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DICEMBRE 2023 PAG. 60 - Luci e ombre dei porti pugliesi ma forte iniziativa dei privati

 



Sempre fedele ad una visione che guarda alla valorizzazione dei cosiddetti “porti minori”, Vito Totorizzo, vice presidente Uniport, alla guida di una delle realtà portuali della Puglia più importanti come ISPOT-Spamat, tira le file di un 2023 che è andato meglio delle previsioni. «Avevamo grossi timori riguardo alle difficoltà imposte dalla guerra in Ucraina. Invece il flusso di cerali non si è mai interrotto garantendo una movimentazione importante. Abbiamo perso una piccola percentuale di traffico a Molfetta, causa pescaggi, registrando comunque livelli sulle duecentomila tonnellate, mentre a Barletta sono accorsi problemi con l’autorizzazione che ci hanno portato a cominciare il lavoro soltanto a giugno».   

Cosa è successo a Barletta nello specifico? 

L’ente portuale ci ha di fatto negato il diritto ad esercitare l’impresa, difendendo lo status quo sulle banchine monopolizzate dalla compagnia da almeno trent’anni. Ne è scaturita una contrapposizione che ha portato a tre ricorsi al TAR e ad una sentenza del Consiglio di Stato che si è tradotta, infine, nella concessione della licenza. Una vicenda che, onestamente, ci ha amareggiato. Quando l’autorizzazione è arrivata gran parte dell’anno era già trascorsa. A peggiorare le cose, poi, la mancanza di spazi che rende più complicate le nostre operazioni di project cargo. Per l’imbarco dei mezzi impiegati per le gallerie dell’AV Napoli-Bari abbiamo dovuto pagare profumatamente i diritti di sosta all’altro concessionario. Oggi possiamo contare solo 1.100 metri quadri di spazio: abbiamo contratti per la movimentazione di pale eoliche ma non sappiamo ancora come fare. 

Come vanno invece le cose a Molfetta? 

Lì c’è in ballo nostro progetto per la realizzazione di un terminal ferroviario a soli 400 metro dalle banchine. Si tratta di un investimento tra gli 80 e i 100 milioni per la realizzazione di otto binari da 750 metri. Tra Lecce e Bologna, lungo la dorsale adriatica, è l’unico posto dove possono essere realizzate infrastrutture di questa portata. L’obiettivo è far partire treni da Bari o da Molfetta per raggiungere direttamente Bologna e poi proseguire oltre confine. Il progetto sta per essere presentato al consiglio comunale dopo una conferenza di servizi preliminare che ci ha aiutato a capire dove intervenire e apportare modifiche. Spero che in un paio d’anni potremmo avviare completamente il lavoro. 

Qual è la risposta del mercato a questa proposta?

Abbiamo registrato interesse a livello di grandi società e gruppi finanziari anche alla co-partecipazione. C’è, tra l’altro, una valenza ambientale, da non sottovalutare. La brevità della distanza tra ferrovia e banchine renderà più semplice e conveniente usare mezzi di spostamento full electric.  

Da rappresentante Uniport, quale giudizio sul nuovo regolamento concessioni? 

Dalle concessioni al lavoro in banchina credo che le norme debbano essere improntate a flessibilità, trasparenza, rispetto delle regole. Ad ognuno andrebbe riconosciuto il diritto di lavorare e sviluppare la sua attività potendo contare su un quadro di riferimento che non trasformi i piani di sviluppo in una scommessa. Le aziende, se crescono, devono essere in grado di assumere lavoratori e rafforzare le proprie dotazioni in termini di mezzi. Tra l’altro, la legislazione vigente sarebbe un buon punto di partenza se solo non venisse interpretata in modo diverso a seconda dei porti. 

Cosa proporrebbe come prima modifica?

Servirebbe un po’ di chiarezza sui bilanci della AdSP. Soprattutto per i privati che sono chiamati ad investire sulle infrastrutture portuali. Se devo spendere dieci milioni su una banchina, qual è l’impegno economico della parte pubblica a mettermi nelle migliori condizioni per operare? L’esempio tipico è il progetto cinquantennale della “camionale” del porto di Bari: 236 milioni di euro per 11 km che, sotto l’aspetto operativo, non servono a migliorare le performance dello scalo. L’ente portuale su questo intervento spenderà 76 milioni. Senza un rendiconto di cosa porterà concretamente quest’opera.

S.M.

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