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DICEMBRE 2023 PAG. 68 - Interporto di Parma pronto a diversificare le attività

 


Giampaolo Serpagli, presidente di Cepim – Interporto di Parma, recentemente nominato vice presidente vicario di UIR, l’associazione che riunisce gli interporti italiani, punta molto sulla nuova legge per inquadrare il settore che è stata incardinata ad inizio di legislatura. «Si tratta di un intervento legislativo che andrà a risolvere una serie di aspetti importanti per lo sviluppo legato alle attività degli interporti italiani. A cominciare da quello di una visione prospettica sul futuro venuta meno dall’obsolescenza delle attuali norme che risalgono agli anni novanta». 

Quali sono gli altri nodi che la nuova legge andrà a sanare?   

Uno, sotto l’aspetto amministrativo, riguarderà la classificazione delle strutture. Avere ben chiaro che cos’è un interporto o una piattaforma logistica sgombrerà il campo da qualsiasi tipo di equivoco o fraintendimento rispetto alle misure da prendere per il loro sviluppo. L’altro riguarda il lato economico. Quale che sia la scelta fatta su questioni dirimenti come ad esempio l’IMU, con la raffica di ricorsi alle varie commissioni tributarie o agli altri enti giudicatori che hanno caratterizzato questi anni permetterà, quanto meno sul versante delle spese legali, di risparmiare importanti risorse da destinare ad altro. In generale, un assetto chiaro e definitivo permetterà allo stesso governo di definire meglio gli interessi strategici della logistica italiana anche alla luce degli obiettivi ambientali fissati dalle varie agende internazionali e del grande lavoro che sta facendo RFI per il potenziamento della rete infrastrutturale della penisola. 

Intanto a Parma arriveranno tre milioni di euro per il nuovo terminal…

Siamo riusciti ad ottenere il finanziamento al secondo tentativo, grazie ad un aggiustamento di mira. Ha contato molto il lavoro fatto in sinergia con i rappresentanti politici del territorio a Bruxelles e le istituzioni regionali, impegnate da tempo a supportare il cluster logistico dell’Emilia Romagna. Avere a disposizione binari ferroviari lunghi 750 metri entro il 2024, anno in cui festeggeremo il 50esimo anno dalla fondazione dell’interporto, ci permette di guardare con fiducia alle attività su cui concentrarci per il futuro. Evidenziando un tema che reputo fondamentale: il terminal che stiamo costruendo non è importante solo per Parma o per il suo interporto ma per realtà come i porti di Ravenna e La Spezia che rappresentano la porta del mondo per tutto il sistema produttivo dell’Emilia occidentale. 

Il terminal andrà ad arricchire l’attuale “core business” di Cepim?

Senza dubbio, anche considerando che ci dovremo cimentare per la prima volta nel ruolo di terminalisti, una sfida che ci proietta molto nel futuro. Di fatto l’interporto di Parma è saturo, il che, da un certo punto di vista significa che abbiamo lavorato bene. Il terminalismo, in questa particolare fase storica, ci permetterà di diversificare le nostre attività. Poi per il futuro, e sempre in un’ottica di servizio per le attività del territorio, dovremo comunque andare alla ricerca di nuove aree da adibire alla logistica.   

Sotto questo aspetto potrete giocare un ruolo di traino anche sul versante della sostenibilità…

Gli interporti sono “green” per definizione. Sono la risposta alla consapevolezza, ormai maturata, che il mondo non può viaggiare per sempre su camion. La nostra mission è l’intermodalità, lo sviluppo di soluzioni efficienti sotto l’aspetto operativo ed economico che lascino alla gomma solo l’ultimo miglio. Ci sarà bisogno di tanti investimenti ma, per quanto ci riguarda, siamo pronti a fare la nostra parte per l’industria parmense e il sistema paese in generale.

a cura di Giovanni Grande

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