SETTEMBRE 2023 PAG. 20 - Settore trasporto e logistica attento alle tecnologie digitali
Geopolitica, innovazione, formazione, cambiamento.
PORTO&interporto parla con il presidente di Confetra, Carlo De Ruvo, dei principali fenomeni che stanno investendo il settore della logistica. Uno sguardo d’insieme sulle analisi e sulle risposte elaborate dalla Confederazione rispetto ad un mondo che cambia.
Il processo di ristrutturazione della globalizzazione procede con un ritmo accelerato. Quali sono i fenomeni che lo stanno maggiormente caratterizzando e quali le conseguenze maggiori sul settore?
Negli ultimi tempi è di moda parlare più di deglobalizzazione, contrapponendola alla iper-globalizzazione che ha interessato gli anni ’90 e 2000, facendo riferimento ad un fenomeno estremamente complesso, che si basa sulla diversificazione dei Paesi in cui localizzare la produzione. Il processo è lento e costoso, oltre che complicato e non sempre fattibile, perché, nel caso del backshoring e del nearshoring, deve fare i conti con la carenza delle materie prime, con i costi dell’abbandono di reti produttive esistenti e con la possibile carenza di mano d’opera e i divari salariali ancora esistenti; nel caso del friendshoring, a tutto quanto elencato, va ad aggiungersi il rischio che un paese oggi ‘politicamente amico’ non lo sia anche nel futuro. Tutto ciò porta a pensare che sia più probabile un fenomeno di slowbalisation, con interconnessioni che crescono più lentamente e creazioni di catene del valore più corte e resilienti, anche a scapito di una minore efficienza produttiva. Ciò avrà impatti sui trasporti e sulla logistica soprattutto in termini di riorganizzazione dei servizi, ma come si è detto i tempi saranno lunghi e consentiranno alle imprese di organizzarsi.
Innovazione tecnologica e sostenibilità sono in due pilastri del futuro. In che modo vi state confrontando con questi temi? Quali sono le principali iniziative che state portando avanti al riguardo?
Nella transizione tecnologica in atto le imprese di trasporto e logistica presentano tendenze di fondo nell’innovazione complessivamente più limitate rispetto a quelle dell’economia complessiva, ma anche più attente alle tecnologie digitali più sofisticate come l’IoT, sia pure con evidenti differenze nelle singole attività del comparto. Confetra, al fine di seguire il processo in corso, ha costituito un gruppo di lavoro per l’analisi dei temi della digitalizzazione del trasporto e della logistica, tra cui PCS, SUDOCO, ECMR e Pre-Clearing. Riguardo, invece, alla transizione ambientale, le nostre imprese manifestano complessivamente una sensibilità relativamente maggiore, rispetto a quella complessiva delle imprese produttive, per le politiche pubbliche e ancor di più per i relativi costi generati dal cambiamento climatico. Nel 2020 la Confetra ha sottoscritto, con altre organizzazioni del settore, la Carta di Padova che è un manifesto che mira a dare indicazioni strategiche su come il sistema logistico dovrà affrontare il futuro nell’ottica della sostenibilità . Riguardo a politiche e strumenti per la transizione ambientale, siamo però lontani dall’avere un quadro di riferimento certo e stabile nel tempo, rispetto ad un cambiamento necessariamente impostato sul lungo periodo e con costi pubblici e privati rilevanti. Ma su Transizione e Sostenibilità avremo modo di parlare più diffusamente, visto che sono i temi centrali della nostra prossima Assemblea Pubblica, che si terrà a Roma il 14 novembre.
Le funzioni dei lavoratori evolvono in modo profondo, servono strumenti per garantire sicurezza nei posti di lavoro e adeguamento delle competenze per evitare il disequilibrio tra offerta e domanda. Quali le priorità su cui bisognerà lavorare maggiormente?
Per stare al passo con i tempi e affrontare le sfide del futuro è necessario investire in tecnologia e formazione; in particolare nella logistica - un settore labour intensive per definizione – la formazione professionale riveste un ruolo sempre più importante, anche in considerazione della oramai carenza cronica di figure professionali fondamentali, come ad esempio autisti, responsabili di magazzino e spedizionieri internazionali. Come ben evidenziato anche nell’ultimo report di Randstad Research, sulle trasformazioni del settore e delle professioni nella logistica, per incentivare la formazione e agevolare la ricerca di figure adeguate alle proprie necessità , bisognerebbe mettere maggiormente in contatto scuole ed imprese: oggi è molto complicato far arrivare a un giovane informazioni sui fabbisogni occupazionali di tante figure professionali del trasporto e della logistica considerate spesso poco attrattive, mentre un grande aiuto in tal senso potrebbe arrivare proprio dalle Scuole professionali, dagli Istituti Tecnici e dagli Istituti Tecnici Superiori, nel prevedere anche queste specializzazioni nei loro orientamenti professionali e interessare i giovani a queste opportunità lavorative. È questo uno dei temi fondamentali contenuti nell’Avviso comune che abbiamo sottoscritto all’inizio dell’anno con le altre organizzazioni firmatarie del CCNL logistica, trasporto e spedizione e inviato al Governo per sollecitare politiche attive a sostegno delle imprese e dei lavoratori del settore. Un ruolo di primo piano per la crescita professionale del settore lo hanno i Fondi formativi del terziario Forte e Fondir (il primo riguardante la generalità dei dipendenti e il secondo i dirigenti) di cui Confetra è socio fondatore.
Riforma portuale, qual è il modello preferibile?
Il dibattito sulla riforma portuale nazionale va avanti da mesi con l’obiettivo comune di trovare le misure più adatte per raggiungere una portualità più competitiva e allo stesso tempo adeguatamente regolata. Un buon punto di partenza sono senz’altro le risoluzioni per la valorizzazione del sistema portuale attualmente in discussione in Parlamento, fermo restando che secondo noi la riforma del 2016 non dovrebbe essere stravolta, ma rivista in alcuni specifici aspetti per superare le attuali criticità sempre nell’ottica di un sistema portuale di natura pubblicistica e con una governance centrale che riduca le sovrapposizioni in materia di regolazione e controllo. Nell’ambito della riforma portuale si cita spesso il modello spagnolo come fonte d’ispirazione per la nostra portualità : sicuramente questo modello presenta aspetti interessanti per il nostro sistema ma, secondo noi, per un’efficace riforma portuale è necessario focalizzare l’attenzione su due temi fondamentali: semplificazione amministrativa e concorrenza. Occorre puntare maggiormente sull’efficienza logistica dei porti, in quanto la sovrapposizione di enti e controlli spesso rallenta lo sdoganamento della merce, necessario per ridurre il tempo medio di attesa delle navi in porto e poter competere con gli altri porti europei. Da diversi anni sta poi emergendo un tema rilevante di concorrenza nel settore logistico e trasportistico. Sono in atto rilevanti processi di integrazione verticale e orizzontale che possono incidere sensibilmente sugli equilibri competitivi delle imprese e sulle loro possibilità di accesso ai mercati e di utilizzo dei relativi servizi. È quindi sempre più necessario introdurre misure preventive di regolazione economica dei mercati logistici e di trasparenza e di regolarità degli operatori, facendo però un’adeguata preventiva valutazione dei loro impatti per evitare profili di criticità concorrenziale, come nel caso dell’estensione delle agevolazioni per le imprese iscritte nel Registro navale internazionale alle cd. “attività accessorie”, che in realtà riguardano mercati in cui operano imprese escluse da tali benefici.
Quali altri temi giudica strategici per il futuro del comparto?
L’Italia è l’unico Paese europeo ad avere un’Autorità di regolazione del trasporto - l’ART - che pretende di essere finanziata da un settore, quello della logistica e del trasporto merci, completamente liberalizzato, solo perché “beneficiario” di una regolazione che riguarda i gestori delle infrastrutture. Da anni il nostro settore è ingiustamente soggetto al pagamento di un contributo alla stessa Autorità che non ha ragion d’essere. Una battaglia che Confetra porta avanti da tempo e che ad oggi solo parzialmente si è risolta con l’esclusione delle imprese di autotrasporto dal versamento del contributo in base ad una disposizione del decreto Asset attualmente all’esame parlamentare. Tuttavia, come abbiamo già ribadito in tutte le sedi istituzionali, l’esonero dal pagamento del contributo per le sole imprese di autotrasporto sarebbe discriminatorio per le altre attività del comparto merci, alle quali essere estesa l’esclusione dall’ambito delle competenze dell’ART e dal conseguente obbligo contributivo, in quanto tutte attività già regolate dal MIT e da altre Amministrazioni competenti e svolte in regime di libero mercato.
M.D.C.