DICEMBRE 2023 PAG. 90 - Il nuovo piano del mare
Con l’istituzione del Ministero per la protezione civile e le politiche del mare e la successiva creazione con Decreto-Legge 11 novembre 2022, n. 173 (1) del Comitato interministeriale per le politiche del mare (CIPOM), composto da rappresentanti di ben undici Ministeri, aventi a vario titolo competenze sul mare, ed incaricato “di assicurare, ferme restando le competenze delle singole amministrazioni, il coordinamento e la definizione degli indirizzi strategici delle politiche del mare”, il nostro Paese ha inteso dotarsi per la prima volta di un Piano del mare, che delineasse gli indirizzi strategici della politica del mare, garantendo quella visione d’insieme degli interessi marittimi nazionali, che fino ad oggi era mancata.
Il nuovo Piano del mare, la cui redazione è stata affidata ad un comitato di esperti (2), coordinato dalla Struttura di missione per le politiche del mare, che ha proceduto alla stesura del piano, in seguito ad una fase di confronto con i principali attori pubblici e privati che operano nel “sistema mare”, è stato approvato lo scorso 31 luglio 2023 dal CIPOM e di recente pubblicato in Gazzetta ufficiale (3).
Il nuovo Piano del mare, ferme restando le competenze delle singole amministrazioni, si configura, dunque, quale strumento di indirizzo politico e di coordinamento di un’unitaria strategia marittima nazionale, seguendo un approccio omnicomprensivo e trasversale dei vari interessi sottesi alla risorsa mare, nell’intento di sostenere e promuovere lo sviluppo dell’industria marittima e la crescita economica del Paese in piena armonia con un uso sostenibile e sicuro delle sue risorse marine.
Gli indirizzi strategici, di cui al D.L. n. 173/2022, sono stati declinati in maniera trasversale all’interno del Piano del mare, attraverso la definizione ed articolazione di sedici distinte direttrici fondamentali, scaturite dal complesso di contributi raccolti nel corso della fase di consultazioni degli Stakeholders,: spazi marittimi, rotte commerciali, porti, energia proveniente dal mare, transizione ecologica dell’industria del mare, pesca e acquacoltura, cantieristica, industria armatoriale, lavoro marittimo, conservazione degli ecosistemi ed aree marine protette, dimensione subacquea e risorse geologiche dei fondali, sistema delle isole minori, turismi del mare, cambiamenti climatici, cooperazione europea e internazionale, sicurezza.
Con riferimento a ciascuna direttrice, il piano evidenzia le principali criticità emerse nella fase istruttoria ed elabora le possibili soluzioni atte a superarle, seguendo sempre un approccio di contemperamento e coordinamento dei vari comparti, al fine di garantire uno sviluppo organico ed integrato dei vari settori nel loro complesso.
Nella vigenza del Piano del mare la Struttura di missione per le politiche del mare avrà non solo il compito generale di monitorarne l’attuazione e valutarne la successiva implementazione, ma, più nello specifico, di individuare all’interno del piano le tematiche avvertite come prioritarie ed immediatamente affrontabili ed implementabili, da concordare comunque con le amministrazioni competenti, pur mantenendo sempre aperto il dialogo con tutti gli attori pubblici e privati, già auditi nella fase istruttoria. Il Piano del mare si presenta, infatti, come un documento “fluido”, nel senso che, per espressa previsione normativa, potrà essere aggiornato annualmente in funzione degli obiettivi conseguiti e delle eventuali ulteriori priorità individuate dal decisore politico.
Il principio generale alla base della scelta di adottare un Piano del mare è stato quello di prevedere un’unica “cabina di regia”, che, in armonia con le politiche comunitarie, potesse finalmente promuovere una politica programmata, integrata e coordinata per il mare e garantire al Paese un ruolo da protagonista in sede europea e nel Mediterraneo allargato. Il percorso intrapreso nell’ultimo anno con l’istituzione del Ministero per la protezione civile e le politiche del mare e la redazione del Piano del mare intende indubbiamente restituire al bene “mare” il suo indiscutibile valore in termini culturali, sociali, economici, ambientali, in un Paese come l’Italia, che vanta più di 8000 km di costa e quasi 200 mila imprese che vi lavorano.
Greta Tellarini