MAGGIO 2023 PAG. 15 - In pista l’auto da corsa spinta dall’idrogeno (300 km orari)
L’auto da corsa spinta dall’idrogeno e il cui unico prodotto di scarto è il vapore acqueo presentata alla recente Fiera di Piacenza da Forze Hydrogen Racing ha senza dubbio incontrato il favore e l’attenzione del pubblico. Frutto di un progetto “sui generis” – né un’azienda tradizionale né una start-up, ma un team di studenti universitari di Rotterdam che in un anno sabatico prestano le loro competenze al progetto – rappresenta un modo innovativo e originale per promuovere la conoscenza delle tecnologie innovative nel settore dell’automotive. Ne parliamo con la Fuel Cell Engineer Cecilia Calegari.
A che punto è il percorso del vostro progetto?
A Piacenza abbiamo presentato il vecchio prototipo sviluppato fino al 2018 e che è già stato testato in varie competizioni. Attualmente stiamo lavorando al nuovo modello e prevediamo di partecipare ad una gara entro la prossima estate. Per noi rappresenterà uno step importante perché il nuovo mezzo presenta diverse innovazioni rispetto a quello precedente. Ci siamo sforzati per rendere l’auto più performante con una costante attenzione alla sicurezza che rimane uno dei fattori primari. Tant’è che all’interno della squadra abbiamo membri che hanno competenze specifiche in merito. Siamo consapevoli di trattare sistemi a rischio e ci atteniamo alle relative regolamentazioni.
Quali sono le principali sfide tecniche da affrontare?
In parte sono differenti da quelle delle grandi case automobilistiche che producono auto per il trasporto passeggeri. Per noi la sfida maggiore è riuscire ad assicurare un raffreddamento sufficiente senza andare a deteriorare le prestazioni aerodinamiche che sono molto importanti in una macchina da corsa. Ad esempio più sono grandi i condotti per il raffreddamento dell’aria maggiormente si perde in aerodinamicità. Altro problema da risolvere è trovare lo spazio per la maggior quantità di idrogeno possibile per garantire autonomia in parallelo a una potenza e una velocità superiore a quelle di un’auto normale. Il tutto nello spazio limitato che offre un mezzo da competizione.
Con quali risultati?
La velocità del vecchio modello era superiore ai 200 Km/h mentre per il nuovo prevediamo una velocità di punta attorno ai 300 e, soprattutto, una accelerazione più marcata: da 0 a 100 Km/h in tre secondi. Nello specifico, partecipiamo in una classe di competizione aperta che si chiama Supercar Challenge che permette la partecipazione di diversi tipi di veicoli. L’idea finale quando si riesce ad arrivare a questi livelli è quella di focalizzarsi sulle gare di endurance e forse anche di partecipare alla 24 Ore di Le Mans che ci garantirebbe un impatto comunicativo.
Come si sostiene il progetto?
Chi collabora lo fa su base volontaria. Quest’anno hanno partecipato ai lavori circa 65 studenti, di cui la metà impegnati part time, magari un paio di giorni a settimana, e l’altra metà full time con una età media di 22-23 anni. Tutti i finanziamenti acquisiti da sponsor sono impiegati nello sviluppo della macchina e nelle operazioni di marketing per farla conoscere. C’è poi l’appoggio degli sponsor tecnologici che ci permettono di realizzare i componenti fatti su misura per questa nostra applicazione. Bisogna considerare che non essendoci altri tipi di auto similari bisogna inventarsi la componentistica da zero. Contiamo che l’interesse verso l’iniziativa possa accrescersi quando cominceremo a gareggiare. Intanto, abbiamo dimostrato che avvicinarsi alle prestazioni delle macchine con motore a combustione interna adottando l’idrogeno non è solo un’idea teorica.
G.G.