GENNAIO 2024 PAG. 66 - LIBRI
Mediterraneo conteso. Maurizio Molinari, Rizzoli
«Tre potenze globali, una dozzina di medie potenze in
competizione e cinque conflitti in corso fanno del Mediterraneo il cuore
strategico del Pianeta» È un’affermazione secca nella sua dimensione
descrittiva quella da cui parte Maurizio Molinari analizzando la situazione
geopolitica del nostro tempo. Al centro c’è un Mediterraneo allargato che da
Gibilterra arriva fino al Mar Nero, che dal cuore dell’Europa tocca a sud il
Golfo di Guinea e più a est il Medio Oriente. Dopo aver approfondito le
caratteristiche e gli interessi degli attori strategici – potenze globali e
regionali – impegnati su questo decisivo scacchiere, Molinari individua le aree
di crisi più calde, ricorrendo allo strumento delle mappe per raccogliere su
un’unica tavola i fattori militari, economici, sociali che determinano le
tensioni esistenti. Senza dimenticare i fenomeni che più sono destinati a
segnare il nostro futuro: il terrorismo, i cambiamenti climatici, le risorse
energetiche, la demografia, le libertà individuali e politiche, i flussi
migratori. Uno scenario in continua ridefinizione, un nuovo Grande Gioco in cui
l’Italia, per geografia e non solo, si trova al centro.
La Cina al centro. Maurizio Scarpari, Il Mulino
Un’ideologia imperiale durata 2000 anni, un leader
autoritario – Xi Jinping – che la ripropone per spostare il baricentro della
leadership mondiale da Washington a Pechino e sovvertire l’attuale ordine
globale. Ma il realizzarsi di queste ambizioni richiede qualcosa che la Cina di
oggi non è in grado di esprimere: quella forza di attrazione che solo una
cultura fondata sulla libertà di pensiero e di espressione può avere. Cina
contro Occidente, autocrazie contro democrazie? Quali sono le ragioni storiche
e culturali alla base del modello di potere cinese, ritenuto da Xi Jinping
superiore a quello delle democrazie liberali? Impossibile rispondere senza
legare l’attualità alla storia imperiale. Il progetto di Xi è infatti quello di
porre la Cina al centro, com’era nella concezione cinese prima dell’arrivo
delle potenze occidentali, e di tornare a occupare la scena del mondo, da
protagonista. Lo scontro non è solo economico e politico, ma anche culturale e
valoriale: a essere messi in discussione sono infatti gli stessi principi
liberali, fondamento delle democrazie di un Occidente oggi sempre più in preda
a una forte crisi identitaria. Contrapponendo un nuovo assetto internazionale a
quello creato dai vincitori della Seconda guerra mondiale, la Cina di Xi si
avvicina adesso alla Russia di Putin. Ci troviamo di fronte a un nuovo tornante
della storia? Riuscirà il mondo a evitare un nuovo conflitto mondiale?
L’arma del gas. Andrea Greco, Giuseppe Oddo.
Feltrinelli
Il taglio degli acquisti di gas dalla Russia, che
garantivano una quota rilevante del fabbisogno europeo, apre una fase nuova
nelle relazioni tra paesi produttori e consumatori. Ma a quali condizioni per
famiglie e imprese? Con quali ricadute sulla sicurezza nazionale? La volatilità
dei prezzi del metano e il rincaro di quelli elettrici sono già costati agli
Stati Ue centinaia di miliardi. La crescente dipendenza dal gas made in Usa
potrebbe rendere più onerosi i nostri approvvigionamenti. E non è certo che
paesi già fornitori dell’Italia come Algeria e Azerbaigian possano inviarci con
continuità i volumi che abbiamo smesso di importare da Gazprom. In tutto
questo, la Federazione russa ha incrementato le vendite di gas alla Cina e
punta a espandersi in Asia. Come si posiziona l’Italia in questo contesto?
Basteranno il “Piano Mattei” di Giorgia Meloni e gli investimenti dell’Eni a
coprire la nostra domanda di energia? In cerca di risposte, gli autori
ripercorrono la storia dell’interdipendenza energetica tra Russia ed Europa dal
periodo sovietico ai giorni nostri. Le differenze geostrategiche non hanno
impedito al paese con le maggiori riserve di gas al mondo e alla più grande
area di consumo di energia importata di restare in affari per decenni. Su una
loro integrazione avevano scommesso Germania e Italia attraverso un modello di
sviluppo basato sull’import di gas a buon mercato dalla Siberia. Ma
l’aggressione all’Ucraina e la reazione americana, con la Ue allineata alla
Nato, ne hanno fatto fallire i piani. Nell’era della transizione ecologica, il
gas è così divenuto un’arma ancora più efficace del petrolio, di cui le grandi
potenze si servono per imporre il loro predominio. Ulteriori prove di forza
sono ora in corso nel Mediterraneo orientale, sulle cui scoperte di metano
accampa pretese la Turchia, e nella regione artica.