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MAGGIO 2023 PAG. 28 - Interporti, la programmazione del territorio resta prioritaria

 



Lo “spontaneismo” logistico, ovvero la tendenza dei grandi player a organizzare in proprio piattaforme di distribuzione della merce, è un fenomeno che va governato tenendo conto in modo opportune delle legittime esigenze dell’iniziativa privata e dell’altrettanto importante tema della programmazione del territorio. È uno dei temi, insieme alla riforma della legge 240 e alla necessità di favorire l’intermodalità, modo ormai universalmente riconosciuto per garantire la sostenibilità dei cicli industriali, che hanno animato il convegno annuale di UIR - Unione Interporti Riuniti – «Interporti al centro», organizzato quest’anno a Parma con l’Interporto Cepim. 

Matteo Gasparato (Presidente UIR). Il sistema degli interporti italiani conta su cifre importanti: 26 strutture, con oltre 32 milioni di mq di aree per la logistica, 5 milioni di mq di magazzini, 50.000 treni operati /annui e oltre 65 milioni di ton di merci, equivalenti a 2 milioni di TEU. «Nel 2022 abbiamo raggiunto i 70 milioni di tonnellate di merce movimentata, il che dimostra che il nostro settore è vitale ed essenziale per continuare a far muovere le merci nel Paese. Inoltre, gli interporti sono attori protagonisti della transizione energetica e per raggiungere i target nazionali sulla decarbonizzazione, come operatori dello sviluppo dell’intermodalità e per i benefici di efficientamento energetico che ne derivano».

Giampaolo Serpagli (Presidente Cepim). Dopo gli anni dei ritardi si respira finalmente ottimismo rispetto alla riforma della legge 240 del 1990. «Per garantire lo sviluppo dell’intermodalità il sistema degli interporti deve essere sottoposto ad una programmazione seria. Compito del legislatore sarà innanzitutto individuare le strutture più idonee alla localizzazione. Crediamo nello sviluppo e nella necessità di completamento della rete. La strategia è quella di potenziare quello che già è sul campo. Sul nuovo ragioneremo tenendo conto delle disposizioni della nuova legge». 

Cesare Azzali (Direttore Unione Parmense degli industriali). «In Italia purtroppo non si portano a fondo le scelte fatte. Mancano le opere ferroviarie e pure le autostrade non sono più capaci di reggere il traffico merci. L’obiettivo di portare entro il 2030 il 30% delle merci su ferro mi pare difficile da raggiungere, considerando pure i tempi lunghi con cui le reti ferroviarie vengono potenziate». 

Marcello Di Caterina (Vicepresidente di Alis). «La logistica intelligente porta a un risparmio per le famiglie di oltre 7 miliardi di euro all’anno, con un minor consumo di 5 milioni di CO2 e 5 milioni di camion sottratti al traffico stradale. Siamo strutture di interesse pubblico che lavorano anche per la comunità». È a partire da questo presupposto che sarebbe necessaria «l’istituzione di un comitato nazionale rappresentativo di tutto il cluster, in grado di dialogare con il governo sugli indirizzi principali da seguire per lo sviluppo dell’industria logistica».    

Mario Sommariva (Presidente dell’AdSP Mar Ligure Orientale). Per garantire il massimo supporto alle potenzialità del settore logistico italiano va distinto il tema delle infrastrutture da quello della gestione dei servizi. «Le difficoltà nei flussi delle merci, come ad esempio l’eccessiva congestione, non si possono sempre risolvere attraverso la realizzazione o l’ampliamento delle infrastrutture. C’è un tema inerente l’efficientamento dei servizi su cui non si pone la necessaria attenzione. Molte questioni potrebbero essere risolte con l’innovazione tecnologica come per esempio l’organizzazione dei traffici stradali in modo che i camion non viaggino vuoti. Sono invece ottimista sulla situazione dei porti. A La Spezia lo spostamento del traffico su ferro è una realtà, siamo al 32%. E il lavoro che abbiamo fatto sul porto di Trieste ha prodotto benefici per tutti».

Edoardo Rixi (viceministro MIT). «In un momento in cui stiamo provvedendo alla ristrutturazione delle principali reti trasportistiche del paese si determineranno per forza rallentamenti nei flussi. Bisognerà lavorare per minimizzare al massimo le difficoltà determinate dall’apertura di tanti cantieri». Sul quadro normativo: «trarremo indicazioni dal piano logistico nazionale». «Nei prossimi mesi saranno avviati confronti con gli stakeholder per identificare le linee programmatiche più adatte allo sviluppo dei nostri interporti».

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