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FEBBRAIO 2024 PAG. 34 - Camera Arbitrale al servizio del settore della nautica

 

Camera Arbitrale al servizio del settore della nautica

Anche in Italia arriva l’arbitrato per il settore della nautica. La Camera Arbitrale Internazionale, il principale organismo della penisola in materia, con 1.300 professionisti di alto profilo a disposizione e una sessantina di sedi, risponde ad una domanda che la filiera aspettava da anni. Ne approfondiamo aspetti e conseguenze con il suo Presidente, Rocco Guerriero

In cosa consiste l’arbitrato?

È una procedura prevista dal codice di procedura civile che può essere applicata alle controversie nell’ambito del diritto civile e commerciale in alternativa al percorso ordinario che si chiude con un lodo che ha lo stesso valore di una sentenza. 

Quali sono i suoi vantaggi?

Per legge ogni arbitrato va chiuso entro un massimo di 240 giorni. Considerando la lentezza della giustizia ordinaria non è certo poco. Inoltre, si tratta di uno strumento flessibile, che si adatta al meglio al caso concreto. È riservata, permettendo dunque al soggetto soccombente di preservare il bon nome. Infine, garantisce il giudizio dei massimi esperti del settore, con una decisione quanto più coerente possibile con la materia in questione. 

Come si scelgono gli arbitri? 

L’altissima specializzazione è un elemento particolarmente premiante. La Camera seleziona generalmente i suoi arbitri sulla base dei requisiti professionali, scegliendo tra docenti universitari e professionisti di altissimo livello. Nel caso di autocandidature il nostro direttivo valuta di volta in volta i profili seguendo le stesse linee di indirizzo.  

Quanto è diffusa questa pratica in Italia?

Lo è molto dalle grandi realtà aziendali in contenziosi in cui sono coinvolti grossi interessi economici. Molto meno in quelli di profilo minore. Uno dei nostri sforzi principali è cercare di portare il grande pubblico a conoscenza di questo strumento e dei numerosi vantaggi che comporta. Con risposte, devo dire ampiamente positive. 

Cosa impedisce uno sviluppo ulteriore di questo strumento?  

Si tratta di una questione culturale. Sebbene si parli di una procedura codificata nel nostro diritto vige ancora la tendenza ad affidarsi ai tribunali come prima istanza. A differenza dei paesi anglosassoni dove l’arbitrato è il primo passo che viene scelto per le la risoluzione dei contrasti. 

Come nasce la sezione nautica? 

In principio, con il Codice nautico del 2005 era prevista la creazione di una camera arbitrale specialistica ad opera del pubblico. Dopo anni di attesa abbiamo preso da noi l’iniziativa sanando un vulnus rispetto a tutti gli altri paesi dove esiste una filiera nautica ben sviluppato. Di fatto andiamo a coprire un’esigenza fortemente sentita da un comparto come il diporto caratterizzato da una contrattualistica estremamente variegata, con controversie tra i vari attori – costruttori, rivenditori, utenti, etc - che spesso raggiungono cifre altissime. Anche in questo caso il grande interesse per l’iniziativa è stato trainato dalla possibilità di poter essere giudicati da professionisti che conoscono la materia a fondo. Non a caso le prime venti figure della sezione appartengono a professori, avvocati tecnici di vaglia che possono vantare un’esperienza diretta che la maggior parte dei giudici ordinari non hanno. 

Quali iniziative sono in serbo per il futuro?

Ci impegneremo come sempre con le associazioni di categoria nella promulgazione della conoscenza di questo strumento. Nel caso della sezione nautica abbiamo già siglato una serie di protocolli. A dimostrazione di un’iniziativa di cui si sentiva fortemente il bisogno.

M.D.C.

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