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APRILE 2023 PAG. 54 - Il futuro dei porti, opportunità di lavoro per le donne e le generazioni future

 


L’innovazione tecnologica costituisce uno dei fattori più importanti su cui far leva per lo sviluppo dei sistemi portuali. Questa è in grado infatti di favorire la crescita sostenibile dei sistemi economici, oltre che rispondere alle necessità gestionali derivanti dai nuovi modelli del trasporto marittimo e intermodale, con ricadute importanti sulle economie regionali e sull’intero sistema nazionale. La capacità dei porti di essere Smart è in grado di favorirne competitività e attrattività, sia in termini di traffici e investimenti, sia di risorse umane qualificate. I processi di innovazione sono infatti in grado di incidere in modo significativo, sia sull’organizzazione, sia sulle modalità e le dinamiche di lavoro in ambito portuale aumentandone la produttività, e allo stesso tempo facilitando l’evoluzione delle mansioni lavorative, sempre meno basate sulla forza fisica e sempre più orientate su competenze e capacità di tipo gestionale.  

Il lavoro nei porti è cambiato radicalmente rispetto a cinquant’anni fa, quando la merce veniva movimentata manualmente, con l’ausilio di pochi mezzi e tecnologie. Rispetto a quel periodo storico, l’innovazione tecnologica e digitale ha progressivamente consentito l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro portuale. Ciò nonostante nel nostro Paese la presenza femminile in porto rappresenta oggi soltanto l’8% della forza lavoro complessiva. Un dato che non può essere che letto in modo negativo, a fronte di un’evidenza dei fatti che dimostra come il lavoro in porto sia oggi egualmente accessibile agli uomini e alle donne, sia per le mansioni operative, sia per quelle amministrative.

Dunque, pare evidente come l’idea che il lavoro in porto sia solo ad appannaggio maschile costituisca, di fatto, un retaggio culturale poco allineato con la realtà, su cui è necessario lavorare, nell’ottica dell’interesse comune.

I processi di innovazione che caratterizzano i sistemi portuali richiamano infatti alla necessità di attrarre competenze e professionalità, al fine di favorire una maggiore competitività. Proprio partendo da questo presupposto possiamo dire che il futuro dei porti passa anche dalla capacità di rappresentare il lavoro portuale come un’opportunità per le nuove generazioni, senza distinzione di genere, nell’ottica di attrarre in questo contesto lavorativo i talenti e le competenze.

Per questo l’Amministrazione comunale di Livorno ha fortemente voluto ideare e promuovere un progetto dal titolo “Il porto delle donne. Le donne nel settore portuale e marittimo, perché no?”

Il progetto, realizzato dal Comune di Livorno in collaborazione con l’Associazione scientifica internazionale RETE (Associazione per la collaborazione fra porti e città) l’Università di Pisa e il CNR-Iris di Napoli ha ricevuto il patrocinio da parte della Regione Toscana e dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale e vede la partecipazione di alcuni stakeholder della comunità portuale locale, quali la Compagnia portuali, Uniport, TDT, ALP e Lorenzini & C. 

Il “Porto delle donne” nasce con una duplice finalità: da un lato promuovere la conoscenza del lavoro svolto dalle donne in ambito portuale e marittimo ad un pubblico più ampio di quello degli addetti ai lavori, dall’altro animare un dibattito costruttivo fra gli stakeholder del settore al fine di migliorare la presenza delle donne nei porti e nel comparto marittimo. La volontà è quella di rappresentare il lavoro portuale e marittimo come un’opportunità per le nuove generazioni, senza distinzione di genere. 

Il Progetto si articola in una serie di attività, fra le quali la realizzazione di un convegno di valenza internazionale, calato profondamente nella realtà locale il 17 e 18 maggio a cui prenderanno parte le associazioni datoriali e sindacali di settore, esperti ed esperte del mondo accademico, oltre che l’Associazione europea dei porti (ESPO), la Federazione europea dei trasporti (ETF) e le associazioni FEPORT, RETE, CLECAT.

Il calendario degli eventi comprende anche una mostra fotografica dedicata alle lavoratrici portuali del porto di Livorno a cura della fotografa Elena Cappanera, la realizzazione di un Murales dedicato al lavoro femminile in ambito portuale e marittimo realizzato dall’artista Nian e la realizzazione di clip a cura di Paolo Ruffini, popolare attore e comico livornese che lavorerà con ironia per destrutturare gli stereotipi legati al lavoratore portuale, necessariamente maschio.

Una delle attività più significative del progetto si basa sulle interviste alle lavoratrici portuali e marittime. Il confronto con le lavoratrici è di grande importanza e permette di cogliere alcuni aspetti fondamentali del lavoro svolto dalle donne. Ad emergere sono la grande professionalità, il senso di responsabilità, ma soprattutto l’orgoglio e l’entusiasmo verso una professione che sentono di raccomandare a tutte le altre donne. Parliamo di donne che svolgono mansioni operative, tra le quali manovra di gru di banchina e su piazzale, addette al rizzaggio e derizzaggio, etc.., oltre che il lavoro a bordo dei vettori marittimi.

Le interviste sono centrali nell’ambito del progetto perché permettono di costruire un ponte fra le lavoratrici attuali e future.

Oggi tante donne non conoscono le opportunità di lavoro presenti, sia in ambito portuale, sia in contesto marittimo; a prevalere è la credenza diffusa che si tratti di un lavoro adatto prevalentemente alla componente maschile. Tutto ciò fa sì che da un lato le donne  non presentino il proprio curricula alle imprese portuali, dall’altro le imprese non si rivolgano alla componente femminile nelle politiche di assunzione. In questo quadro, nonostante l’intervento dell’innovazione nei processi lavorativi, il porto rimane un ambito chiuso alle donne. Lo stesso vale per l’impiego marittimo; tradizionalmente la figura del marittimo, del navigante, ha assunto i contorni di un soggetto maschile che si imbarca per lavoro su bastimenti che solcano mari lontani e per lunghi mesi, lasciando a casa moglie e figli/e. Così l’ambiente marittimo, come quello portuale rimane ancora oggi in gran parte precluso alle donne, nonostante, anche in questo caso, la realtà sia profondamente mutata rispetto a cinquant’anni fa. Oggi infatti capita di incontrare comandanti di Marina Mercantile come la livornese Serena Melani, prima comandante di una grande nave in Italia, con una lunga carriera alle spalle, ma anche tante marittime imbarcate, soprattutto sulle navi passeggeri che svolgono il loro lavoro alla stregua dei colleghi maschi, ma ancora scarsamente impiegate nelle mansioni più alte. Il convegno relativo al progetto “il Porto delle donne” si svolge non a caso il 18 maggio, data in cui si celebra la giornata mondiale delle lavoratrici marittime. Il progetto intende infatti valorizzare, non solo le professioni svolte dalle donne in porto, ma anche il lavoro che le donne svolgono imbarcate a bordo delle navi merci e passeggeri. Purtroppo anche nel settore marittimo le donne sono ancora molto poche. Basti pensare che a livello mondiale, le stesse non raggiungono neanche il 2% della forza lavoro complessiva.

Favorire la conoscenza del lavoro che le donne svolgono in ambito portuale e marittimo attraverso la voce delle lavoratrici diviene quindi lo strumento principale per rappresentare questo lavoro come un’opportunità occupazionale anche per le donne.  Lo scopo del progetto è quello di accendere un “faro” sul lavoro femminile rendendolo visibile ad un pubblico più ampio e allo stesso tempo destrutturare la falsa credenza che si tratti di un lavoro adatto solo ai maschi. In questo ambito, può essere presa ad esempio l’immagine del portuale, ancora immaginato alto e tutto muscoli solo per il fatto che fino ad una cinquantina di anni fa, il lavoro in porto era prevalentemente legato alla forza fisica, cosa in parte evoluta a seguito dei cambiamenti intervenuti, sia nell’organizzazione, sia nella strumentazione di lavoro. Retaggio culturale, questo, che rende poco rispetto anche alla storia dei primi portuali che, perlomeno nella storia livornese, oltre ad avere muscoli erano persone caratterizzate notoriamente da grande senso di responsabilità, orgoglio per il proprio lavoro, solidarietà per la propria comunità e tolleranza verso tutte le differenze.

Dunque l’auspicio del Progetto “Il porto delle donne” è quello di costituire una start up innovativa che parta da Livorno e arrivi in tutta Italia, affinché la presenza femminile in ambito portuale e marittimo possa in futuro aumentare nell’ottica dell’interesse comune.

Barbara Bonciani
Assessora al porto e all’integrazione porto città Comune di Livorno
Associata di ricerca CNR-Ircres e CNR-Iriss

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