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SETTEMBRE 2023 PAG. 36 - Migliorare la sostenibilità del sistema portuale italiano

 



Una proposta normativa per dare corso alla costituzione delle Comunità Energetiche Portuali e contribuire con strumenti più efficaci e concreti a migliorare la sostenibilità complessiva del sistema portuale italiano. È l’impegno che ha visto fortemente impegnata Assiterminal nell’ultimo periodo, alle prese con un percorso di confronto con le principali realtà associativo dello shipping, della cantieristica, del terminalismo e della nautica. «L’obiettivo – come spiega Alessandro Ferrari, direttore dell’Associazione – è come sempre ampliare la base di partecipazione per ampliare il consenso e provare a puntare al risultato». 

In cosa consiste l’iniziativa promossa da Assiterminal?

L’idea è di facilitare la possibilità di costituire le Comunità Energetiche Rinnovabili Portuali che secondo l’attuale legislazione sono in carico alla sola iniziativa delle AdSP. Di fatto puntiamo ad una velocizzazione dell’iter di avvio delle CERP riconoscendo a tutti i concessionari demaniali l’opportunità di mettere in moto il processo. Il punto di partenza è il concetto stesso di porto come ambito pubblico. Se voglio che questa realtà sia resa più efficiente sotto l’aspetto della sostenibilità, perché allora non dare a tutti i soggetti in campo la facoltà di contribuire, magari anche attivando collaborazioni pubblico-private?  

Quali modifiche chiedete di apportare alla norma?

Intanto, una questione di metodo. La proposta di Assiterminal nasce dalla forte condivisione di analisi, pareri, idee, condivisa con i rappresentanti dei principali soggetti che, a vario titolo, sono potenzialmente coinvolti nella questione. L’idea è quella di interfacciarci con la controparte politica in quanto sistema che fa proposte concrete sul perseguimento di determinati obiettivi come quelli della sostenibilità. Tecnicamente, chiederemo una integrazione alla legge esistente al fine di allargare la platea dei soggetti che possono concorrere alla creazione delle CERP. 

I vantaggi che questo tipo di Comunità possono portare al mondo delle banchine? 

Parliamo di uno strumento strategico per la sostenibilità di una vera transizione energetica negli ambiti portuali e demaniali marittimi. Fino ad oggi il tema è stato dibattuto perlopiù in funzione delle navi, come nel caso del cold ironing, e non dei terminal. Tra l’altro la possibilità di poter garantire una quota di energia rinnovabile all’interno dei porti costituirebbe un forte aiuto anche per la cosiddetta “elettrificazione delle banchine”, la cui introduzione deve fare i conti con problematiche oggettive legate alle connessioni alla rete primaria, quando non proprio al fabbisogno energetico che va attentamente calcolato. Senza contare il possibile contributo alla filiera dell’idrogeno. 

In che modo le CERP possono favorire questo aspetto? 

L’uso dell’idrogeno prodotto da elettrolisi ha senso solo se la sua produzione deriva da elettricità realizzata in modo pulito. Affidarsi ad un trasformatore a gasolio per mettere a disposizione l’idrogeno necessario ai mezzi di trasporto sarebbe un controsenso. D’altronde la proposta va proprio nella direzione di dotarsi di strumenti efficaci per provare a raggiungere i target di abbattimento delle emissioni in modo economicamente sostenibile. Le CERP non risolvono il problema, certo, ma contribuirebbero ad alimentare il mix energetico verde di cui tutto il sistema ha bisogno.  

Ci sono modelli esteri cui ispirarsi?

Non mi piace troppo guardare al giardino del vicino. Ogni realtà deve trovare i suoi propri strumenti per perseguire una sua strategia di sostenibilità che sia anche economica e sociale. E però non si può negare il ritardo, soprattutto culturale, accumulato rispetto alle realtà del Nord Europa o a paesi vicini come la Spagna. Da anni l’autoproduzione di energia rinnovabile da eolico, solare o da moto ondoso va avanti senza tante paranoie sui vincoli paesaggistici e simili. Forse perché c’è una vera consapevolezza sul fatto che l’abbattimento delle emissioni deve anche avere un prezzo che sia ragionevole. Se si riuscisse, ad esempio, a convertire gli spazi portuali inutilizzati per la creazione di parchi eolici, come è in programma a Ravenna, non sarebbe una cattiva idea.   

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