FEBBRAIO 2024 PAG. 39 - Le minacce nel Mar Rosso portano la Russia verso l’Artico
I continui attacchi delle milizie filo-iraniane Houthi stanno minacciando il passaggio del Mar Rosso innescando immense problematiche alla filiera logistica del commercio globale e spingendo la Russia a centrare risorse e attenzione alla rotta artica. Con azioni assimilabili alla pirateria, attacchi missilistici e impiego di droni, gli Houthi hanno seminato il caos nel Mar Rosso, generando enormi problemi di sicurezza al transito delle centinaia di navi cargo che attraversano la zona in ogni periodo dell’anno. La circumnavigazione dell’Africa sta comportando notevoli ritardi e costi aggiuntivi per le navi e le compagnie marittime internazionali, con danni stimati, soltanto per l’economia italiana, di circa 95 milioni di euro al giorno a partire dall’inizio della crisi. In tale scenario, la Russia prova a far sentire la propria influenza logistica, geopolitica e militare. La guerra in Ucraina e le sanzioni imposte a Mosca, hanno influenzato pesantemente sul volume delle merci spedite, nonostante il prezioso sostegno della Cina come partner commerciale. Con il nuovo scenario al largo dello Yemen, la Russia rivendica l’alternativa alla rotta di Suez, spingendo le compagnie commerciali internazionali verso la rotta artica piuttosto che dal Capo di Buona Speranza. Una rotta che agevolerebbe i trasporti marittimi alle compagnie di navigazione, soprattutto a causa dei tempi di percorrenza ridotti per le merci ma che può generare enormi problematiche di carattere ambientale, contribuendo ad altare l’equilibro ambientale dell’Artico. Lo scioglimento delle calotte polari ha aperto nuove rotte marittime e ha messo in luce riserve non sfruttate di petrolio e gas naturale. Secondo autorevoli funzionari statunitensi ed esperti della Nato, la Russia avrebbe da tempo avviato una campagna di rafforzamento militare tra i ghiacci. L’espansione di Mosca include la recente inaugurazione di due sottomarini nucleari da parte di Putin, che ha segnato un importante sconvolgimento strategico del Cremlino nella regione. Nell’Artico anche la diplomazia e la ricerca internazionale stanno vivendo una metamorfosi. L’invasione russa della Crimea nel 2014 e la guerra di aggressione di Putin contro l’Ucraina hanno segnato la fine di ogni attività in comune, comprese le attività del Consiglio Artico. Il Consiglio Artico, il forum intergovernativo che promuove la cooperazione su biodiversità, clima e inquinamento, ha cessato innumerevoli attività. Stati Uniti, Finlandia, Islanda, Danimarca, Canada, Norvegia e Svezia hanno deciso di boicottarne gli incontri convocati dalla Russia, nel quadro del regime di sanzioni contro l’aggressione di Putin e, al contempo, la Russia sta spingendo e incrementando la cooperazione militare e logistica con la Cina. Risorse energetiche, trasporti marittimi e potenziamento militare sono i dossier artici centro della sinergia tra Russia e Cina. Attività che stanno incrementando la costruzione di infrastrutture. Alcune stime prevedono che, se le emissioni di CO2 continuassero ai ritmi attuali, l’Oceano Artico potrebbe essere libero dai ghiacci e interamente navigabile durante l’estate a partire dal 2040 e per tutto l’anno dal 2050. “In venti anni, forse anche prima – ha detto al Sunday Times Michael Clarke, già direttore del Royal United Service Institute – diventerà probabilmente la prima o seconda rotta commerciale più usata e sarà necessario proteggerla così come avviene per tutte le altre rotte”. La rotta artica si espande per la maggior parte in territorio russo dal Mare di Kara allo Stretto di Bering. La Russia cercherà di mantenere e di aumentare questa tipologia di traffici, specialmente per quanto riguarda i combustibili fossili e le risorse minerarie lavorando per rendere la rotta a Nord Est più affidabile e continuativa durante l’anno.
Domenico Letizia