GIUGNO 2023 PAG. 30 - I controlli sanitari ed alimentari nella filiera della logistica
Il commercio di prodotti alimentari a livello mondiale raggiunge la cifra astronomica di oltre 1,6 trilioni di dollari, all’incirca il 20% degli scambi globali. Il progressivo infittirsi delle relazioni tra paesi di ogni angolo del mondo ha fatto da contraltare ad una costante evoluzione delle normative di controllo sotto l’aspetto sanitario, sia a livello nazionale sia comunitario. Un tema particolarmente delicato che mette insieme tutela della salute comune ma anche la necessità di poter contare su procedure, mezzi e figure professionali qualificate per garantire il trasferimento sicuro, veloce ed economico dei prodotti.
Se ne è parlato a Napoli nel corso del seminario di approfondimento nazionale “I controlli sanitari ed alimentari nella filiera della logistica” organizzato da Confetra e Accsea con la partecipazione di Consiglio Territoriale Spedizionieri Doganali Campania e Calabria, Fedit e Fedespedi. L’appuntamento, coordinato da Domenico De Crescenzo, presidente ACCSEA e vice presidente Fedespedi, ha rappresentato l’occasione per fare il punto su questo particolare segmento dell’attività logistica, inquadrandolo all’interno delle tematiche generali riguardanti tutto il comparto.
Anche nel caso dei controlli sanitari, ad esempio, la lentezza nell’introdurre procedure digitali mettono a repentaglio la competitività di tutto il sistema nazionale. A farsi portavoce di questa problematica il presidente di Confetra, Carlo De Ruvo, che ha lamentato le difficoltà riguardanti il Sudoco, lo sportello unico doganale e dei controlli a lungo atteso dalla categoria ma che «laddove è applicato, zoppica ancora». Il risultato, considerando le varie criticità riguardanti il reperimento di personale specializzato come i medici è che si creano distorsioni nel traffico. «L’esempio dei meloni destinati all’Italia, coltivati in Senegal e importati via Germania dovrebbe far riflettere. Forse, per competere con paesi che hanno tempi più tempestivi nello sdoganamento sarebbe il caso di esternalizzare alcune parti del processo».
Sulle problematiche legate al trasporto di merce particolarmente sensibile come gli alimentari si è soffermato anche Alessandro Pitto, presidente di Fedespedi, sottolineando il ruolo positivo che può giocare la categoria degli spedizionieri.
«Professionisti preparati possono creare valore lungo l’intera catena dei prodotti soggetti a controlli sanitari contribuendo ad ammortizzare i costi nascosti. Secondo uno studio recente l’85% delle problematiche si riscontrano durante il momento dei controlli. Non affidarsi a chi conosce a fondo la materia può portare a percentuali dei costi di trasporto che variano dal 60-70% del valore complessivo della merce fino al 150% quando questa è rifiutata nella fase di ingresso».
Più settoriale l’intervento del Direttore UVAC Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, Alessandro Raffele, che ha annunciato a breve l’avvio dei PCF nei porti di Torre Annunziata e Catania che dovrebbe alleggerire il carico dei controlli nel Sud Italia.
«La formazione degli spedizionieri è un elemento fondamentale per garantire che tutto fili liscio su determinati tipi di merce. Le sanzioni, anche pesanti, da 15mila a 50mila euro, che i PCF comminano sono il segno di un fallimento sotto l’aspetto della prevenzione».
Un tema particolarmente caldo con il cambio del regolamento europeo del settore che estende le norme sul controllo dei prodotti animali anche a quelli vegetali.
«C’è ancora poca conoscenza sulle variazioni della normativa, ora molta merce che non veniva controllata prima dell’ingresso in Ue deve essere verificata. Serve un dialogo più stretto tra spedizionieri e amministrazione dello stato per rendere più efficiente il processo».