LUGLIO 2023 PAG. 42 - Mega Yacht a Napoli, limiti portuali penalizzano l’offerta
Sul tema dei megayatch nel Golfo di Napoli si apre periodicamente la discussione sui limiti dell’offerta infrastrutturale in città dedicata a questa ricchissima nicchia del settore nautico. Ogni estate rimbalzano sui giornali polemiche, rimpalli di responsabilità, appelli a risolvere la questione in maniera definitiva. Ed ogni anno, accontentate in un modo o nell’altro le richieste di attracco per navi che diventano sempre più grandi e lussuose, si ricomincia d’accapo. «È arrivato il momento di mettere da parte i discorsi più o meno strumentali e di pensare ad un intervento di sistema che permetta alla città di offrire finalmente i servizi per un’industria che è in crescita esponenziale». Carlo Greco, agente marittimo con 42 anni di esperienza nel settore, non fa sconti. E chiede a tutti i soggetti in campo di fare i conti con le opportunità di sviluppo perdute nel corso di questi anni.
Greco prende le mosse dalle polemiche che hanno caratterizzato l’avvio dell’estate napoletana, con il diniego di attracco per l’unità Symphony (101 metri) del miliardario Bernard Arnault. «Per decenni, attraverso “acrobazie” e deroghe estive temporanee si è consentito ad imbarcazioni fino a 100 metri di lunghezza di ormeggiare in una ridotta parte del pontile Sannazaro a Mergellina ma, in questo caso, la locale Autorità Marittima non ha ritenuto usare la passata elasticità temporanea e non ha concesso deroghe “balneari” alle regole tecnico nautiche e di sicurezza della navigazione».
Senza entrare nel merito di una decisione «seppur commercialmente penalizzante, assolutamente legittima ed in conformità delle regole» l’agente punta il dito soprattutto sull’incapacità di dotare in questi anni la città delle strutture adeguate a questo tipo di attività ad alto valore aggiunto.
«Napoli è da anni golfo primario per il passaggio di grandi imbarcazioni turistiche eppure soffre di una cecità strategica nel non voler prendere in considerazione progetti nuovi ed adeguati al prevedibile sviluppo che avrebbe avuto l’industria turistica dei mega yacht. Probabilmente, chi aveva già forza in quel mercato ha erroneamente ritenuto che restare abbarbicati ad un’offerta medioevale potesse salvaguardarlo dalla concorrenza. Essere ciechi significa non comprendere che può essere meglio avere una quota di mercato del 60% in un mercato che vale 1000 piuttosto che essere monopolista in un mercato che vale 10, penalizzando se stessi ma, soprattutto, industria di riferimento e città di Napoli».
Eppure, a livello regionale, non mancano le buone pratiche e le iniziative che hanno ottenuto il favore del mercato. È il caso di Salerno, con Marina d’Arechi, o di Castellammare di Stabia con il Marina di Stabia e il Main Port. A dimostrazione che Napoli sta perdendo un’importante opportunità.
«I comandanti, le società di Charter, i clienti o proprietari di queste meravigliose imbarcazioni vogliono e preferirebbero ormeggiare a Napoli sia per motivi turistici ma, soprattutto, per esigenze logistiche e tecniche».
Da qui la richiesta pressante dell’apertura di un dialogo serio tra i soggetti istituzionali del territorio per individuare un’area gestita da un terminalista («al fine di evitare dannosi conflitti di interessi») e in grado di sopperire ai limiti strutturali del pontile Sannazaro, considerando che il trend in questa nicchia del settore nautica prevede unità sempre più grandi.
«Una città come Napoli, calamita per questa industria, dovrebbe avere, non solo, almeno 100 ormeggi per imbarcazioni dai 40 agli oltre 100 metri ma una pluralità di operatori nazionali ed internazionali che attraverso una moderna concorrenza portasse crescita ed ammodernamento ad un sistema che oggi è ancora più vicino alla tipologia del passa-cime che a quella del terminalista portuale».
«Siamo in clamoroso ritardo - conclude Greco - Ma, come per il ponte Morandi, se c’è volontà politica e si darà spazio ad una pluralità di investitori privati, le cose si potrebbero fare anche rapidamente».
G.G.