Di fatto siamo un villaggio della logistica confrontabile ad un paese di medio piccole dimensioni. Logico e necessario, quindi, concentrarsi sui servizi alla persona. In quest’ottica abbiamo siglato una serie di protocolli sulla legalità e sulla trasparenza che stanno trascinando anche le aziende su un terreno virtuoso. Poi stiamo lavorando molto a livello di servizi: abbiamo inaugurato un’area sportiva con campi di paddle, calcetto e basket. A breve apriremo una palestra. Inoltre ci siamo dotati di un poliambulatorio la cui ambizione è servire prestazioni specialistiche agli utenti dell’autotrasporto. Non ultimo l’investimento che è stato fatto sulla street art. Probabilmente siamo l’unico tra gli interporti italiani ad accogliere l’opera di alcuni artisti che ci hanno garantito l’ingresso nel circuito di Bologna Fiere
Sul versante della sostenibilità?
Vogliamo sfruttare gli 800mila metri quadri di superficie dei nostri magazzini con il fotovoltaico. Solo coprendone la metà raggiungeremmo la capacità di una centrale di medie dimensioni. In questo vogliamo inserirci anche nel filone delle comunità energetiche, il che ci permetterebbe uno scambio anche con le aree residenziali in prossimità dell’interporto. Inoltre in una terra funestata di recente dalle inondazioni abbiamo realizzato un sistema di recupero e raccolta delle acque in vasca. Il punto di partenza per la realizzazione di un futuro impianto fotovoltaico flottante.
Maurizio De Cesare