DICEMBRE 2023 PAG. 92 - Fremerci guida la “transizione logistica e trasportistica”
Fermerci mette a bilancio un 2023 estremamente positivo sul piano associativo. Nata nel 2022 ha visto lievitare, tramite l’adesione di Assorotabili, i suoi soci da nove a sessanta imprese del comparto ferroviario. «Un numero destinato a crescere, nell’ottica di un allargamento maggiore del nostro perimetro di azione in collaborazione con altre realtà di sistema o appartenenti al cluster» spiega Giuseppe Rizzi, che di Fermerci è il Segretario Generale. «Vogliamo essere trasversali e lo dimostrano alcune azioni che abbiamo condotto, ad esempio nel settore della formazione, con un approccio positivo che guarda agli interessi generali del nostro segmento operativo. Ovviamente non è semplice: dobbiamo fare sintesi tra realtà che spesso si trovano tra di loro nel rapporto cliente – fornitore, con interessi che divergono su alcuni punti. Ma la nostra bussola è orientata nella direzione di aumentare il volume di traffici, favorendo quello shift modale che è sia nell’interesse del cluster sia del Paese in generale».
La mission rimane sensibilizzare i decisori verso strategie logistiche che puntino al ferro…
Approcciarsi al trasporto ferroviario significa innanzitutto confrontarsi con una materia complessa. Come Fermerci portiamo avanti un lavoro di interlocuzione con le istituzioni su quella che definirei la “transizione logistica e trasportistica” del Paese. A cominciare dagli aspetti più delicati degli interventi previsti per il settore dal PNRR. Più volte abbiamo evidenziato la necessità di porre attenzione ai disagi vissuti dalle imprese in conseguenza dei lavori che si stanno approntando per il potenziamento della rete. Su questo punto ci siamo impegnati per arrivare ad un coordinamento tra lavori e uso delle infrastrutture il più ottimale possibile. Anche per evitare le situazioni di grossa difficoltà che stanno vivendo sullo stesso fronte paesi importanti come Germania e Francia.
In che modo ci stiamo riuscendo?
L’approccio scelto da RFI è quello di tutelare l’iniziativa economica spalmando i lavori su un periodo più lungo, anziché interrompere completamente le linee. Una scelta che se da un lato punta a chiudere gli interventi in un lasso di tempo minore dall’altro rende impossibile alle imprese operare per otto-dieci mesi all’anno. La scelta italiana di usufruire di determinate finestre temporali, sia per i lavori sia per lo sfruttamento della rete garantisce meglio la tenuta del sistema. Fermo restando la necessità di lottare per l’ottenimento di ristori, almeno per poter assorbire le conseguenze negative di questo fattore o di altri come il caro carburante che è alle porte con lo scoppio delle ostilità in Medio Oriente.
Quali sono su questo tema le richieste di Fermerci?
Rispetto al grande impegno finanziario che il governo ha riversato sulle ferrovie va fatta una distinzione di merito. Una cosa sono gli investimenti nell’infrastruttura, su cui, sottolineo, non c’è nulla da eccepire, un’altra i sostegni alle imprese. Dunque, nel 2026 avremo finalmente a disposizione una rete che rispetta gli standard europei e fin qui tutto bene: ma al 2026 dovremo arrivarci vivi, considerando il freno inflitto alle attuali attività del settore. E posso fornire qualche numero che da la piena dimensione dell’allarme. Nel 2023 registreremo una riduzione della capacità del 50% su 23 linee principali. Quota destinata ad arrivare al 60% l’anno prossimo. La necessità di un intervento appare palese.
A peggiorare la situazione la crisi sui valichi…
Una situazione di difficoltà su tutta la linea che per le direttrici nord-ovest è diventata semplicemente drammatica a causa della frana di Modane, al di là del Fejus, e della riduzione dei traffici attraverso il Gottardo, causa incidente. C’è di fatto un crollo verticale dei volumi che perdurerà almeno fino alla prossima estate quando la situazione sarà ripristinata. Per fortuna il Sempione è ripartito, anche se non opera a pieno regime. Poi ci sono le interruzioni programmate al Brennero che per fortuna sono state in parte mitigate attraverso la programmazione.
Quali sono le mosse appropriate per risolvere queste difficoltà?
Nell’ottica della “transizione logistica e dei trasporti” di cui parlavo prima andrebbero previste una serie di deroghe, facilitazioni, incentivi e sostegni economici al settore per essere pronti a sfruttare al meglio la nuova rete infrastrutturale. Faccio un esempio: per il trasporto rifiuti via treno servono una serie di autorizzazioni da una linea all’altra. Ma in alcuni casi alcune tratte non sono disponibili, causa lavori. Servirebbe dunque abilitare alcune tratte per questo tipo di servizio finché non si sblocchi la situazione. Un intervento, tra l’altro, che è già previsto dai meccanismi europei.
Red.Mar.