FEBBRAIO 2024 PAG. 50 - La BRI ha ripreso slancio nel 2023
I finanziamenti e gli investimenti cinesi nella BRI hanno registrato una ripresa nel 2023 con circa 212 operazioni per un valore di 92,4 miliardi di dollari rispetto ai circa 74,5 del 2022. A dieci anni dal suo lancio l’iniziativa strategica cinese supera i mille miliardi di dollari di impegno cumulativo, con uno spostamento sostanziale dell’interesse nell’annata appena trascorsa verso i settori tecnologia e metallurgia e miniere. Segno di un interesse crescente delle aziende di Pechino per l’approvvigionamento di materie prime necessarie per la transizione verde (ad esempio, il litio) e nelle batterie per i veicoli elettrici. L’Africa, superando il Medio Oriente, è diventata terra d’elezione per l’iniziativa che, nel corso del 2024, dovrebbe registrare un aumento sostanziale dei partenariati nel campo delle rinnovabili e, ancora una volta, nell’estrazione mineraria e delle tecnologie correlate. Questi, in estrema sintesi, i principali risultati del tradizionale report pubblicato da Griffith University (Australia) e dalla Fudan University (Shanghai) sull’andamento annuale della BRI che prevede un’evoluzione degli impegni futuri in sei tipologie di progetti: produzione basata su nuove tecnologie (ad esempio, batterie), energia rinnovabile, infrastrutture abilitanti al commercio (compresi gasdotti, strade), ICT (ad esempio, data center), accordi basati sulle risorse (minerario, petrolio, gas), progetti ad alta visibilità o strategici (ferrovia).
L’impegno cumulativo della BRI, come si diceva, nei 10 anni dal suo annuncio ad Astana nel 2013 ha superato la soglia dei 1.000 miliardi di dollari per raggiungere 1.053 trilioni, di cui circa 634 in contratti di costruzione e 419 in investimenti non finanziari.
I dati preliminari sullo sforzo cinese attraverso investimenti finanziari e cooperazione contrattuale per il 2023 nei 149 paesi della Belt and Road Initiative mostrano circa 212 accordi per un valore di 92,4 miliardi di dollari rispetto ai 74,5 miliardi di dollari in tutto il 2022, con un aumento del 18%. Di questa cifra circa 44,6 miliardi di dollari sono stati costituiti da investimenti e 43,7 miliardi da contratti di costruzione (in parte finanziati da prestiti cinesi).
La dimensione media delle operazioni di investimento è più che raddoppiata, passando da un minimo di 354 milioni di dollari nel 2020 a 772 milioni di dollari nel 2023. Si tratta della seconda dimensione più alta delle operazioni dall’inizio della BRI (nel 2018 si registravano operazioni di investimento di 749 milioni di dollari). Per i progetti di costruzione, invece, l’entità delle operazioni è stata la seconda più bassa, con circa 394 milioni dollari (rispetto al picco del 2017 si tratta di un calo del 22%).
In particolare, per questo aspetto la tendenza è stata alimentata dalla strategia di Pechino di concentrarsi su progetti più piccoli e dall’adeguamento delle politiche di gestione del rischio.
L’impegno cinese nella BRI non è stato distribuito equamente tra tutte le regioni. I paesi BRI in Africa hanno registrato un aumento del 47% dei contratti di costruzione e un aumento del 114% degli investimenti. Di conseguenza, il continente, con 21,7 miliardi messi a disposizione nei vari progetti ha superato l’area mediorientale con 15,8 miliardi di dollari. Ciononostante, questi paesi hanno continuato a essere i principali destinatari delle attività edilizie, concentrando il 36,7% del totale degli sforzi della BRI nel 2023, con una crescita del 31% rispetto al 2022. I paesi dell’Asia orientale, nel frattempo, hanno aumentato l’ingresso di investimenti cinesi del 94% a 6,8 miliardi di dollari nel 2023.
I finanziamenti e gli investimenti della Cina si sono diffusi in 61 paesi BRI nel 2023 (rispetto ai 60 del 2022), con 37 paesi che hanno ricevuto investimenti e 45 impegni di costruzione. Il paese con il maggior volume nel 2023 è stato l’Arabia Saudita, con circa 5,6 miliardi di dollari (rispetto ai 2,6 miliardi del 2022), seguito da Sri Lanka (4,5 miliardi di dollari), Tanzania (circa 3,1 miliardi di dollari) ed Emirati Arabi Uniti (2 miliardi di dollari). Per quanto riguarda gli investimenti BRI, l’Indonesia è stato il principale destinatario con circa 7,3 miliardi di dollari di investimenti, seguita da Ungheria (4,5 miliardi di dollari) e Perù (2,9 miliardi di dollari). 19 paesi hanno registrato un calo del 100% nell’impegno verso la BRI rispetto al 2022, tra cui Kenya, Myanmar e Turchia. L’impegno della Cina in Pakistan per il Corridoio Economico Cina-Pakistan (CPEC) è diminuito di circa il 74%. I paesi con la maggiore crescita sono stati Corea del Sud (+577%), Bolivia (+493%), Namibia (+457%), Tanzania (+415%) e Uzbekistan (+375%).
Nel 2023 sono cresciuti rispetto al 2022 soprattutto i settori tecnologia (+1046%) e metalli e miniere (+158%). Il focus della strategia cinese all’estero ha continuato a essere concentrato nelle infrastrutture, in particolare nell’energia (31%) e nei trasporti (16%), settori che però presentano una riduzione significativa, così come quelli finanziario, dei servizi pubblici e della sanità .
“Un importante settore in crescita è quello tecnologico, che ha raggiunto un impegno di oltre 14,3 miliardi di dollari nei paesi BRI, con particolare attenzione alle batterie, ai componenti per automobili, alla produzione di veicoli elettrici e alle telecomunicazioni,” sottolinea il report. “Alcuni impegni degni di nota includono investimenti nei veicoli elettrici, come la produzione di batterie con Zhejiang Huayou Cobalt in collaborazione con LG in Corea del Sud, o la produzione di auto elettriche di Zhejiang Hezhong in Tailandia. Al di fuori della BRI, BYD ha avviato una produzione automobilistica in Brasile”.
Un’altra importante area di crescita di importanza strategica è nel settore dei metalli e dell’estrazione mineraria, che ha raggiunto i 19,4 miliardi di dollari. Il coinvolgimento in questo segmento di attività è cresciuto del 158% rispetto al 2022 e ha raggiunto il livello più alto dal 2013. Particolarmente rilevanti per la transizione green sono i minerali e i metalli (ad esempio il litio) e le batterie per i veicoli elettrici. L’impegno è stato forte in vari paesi africani, in Bolivia e Cile in America Latina e in Indonesia. La Cina che detiene già quote significative nelle fonti minerarie globali (ad esempio, oltre l’80% delle risorse globali di grafite) sta ottenendo un controllo ancora maggiore nella lavorazione dei materiali (dove tra litio, nichel, cobalto e grafite, possiede oltre il 50% della capacità globale).
A livello del settore energetico il coinvolgimento cinese nella BRI nel 2023 è stato il più “verde” in assoluto: 7,9 miliardi destinati a solare ed eolico, più un ulteriore 6% nell’energia idroelettrica.
A livello di trasporto, settore fondamentale per lo sviluppo degli scambi commerciali, i principali interventi hanno riguardato tutte le modalità di trasferimento.
Nell’aviazione sono stati avviati due progetti, tra cui l’ammodernamento della pista dell’aeroporto di Honiara nell’Isola Salomone da parte della China Railway Construction, mentre nelle ferrovie gli interventi totali toccano i 4,2 miliardi di dollari con impegni in Africa, America Latina e Asia orientale, come la ferrovia urbana di Kinshasa nella Repubblica Democratica del Congo. Inoltre, la Cina si è impegnata attraverso CRRC a produrre vagoni ferroviari e ruote in Arabia Saudita.
Sostanzioso anche l’impegno nel settore stradale dove i progetti raggiungono i 7,5 miliardi di dollari (un esempio è una strada a pedaggio in Cambogia del valore di circa 1,6 miliardi di dollari). Meno pronunciato il segmento portuale con l’annuncio di alcuni investimenti in progetti marittimi, come un accordo con l’Arabia Saudita per sostenere i progetti di spedizione delle società di Aramco.
Tutto sommato il report registra per il 2023 un’ulteriore accelerazione dell’iniziativa che dovrebbe confermarsi anche quest’anno.
“Per il 2024 sembra possibile un’ulteriore ripresa degli investimenti e dei contratti di costruzione. Da un lato, vi è una chiara necessità di interventi per stimolare la crescita e sostenere la transizione verde sia in Cina sia nei paesi partner. Ciò offre grandi opportunità per accordi di estrazione e lavorazione dei minerali, accordi tecnologici (ad esempio, produzione di veicoli elettrici, produzione di batterie) ed energia verde (ad esempio, produzione e trasmissione di energia). La Cina definisce queste industrie (veicoli elettrici, batterie ed energie rinnovabili) come le ‘Nuove Tre’. Inoltre, i continui investimenti post-COVID19 da parte delle istituzioni finanziarie globali, comprese le istituzioni finanziarie in via di sviluppo (come la Banca Mondiale, la Banca Asiatica di Sviluppo, l’AIIB), offrono opportunità di sviluppo infrastrutturale per gli appaltatori di Pechino”.