DICEMBRE 2023 PAG. 22 - Fedespedi, specificità e innovazione per la logistica
L’anno in corso si sta chiudendo confermando le ultime stime al ribasso diffuse nel corso dell’autunno dagli enti internazionali, tra cui il Fondo Monetario Internazionale che già ad ottobre aveva rivisto le previsioni indicando per il nostro Paese un +0,7% di crescita del PIL per il 2023 e per il 2024 a causa del perdurare delle instabilità di natura geopolitica (guerra russo-ucraina, tensioni Cina-Usa, guerra in Palestina). Gli effetti della contrazione del commercio internazionale sono particolarmente rilevanti se guardiamo al settore dello shipping in cui si registra una decisa flessione dei noli determinata da un forte squilibrio tra la domanda (contratta) e offerta di stiva (in eccesso, anche a causa delle politiche adottate dai carrier nel biennio pandemico). Questo disallineamento secondo gli analisti proseguirà fino al 2028 e avrà nel prossimo anno il picco massimo di imbalance, anno in cui, tra l’altro, si sveleranno gli effetti del mancato rinnovo del Consortia Block Exemption Regulation e dell’applicazione del nuovo Emission Trading System del trasporto marittimo dei cui impatti si discute in modo acceso proprio in questi giorni in sede di Commissione Europea.
Non si può guardare a queste evidenze, tuttavia, dimenticando la forte vocazione all’export del nostro Paese, una vocazione che come emerge anche dall’ultimo report del Centro Studi Fedespedi - pubblicato proprio in occasione della nostra Assemblea Pubblica “La Merce Al Centro” e di cui è previsto in questi giorni l’aggiornamento - si conferma anche in questo scenario così complesso. L’Italia è uno dei principali Paesi esportatori all’interno dell’Unione Europea, al 3° posto solo dietro Germania e Olanda, e ha registrato dal 2010 un grande dinamismo sul piano del commercio estero (+5,3% medio annuo). Non è un caso, infatti, che nel 2022 e nella prima parte del 2023 il nostro Paese “abbia tenuto” registrando nel periodo gennaio-maggio 2023 una crescita del +4,2% sull’export e una contrazione “solo” del -4,6% sull’import. Il trend positivo era stato confermato anche dalle performance registrate nel 2022 dai terminal nazionali che nell’anno passato hanno registrato una crescita complessiva del +2,4% in termini di Teu movimentati rispetto al 2021, come evidenziato nell’ultima Analisi Economico Finanziaria del Centro Studi Fedespedi.
I risultati complessivi del 2023 non saranno così positivi - lo sappiamo: le difficoltà crescenti nello scenario geopolitico pesano anche sulla forza dell’export del nostro Paese che continua a scontare i deficit delle performance logistiche nazionali. Nel 2023 sono stati pubblicati gli ultimi aggiornamenti del Logistics Performance Index LPI (World Bank), del Shipping Connectivity Index LSCI e del Port Liner Shipping Connectivity Index PLSCI (UNCTAD) che fotografano, invece, un’Italia meno efficiente in termini di qualità della propria supply chain. Questo è vero in generale – l’Italia è ferma al 19° posto nel LPI 2023 – e con riferimento al settore del trasporto via mare. L’indice LSCI misura il grado di integrazione di un Paese nella rete dei trasporti marittimi globali: nel 2023 l’Italia si è classificata solo al 13° posto (davanti a noi in Europa Paesi Bassi, Spagna e Germania). L’indice PLSCI – l’unico aggiornato ogni trimestre – misura invece il grado di integrazione dei singoli porti. Primo in classifica per quanto riguarda l’Italia è il nostro porto di transhipment, Gioia Tauro, che si posiziona solo al 33° posto ed è seguito da Genova - primo porto container nazionale - al 48° posto e da Spezia all’86°. Davanti a noi i porti europei competitor del Nord Europa e del Mediterraneo: Rotterdam, Anversa, Amburgo, Valencia, Tanger Med, Algeciras, Barcellona e il Pireo.
È evidente, dunque, che la forza del nostro import-export sia tutta da conservare e soprattutto da valorizzare con gli investimenti infrastrutturali che possano finalmente dotare i nostri hub portuali delle connessioni con retroporti, interporti e linee di collegamento interno ma anche tramite gli “investimenti software” che possono davvero fare la differenza in termini di efficienza del servizio reso alla merce e di attrattività dei traffici. Particolarmente positiva la notizia recente dello stanziamento da parte del Ministero delle Infrastrutture dei primi 16 milioni (su 75) destinati alle Autorità di Sistema Portuale - 1 milione per ciascuna AdSP - per sviluppare i sistemi di Port Community System nell’ambito delle risorse previste dal PNRR per la digitalizzazione della logistica. È un tema su cui la Federazione è particolarmente attenta in virtù del ruolo che le imprese di spedizioni giocano come gestori del processo della spedizione e che sono, dunque, alimentatori e utenti dei PCS. Come è noto, il progetto del PNRR ha l’obiettivo di costituire un nuovo ecosistema logistico - la nuova Piattaforma Logistica Nazionale - fondato su interoperabilità, cybersecurity, riservatezza del dato e potenziamento di servizi. Per realizzarlo MIT e RAM hanno previsto - e questo anche grazie ai contributi della Federazione e del network associativo - 175 milioni destinati direttamente al mercato. Vorrei chiudere su questo aspetto perché lo stanziamento di queste risorse è una delle priorità di Fedespedi: lo è perché siamo al lavoro su questo dossier fin dal 2020 con il Ministero e RAM e insieme abbiamo individuato gap digitali da colmare, progettualità prioritarie da sostenere, stimolando le aziende a prepararsi a questa occasione di finanziamento. Sappiamo bene, infatti, che al gap digitale delle infrastrutture pubbliche del nostro Paese si affianca comunque un’arretratezza del tessuto imprenditoriale nazionale (per ragioni soprattutto di dimensionamento aziendale) ma che è ricco di expertise e best practices, e che la partita PNRR può finalmente contribuire a superare. Per questo prosegue fitto proprio in queste settimane il dialogo della Federazione con MIT e RAM per assicurare una pianificazione dei bandi per l’assegnazione di queste risorse a beneficio diretto degli operatori secondo modalità che garantiscano di colmare effettivi e concreti gap digitali che il nostro Paese sconta anche lato impresa. È una sfida importante ma su cui crediamo davvero perché in grado di far emergere specificità e innovazione di cui il nostro mondo imprenditoriale è storicamente ricco a beneficio del sistema logistico e del tessuto economico nazionale.