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DICEMBRE 2023 PAG. 104 - New York si affida alle ostriche per proteggersi dal mare

 


Esperti di architettura, design e sostenibilità ambientale stanno elaborando un interessante progetto per difendere la città di New York dalle problematiche ambientali, dall’inquinamento e dai pericoli legati all’innalzamento delle acque del mare. Un innovativo e discusso progetto intende utilizzare i gusci delle ostriche come elementi costitutivi per nuove barriere costiere naturali e dalla ricca biodiversità. Un uso trasformativo che non è solo riparativo, ma può anche aiutare a proteggere la città dai cambiamenti climatici e contrastare l’inquinamento. Questo ambizioso progetto è sviluppato per mettere a riparo la città sfruttando la potenza dei sistemi naturali che sono stati praticamente distrutti dal degrado ambientale e facendoli rivivere nel processo di ricostruzione sostenibile della città. Per migliaia di anni, le ostriche hanno svolto un ruolo speciale nella storia di New York. Un tempo erano l’alimento base del popolo dei nativi americani Lenape e successivamente i coloni le hanno trasformate in un’enorme industria, arrivando a devastare le popolazioni di ostriche locali a causa dell’inquinamento e del consumo eccessivo. Le barriere con le ostriche sono tra i temi centrali del dibattito sull’emergenza climatica e i pericoli per la città sviluppato dopo la tragedia del 2012, quando lo spaventoso uragano Sally, spingendosi in zone fino a quel momento non interessate da fenomeni così estremi, colpì la città di New York, causando allagamenti, compromettendo i trasporti della città e distruggendo molte spiagge della zona. L’uragano face emergere una vulnerabilità logistica e negli approvvigionamenti di cibo. Da quel momento si inizia a pensare a come recuperare le fasce costiere, proteggendo la città. Le ostriche filtrano ognuna fino a 190 litri di acqua al giorno, riescono a esercitare un potente effetto depurante sui nitrati, che favoriscono le fioriture algali alla base delle “zone morte” e assorbono metalli, tossine e batteri. 

Inoltre, costituiscono un’efficace barriera anti-erosione e aiutano a ricostituire un ecosistema completo, perché attirano molte altre specie marine, che vi trovano riparo. Oltre a tutto questo, le organizzazioni ambientali e le giovani generazioni impegnate nei progetti di tutela del mare e del monitoraggio delle ostriche possono imparare a conoscere il mare, a tutelarlo e a monitorarlo, dimostrando l’importanza del lavoro sul campo. Il rapporto tra le ostriche e la città di New York ha avuto risonanza mediatica nel settembre di quest’anno quando il principe William, sostenitore del progetto, ha incontrato i volontari del Billion Oyster Project. L’Organizzazione americana intende ripulire le acque del fiume Hudson e dell’East River grazie a un miliardo di ostriche che agiscono come filtri naturali. Il principe William ha voluto mandare un messaggio molto importante immergendosi nelle acque dello stretto marittimo East River, rilanciando l’importanza del progetto. “I fiumi di New York non sono mai stati così puliti”, ha dichiarato Agata Poniatowski, responsabile della sensibilizzazione del pubblico per il Billion Oyster Project. Grazie alle ostriche nel corso di numerosi giorni della settimana si può nuotare nelle acque dell’East River, ma gli abitanti della metropoli più conosciuta al mondo si sono sempre rifiutati a causa dell’inquinamento. I progetti della comunità scientifica sul ripopolamento delle ostriche e il gesto del principe William hanno innescato un nuovo dibattito nella Città che può essere considerato un passo in avanti verso la consapevolezza e la sostenibilità. New York deve ripensare il proprio modello di sviluppo, riflettere sulle prospettive di crescita sostenibile della metropoli e il suo rapporto con il mare.

Domenico Letizia

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